La Regia Marina e la Grande Guerra: Brindisi la Sentinella (documentario)

(di Marina Militare)
24/01/17

Oggi pubblichiamo il secondo dei tre documentari storici sulla Regia Marina e la Grande Guerra, presentati l'11 gennaio scorso e mandati in onda da RTV San Marino, riguardante il ruolo e il contributo della città di Brindisi nel primo conflitto mondiale.

​Brindisi, la sentinella, nella Grande Guerra rappresenta l’anima della Marina: ossia l’esercizio del potere marittimo il quale si traduce in un semplice ma fondamentale assunto: navigare, navigare e ancora navigare di giorno e di notte, in qualsiasi condizione metereologica, per interdire il traffico navale avversario e proteggere il proprio.

Questo significò uno sforzo bellico enorme per la Marina riepilogabile in un semplice ma significativo numero: 86.000, ossia il numero di missioni svolte dalla Marina durante il primo conflitto mondiale in attività belliche, di controllo e pattugliamento.

Non è certo un caso che la Grande Guerra si sia conclusa a seguito del sopravvenuto collasso economico di Germania e Austria-Ungheria, dopo 4 anni di blocco navale da parte degli italiani in Adriatico ed in via più estensiva nel Mediterraneo, e da parte britannica nel Mare del Nord. Un destino inevitabile, quello degli Imperi Centrali, visto che sul mare si sviluppano, ieri come oggi, oltre l’80 per cento dei traffici mercantili mondiali, essenziali per il funzionamento delle economie moderne. Come sia avvenuta l’interdizione dei traffici marittimi asburgici, in Adriatico, è presto detto: tramite il dispositivo mobile noto come lo Sbarramento del Canale d’Otranto.

Brindisi ha poi significato la difesa e protezione della linea del fronte in Albania, quello che proteggeva Valona, uno dei due pilastri, insieme a Brindisi, dello Sbarramento del Canale d’Otranto. Infine da Brindisi partì quella straordinaria operazione nota come il salvataggio dell’esercito serbo operato dagli italiani, con il concorso di francesi e inglesi, durante l’inverno fra il 1915 e il 1916 e che si rivelò determinante, da un punto di vista strategico, durante il contrattacco alleato a Salonicco, nel marzo del 1918, allorquando i 146.000 soldati serbi salvati costituirono un quarto delle forze alleate impegnate nell’operazione.