Lezioni ucraine: il fuoco d’appoggio per la fanteria leggera

(di Tiziano Ciocchetti)
30/08/22

La guerra in Ucraina sta fornendo agli osservatori occidentali diversi spunti di riflessione nonché altrettanti ripensamenti in merito a sistemi d’arma e dottrine che sembravano ormai relegati al periodo della Guerra Fredda.

Una di queste è sicuramente la rilevanza della componente ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition, Reconnaissance), ovvero individuare prima l’avversario e colpirlo per primo è assolutamente cruciale nell’economia di uno scontro.

Ne è un esempio quanto accaduto ad un’unità di fanteria motorizzata ucraina - supportata da AIFV - che stava tentando uno sfondamento in direzione Nikolaev-Krivoy Rog. L’unità è stata individuata da un reparto aviotrasportato russo appoggiato da veicoli da combattimento BMD-3 e mortai semoventi 2S9 Nona da 120 mm (foto apertura). Grazie al fuoco d’appoggio dei cannoni da 100 mm, dei mortai da 120 mm e delle mitragliere da 30 mm (sono stati impiegati anche missili c/c Kornet), i parà russi hanno potuto eliminare una ventina di soldati ucraini e mettere fuori uso 5 veicoli, arrestando così il tentativo di sfondamento.

Appare comunque singolare come un’unità motorizzata venga fatta avanzare senza il supporto di carri armati ma soprattutto senza elementi da ricognizione che la precedano. Ancora più singolare che gli ucraini non abbiano impiegato dei droni per effettuare una ricognizione preventiva (per le missioni ISR vengono utilizzati i Raven e i mini Bayraktar i quali hanno autonomie di volo, rispettivamente, di 90 e 60 minuti).

È indubbio che quanto sta avvenendo in Ucraina debba sollevare dei dubbi anche nel nostro Paese, in particolare in merito alle dottrine e alle dotazioni in uso presso l’Esercito.

In Ucraina, centinaia di MBT e AIFV da ambo le parti, sono stati distrutti (o comunque messi fuori combattimento) dai sistemi controcarro portatili, dai droni e dall’artiglieria monotubo e pluritubo.

Ciò non significa che tali mezzi siano obsoleti e non più idonei per i futuri teatri operativi. Nel corso degli ultimi conflitti, in Libano e nella Striscia di Gaza, il corpo corazzato israeliano ha subito numerose perdite. Appresa la lezione sul campo e rivedendo le tattiche e le dottrine, nella successiva operazione Margine di Protezione (foto), gli MBT hanno avuto un utilizzo differente fornendo supporto di fuoco alla fanteria senza esporsi in prima linea.

Tuttavia, in questo articolo, vorremmo analizzare la fanteria leggera, prendendo a riferimento l’Esercito Italiano.

La fanteria leggera italiana è composta da una brigata paracadutisti (la Folgore), una brigata aeromobile (la Friuli), due brigate alpine (la Taurinense e la Julia), a cui vanno aggiunti il 151° e il 152° reggimento di fanteria della brigata Sassari.

Nei piani dello SME, il fulcro delle forze operative, sarà costituito da brigate pluriarma di manovra. Tali grandi unità comprenderanno, ciascuna, tre reggimenti di manovra, un reggimento di artiglieria, un reggimento di cavalleria, un reggimento del genio e un reggimento logistico (oltre al reparto comando e supporti tattici).

A parte la Friuli, che ha una struttura atipica (66° rgt aeromobile e due rgt AvEs) le altre tre brigate rispondono ai requisiti, in quanto a reparti, espressi dallo SME.

I reggimenti paracadutisti e alpini mancano di mezzi, in grado di erogare fuoco di supporto, direttamente inseriti nelle compagnie fucilieri.

Vista la natura di tali reggimenti - ovvero la capacità di essere proiettabili in pochissimo tempo nonché l’attitudine a poter effettuare un rapido dispiegamento in qualunque teatro operativo - la presenza di equipaggiamenti pesanti costituirebbe un aggravio logistico non indifferente.

Proprio l’inserimento in organico del 3° rgt Savoia Cavalleria nella brigata paracadutisti, equipaggiato con le blindo B1 Centauro 8x8, è finalizzato, da un lato a fornire supporto diretto ai parà con i pezzi da 105/52 mm, dall’altro a poter mettere sul terreno assetti di cavalleria esplorante paracadutista con i VBL Puma 4x4.

Se non che i Centauro non possono essere imbarcati sui pochi C-130J-30 disponibili (attualmente sono operativi non più di 4 velivoli). Quindi, a meno che di chiedere un “passaggio” a qualche alleato fornito di C-17, i parà italiani si troverebbero, in qualità di initial entry force, privi di supporto di fuoco diretto (qualora la presenza massiccia di sistemi antiaerei avversari impedisse di avvalersi di CAS).

Si potrebbe ovviare a questa lacuna inserendo negli organici delle compagnie fucilieri un mezzo ruotato leggero 4x4 (no MRAP) di nuova generazione in grado di trasportare sistemi d’arma quali lanciagranate automatici e/o lanciatori per loitering munitions.

Per quanto concerne i reggimenti alpini, a nostro avviso, dovrebbero sostituire i Bv-206S, attualmente in uso, con i più performanti BvS-10, destinando una parte di essi a piattaforme per sistemi missilistici NLOS (Non Line Of Sight).

A prescindere dalla necessità di avere mezzi che supportino direttamente i plotoni di paracadutisti e aeromobili, traspare l’esigenza di avvalersi di un veicolo “leggero” di squadra (in grado cioè di trasportare l’intera squadra fucilieri composta da 10 elementi), in luogo dei VTLM Lince e futuro Lince 2, quest’ultimi più adatti alle operazioni di peacekeeping e peace enforcing, oltre al fatto che occorrono due veicoli per trasportare una squadra.

A tale scopo appare assai interessante la piattaforma Flyer 72 (già in dotazione al 9° rgt d’assalto Col Moschin), in grado di essere imbarcata sui velivoli CH-47F e C-130J. Si tratta di un veicolo altamente mobile, con una capacità di carico utile di oltre 2.000 kg e può essere configurato per trasportare fino nove fucilieri. Il Flyer 72, inoltre, può essere equipaggiato in meno di un minuto, dopo essere sbarcato da un velivolo, e può essere configurato con una grande varietà di armamenti.

Foto: MoD Federazione Russa / IDF / Esercito Italiano