La pianificazione in caso di disinnesco ordigni bellici

19/06/14

Si è svolta ieri mattina, presso la sede del dipartimento della protezione civile, la giornata di approfondimento sulla pianificazione di emergenza in caso di disinnesco di un ordigno bellico, analizzando il recente caso di Vicenza.

La tematica della bonifica dei residui bellici inesplosi, infatti, ancora oggi in Italia ha una notevole importanza, considerando l’elevato numero di ritrovamenti che ogni anno impegnano le componenti del sistema nazionale di protezione civile.

L’ordigno bellico di 4000 libbre nel comune di Vicenza (vedi articolo) – che per caratteristiche e potenzialità esplosiva ha comportato la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del consiglio dei ministri e richiesto, lo scorso 25 aprile, l’evacuazione di circa 30.000 persone per permettere al complesso sistema di protezione civile di operare per il disinnesco – ha messo in evidenza il ruolo fondamentale della pianificazione di emergenza e del coordinamento tra le diverse componenti e strutture operative del sistema per la riuscita di tali attività.

All’incontro, presieduto dal capo del dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli, hanno partecipato, tra gli altri, Achille Variati, sindaco di Vicenza e commissario delegato per la gestione dell’emergenza, Mauro Altieri, tenente colonnello e capo ufficio operazioni del comando forze di difesa interregionale-nord dell’esercito italiano, Salvatore Toscano, capitano del secondo reggimento genio guastatori di Trento che è intervenuto nel disinnesco dell’ordigno bellico “Old Lady”, Roberto Tonnellato, direttore regionale della protezione civile del Veneto.

«Abbiamo promosso questa giornata – ha detto il prefetto Gabrielli nell’introdurre i lavori – perché nella gestione dell’emergenza a Vicenza abbiamo registrato molte positività di cui fare tesoro: dalla pianificazione dell’evacuazione di migliaia di persone informate puntualmente dal comune nelle settimane precedenti (aspetto delicato se pensiamo alla pianificazione per il rischio vulcanico nelle aree vesuviana e flegrea) alle capacità degli artificieri del nostro esercito: capacità tecniche ma anche di creare positive sinergie con tutte le altre componenti e strutture operative del sistema di protezione civile».

L’iniziativa ha permesso di ripercorrere, passo dopo passo, le scelte, anche delicate, che dal comune alla regione alle forze armate sono state prese avendo come obiettivo quello di disinnescare un ordigno bellico che durante la seconda guerra mondiale veniva utilizzato per distruggere interi quartieri delle grandi città, diminuendo per quanto possibile, come ha ricordato il capitano Toscano, i costi e i disagi per la comunità.

Nell'area d'intervento, situata nelle vicinanze dell'aeroporto Dal Molin gli artificieri dell'esercito, ad oggi, hanno ritrovato e disinnescato ben 174 ordigni.

«Abbiamo messo il massimo della cura possibile su tutti i dettagli – ha sottolineato il sindaco Variati – grazie allo splendido rapporto di collaborazione che dal ritrovamento della bomba abbiamo instaurato con i militari dell’esercito che si sono occupati della pianificazione e del disinnesco. Fondamentale è stata l’informazione puntuale e costante ai cittadini che poi, nel giorno delle operazioni, il cui comportamento è stato decisivo».

È stata un’altra emergenza nella quale l’esercito italiano ha dimostrato la propria capacità di “dual use”: «abbiamo tradotto positivamente le esperienze, logistiche e operative, maturate nei vari scenari di missioni, mettendole a disposizione della comunità nell’ambito del sistema di protezione civile», ha ribadito il tenente colonnello Altieri.

Fonte: Stato Maggiore Esercito