Dove non arriva l’uomo, arriva il robot. E sono già tra noi!

(di Gianluca Celentano)
02/02/24

Parlare di robotica apre un campo quasi senza fine essendo ormai una realtà e un futuro inevitabilmente prossimo dell’umanità in tutti gli ambiti della tecnologia, compreso quello militare. Fra i primi nomi che compaiono nelle ricerche sull’ingegneria robotica vi è senz’altro quello del Boston Dynamics AI Institute fondato nel 1992 dall’ ingegnere informatico Marc Raiber già professore del Massachusetts Institute of Technology.

Raiber concentrò la sua attenzione sugli animali comprendendo la possibilità e l’utilità di replicarne i movimenti allo scopo di realizzare “macchine” per usi specifici. Un approccio scientifico di cui fu precursore Leonardo da Vinci attento osservatore dei volatili per comprenderne i movimenti e creare un prototipo volante. Il prodotto più noto della Boston Dynamics è Atlas, il robot umanoide in grado di fare salti e capriole afferrando oggetti, ma la mission del colosso americano è: creare robot eccezionali che arricchiscano la vita delle persone.

Nella ferma osservanza delle tre fondamentali leggi della robotica create da Isaac Asimov, sono oramai diverse le aziende che producono macchine intelligenti anche per l’industria, e non per forza con somiglianze umane, cioè androidi.

Robot e collaboratori

I robot si suddividono in due categorie, i veri e propri robot e i "cobot", cioè macchine collaborative in grado di lavorare insieme all’uomo. I robot, invece, sono autonomi in quanto sono capaci di seguire un preciso programma basato sull’intelligenza artificiale. Più complesso è capire dove termina il cobot e inizia un robot, ma senz’altro tutti a casa abbiamo un cobot molto utile: la lavatrice.

La iRobot Corporation americana commercializza degli innocui pulitori per la casa, ma produce anche per il settore tattico PacBote, un mini cingolato scova mine utilizzato in Iraq e Afghanistan; la IDF Israel Defense Forces è invece la produttrice del Jaguar, che non è una lussuoso e speciale suv, ma un veicolo terrestre robotico semi-autonomo dotato di una mitragliatrice MAG da 7,62 mm che può funzionare sia da fermo che in movimento.

La versatilità è un aspetto cruciale che abbiamo riscontrato analizzando un po' in tutti i veicoli della Difesa e anche i robot militari sembrano essere “poliedrici”.

Dal cane al servizio per la persona

Saetta è il primo robot arruolato nell’Arma dei Carabinieri che possiede le caratteristiche dinamiche di un cane di media taglia. La Boston Dynamics si è concentrata a lungo su questa figura che per tradizione è simpatica all’uomo e gli ispira fiducia.

Il cane robot assolve diversi compiti rischiosi per gli operatori quali: l’individuazione di esplosivi, agenti chimici e radiologici, compreso il loro non facile rilevamento. Ci sono poi quelli per gli impieghi civili, che come vedremo sono molto curiosi.

Robotland a Milano

Ho voluto visitare la mostra di Robotland allestita sino al 27 marzo presso Tenoha, uno spazio multifunzionale giapponese presente a Milano in zona porta Genova.

Appena entro nella location open space, dopo uno storico Mazinga Z di dimensioni ridotte ma non troppo, corre verso di me Plato, un sorridente robottino su ruote utilizzato come cameriere per offrire vassoi di cibo. Ma non è il solo, all’interno sono presenti più di 25 “macchine” per i servizi e l’intrattenimento.

Il primo è Asimo, un robot di poco più di un metro che sembra un incrocio fra un astronauta e lo stereotipo di un marziano. È prodotto dalla Honda ed è concesso alla mostra da un centro di ricerca. Ha sembianze umane ed è considerato fra i più intelligenti al mondo. Qui è spento e chiuso all’interno di una vetrina, ma pare possa camminare e correre fino a 9 km/h e afferrare oggetti. Riconosce le persone grazie alle telecamere al posto degli occhi.

Poi c’è Aibo, un cagnolino nero che ti segue con lo sguardo, scodinzola, abbaia e se gli chiedi la zampa (in giapponese) te la dà.

Proseguo e incontro un mini robot programmato per insegnare le movenze di tai chi, è molto più agile di me, e non è il caso che lo emuli...

Singolari le due foche Paro. Sono prestate dall’Istituto Nazionale di Scienza e Tecnologie Avanzate del Giappone per gli scopi di pet therapy. Sono certificate dal Guinness World Records come i robot più terapeutici al mondo. Ricordo che il nostro esercito da decenni si occupa anche di ippoterapia aperta alla collettività civile.

Ma non è finita, c’è BlessU-2 che benedice in tutte le lingue del mondo. Mi osserva, mi cita un brano di san Matteo e mi manda via in pace…

Poco più avanti è l’ora del caffè e, vicino a un braccio articolato di ABB, ce n’é un altro che prende una cialda di caffè, me lo prepara e lo porge gentilmente. Rispetto ai tanti video della Boston Dynamics dove gli androidi camminano e saltano, qui in realtà tutto è abbastanza fermo ma certamente interessante. I collaboratori interni sono studenti molto disponibili che approfittano dell’iniziativa per i crediti universitari.

Nelle vetrine ci sono altri robot con aspetti inquietanti, ma ormai sono di casa ed è Pepper con cui mi trovo più in confidenza. “Lui” è un piccolo androide su ruote con un tablet sul “torace”. Vuole darmi la mano e abbracciarmi al termine della conversazione. Chiaramente accetto.

Insomma che dire… l’intelligenza artificiale è qualcosa di spettacolare e utile all’uomo con cui dovremo confrontarci. La simpatia di queste macchine nasce da programmazioni che sono l’aspetto migliore della nostra intelligenza, che è bene capisca di rimanere umana anche e soprattutto nei programmi software.

Foto: autore