CAEX II 2018, ovvero come valorizzare l’Aviazione dell’Esercito

(di Federico Castiglioni)
29/10/18

La seconda fase dell’esercitazione CAEX II si è svolta il 23 ottobre presso il poligono di Capo Teulada, in Sardegna, base in disponibilità dell’Aeronautica Militare. L’esercitazione è stata coordinata e supervisionata dal generale Paolo Riccò, a capo delle forze dell’AVES (Aviazione dell’Esercito) che hanno organizzato questo addestramento per esplorare nuove possibilità di dispiegamento tattico per le truppe aeromobili dell’Esercito.

Lo scenario di riferimento preso in considerazione per le manovre è stato uno standard Nato che ipotizza un’operazione anfibia ostile condotta sulle coste di un Paese amico. Il compito dell’Esercito italiano, in questo caso riserva strategica a disposizione degli alleati, sarebbe dovuto essere quello di arginare l’avanzata nemica, attendendo l’arrivo di rinforzi per chiudere la testa di ponte dell’esercito ostile.

L’idea principale dietro l’operazione era che le forze aerotrasportate, inclusi i paracadutisti, possano esercitare anche da soli con successo il contenimento di un’offensiva circoscritta, avvalendosi del supporto degli elicotteri di combattimento per penetrare a fondo le linee avversarie. Quest’efficacia tuttavia, e qui lo scopo dell’esercitazione, non risiede solo nell’ equipaggiamento in dotazione dell’esercito ma nella capacità degli ufficiali di avere una visione bidimensionale del campo di battaglia, tenendo in conto da una parte le esigenze logistiche e di rifornimento degli elicotteri e dall’altra i movimenti tattici coordinati sul terreno. La copertura delle forze aereo meccanizzate infatti - nel caso dell’Esercito italiano gli elicotteri A129 Mangusta - è indispensabile per l’avanzata delle truppe, così come per la sicurezza di trasporto sul teatro di battaglia delle stesse. Da qui la natura complessa dell’operazione, la quale, come sottolineato dallo stesso Riccò nel corso del briefing con la stampa, per essere efficace richiede un perfetto coordinamento di comando.

Caex II 2018 ha coinvolto 530 soldati in addestramento, 1 aereo Dornier-228 e 20 elicotteri dell’AVES; tra questi ultimi, oltre ai già citati Mangusta, armati con missili israeliani “Spike”, figuravano i velivoli da trasporto tattico CH47 C e NH90.

Le operazioni si sono svolte a ridosso della spiaggia che delimita la zona militare, in condizioni meteo ottime che sicuramente hanno avvantaggiato la gestione degli assetti impiegati sul campo. Come spesso avviene, nel corso dell’esercitazione sono stati simulati anche casi di missioni di salvataggio (Personel Recovery), condotte in contemporanea con le manovre principali.

Ad assistere alle manovre, oltre alla stampa, sono stati chiamati tre ufficiali di altrettanti Paesi dell’Unione Europea.

Al termine delle operazioni sia lo Stato Maggiore dell’Esercito che l’AVES si sono detti soddisfatti dello svolgimento delle stesse, pur sottolineando la difficoltà di coordinamento delle diverse forze aeromobili, ciascuna con diverse capacità e tempi di rifornimento.

L’Italia è ad oggi uno dei pochissimi Stati al mondo ad aver sviluppato una propria autonoma forza proiettabile e in qualche modo anche la buona riuscita di esercitazioni come CAEX può confermare l’importanza strategica di questa risorsa tra quelle dell’Esercito. La forza armata ha, del resto, una lunga storia dietro di sé, essendosi resa protagonista di fatti d’armi importanti per la storia del nostro Paese, sia in Somalia che in Afghanistan. La sfida è quella di migliorarne sempre di più l’efficienza, rendendola in grado di fronteggiare le sfide, tattiche e strategiche, che l’Italia potrebbe trovarsi davanti i prossimi anni.

(foto e video dell'autore)