Siria: se i carri armati catturati dall’Isis dovessero affrontare i T-90 i russi non avranno alcuna pietà

(di Franco Iacch)
18/09/15

Qualora, nella remota ipotesi, gli M1A1 Abrams catturati dall’Isis, dovessero affrontarli, i russi non avranno alcuna pietà. I T-90 schierati in Siria, potrebbero metterli fuori uso con devastante semplicità.

L’esercito russo, al 17 settembre, ha schierato in Siria sei carri armati di terza generazione T-90, 15 pezzi di artiglieria pesante semovente, trentacinque veicoli da combattimento BTR-82A, sistemi missilistici terra-aria SA-22 a protezione della città siriana di Latakia e tra i 1000/1500 uomini, tra soldati e tecnici. Completano il dispiegamento cinque navi da guerra al largo della costa. Non conosciamo il numero degli specnaz sul campo, ma la loro presenza è stata già confermata nell’Accademia Militare Siriana.

Ma perché Mosca ha inviato i carri armati?

Perché se è vero che da un lato, il califfato dovrebbe guardarsi bene dall’attaccare qualsiasi postazione russa per ritorsioni che non terrebbero alcun conto della sensibilità della Comunità internazionale, dall’altro c’è una remota possibilità che qualche M1A1 Abrams catturato dall’Isis, possa trovarsi in zona operativa.

Sappiamo che l’esercito iracheno ha “regalato” ai fondamentalisti 2.300 Humvee e 140 carri armati Abrams oltre a centinaia di altri veicoli. Molti di questi carri armati sono stati distrutti dai missili anti-carro, ma alcuni di loro potrebbero essere operativi.

La maggior parte degli Abrams sono stati catturati in Iraq ed alcuni di loro potrebbero essere stati spostati in Siria. Se anche dovesse accadere, gli Abrams dell’Isis non avrebbero scampo. Al di là della formazione delle truppe russe, il Califfato non possiede un asset logistico per una piattaforma del genere. Anche se alla guida degli Abrams dovessero trovarsi i veterani di Saddam, questi sarebbero comunque poco esperti con l’M1A1. I sistemi realizzati dai sovietici destinati all’esportazione, erano generalmente modelli privi dei dispositivi più avanzati. Inoltre, la formazione degli equipaggi, le tattiche, la manutenzione, la disponibilità dei ricambi ed il supporto logistico potrebbe essere rimasto fermo alla prima guerra del Golfo.

Gli M1A1 venduti all’Iraq (forse con troppa fretta per quello che è sembrato un supermarket) presentano delle caratteristiche avanzate, ma non possiedono la corazza in uranio impoverito che protegge gli Abrams dell’US Army. I carri armati venduti agli iracheni poi, non sono stati dotati delle corazze reattive che avrebbero potuto consentire ai veicoli di sopravvivere contro i missili anti-carro.

Sarebbe opportuno rilevare che gli iracheni stanno perdendo la guerra non a causa del loro equipaggiamento, ma perché carenti in disciplina, tattica, formazione e procedure. Non possiamo poi dimenticare alcuni episodi di codardia come quello della tanto pubblicizzata forza d’elite “Golden Brigade”, presentata al pubblico come la migliore unità speciale dell’esercito lealista, che è stata la prima a lasciare le proprie posizioni durante la battaglia di Ramadi.

L’Isis, di riflesso, forza di combattimento non convenzionale per eccellenza, dovrebbe adeguarsi alle esigenze logistiche degli Abrams, prime tra tutte la costante necessità di carburante per alimentare il sistema propulsivo, un mostro da 1500 cavalli. I russi, che probabilmente hanno schierato in Siria l’ultima versione del T-90, la MS Tagil, non devono assolutamente temere una forza Abrams, ma le “maree umane” formate dai fondamentalisti armati di granate e missili anticarro.

Mosca non ripeterà gli errori del passato. I T-90 rappresentano un effetto deterrente notevole in un determinato asset in uno specifico contesto, ma per vederli in campo aperto (anche se tatticamente non avrebbe senso inviarli in battaglia contro l’Isis), il Cremlino dovrà potenziare la sua presenza militare dall’aria. Tradotto significa: elicotteri d’assalto pesanti. E’ solo questione di tempo.

(foto: MoD Fed. russa)