L’Aeronautica Militare alla Red Flag

(di Tiziano Ciocchetti)
11/03/20

Da lunedì 9 marzo è ufficialmente cominciata la partecipazione dell’Aeronautica Militare all’esercitazione internazionale Red Flag 20-2.

La Red Flag, che si svolge nel deserto del Nevada, nella base aerea di Nellis, è l’esercitazione aerea più realistica che viene svolta tra le forze aeree dell’Alleanza, e non solo visto che da alcuni anni partecipano anche aviazioni di nazioni che non fanno parte della NATO.

Per l’evento, la nostra Aeronautica, ha attivato tre stormi: il 4° di Grosseto con i TYPHOON (primo stormo in Europa a renderli operativi); il 14° di Pratica di Mare con un G-550 GULFSTREAM CAEW (acquisiti in due esemplari da Israele in cambio degli Aermacchi M-346) e il 32° di Amendola con gli F-35A.

Inutile sottolineare che si tratta, dal punto di vista addestrativo, del maggior impegno dell’Aeronautica Militare nel corso dell’anno. Infatti i nostri piloti avranno la possibilità, non solo di confrontarsi con i colleghi delle altre forze aeree (quest’anno oltre ovviamente agli americani saranno presenti le aeronautiche canadese, tedesca e spagnola), ma di svolgere attività di combattimento aereo, precluse nei poligoni nazionale ed europei.

Nell’edizione dello scorso anno della Red Flag, svoltasi dall’11 al 22 marzo 2019, hanno partecipato per la prima volta tre piloti istruttori italiani che hanno fatto parte, insieme ai colleghi americani e norvegesi, del 62ⁿᵈ Fighter Squadron – gruppo facente parte del 56ᵗʰ Fighter Wing – responsabile della formazione degli equipaggi degli F-35A.

Gli italiani sono stati assegnati alla sede distaccata della Rappresentanza Militare Italiana in Florida. Si tratta di una struttura interforze, alle dipendenze della Direzione di Programma JSF del Segretariato Generale della Difesa, incaricato di gestire l’addestramento di tutto il personale militare italiano (compresi i tecnici e i manutentori), sia dell’Aeronautica Militare sia della Marina Militare, destinato a operare sugli F-35A/B.

Il copione dell’edizione 2019 è stato incentrato sull’integrazione tra velivoli di diversa tipologia. Infatti, oltre agli F-35A, l’USAF ha schierato caccia F-15C, F-15E, E-3 AWACS, un E-8 JOIN STAR e un UCAV MQ-9 REAPER; la U.S. Navy ha inviato un EF-18G GROWLER.

L’Arabia Saudita ha schierato i nuovi F-15SE; Singapore gli F-15SA; il Belgio e i Paesi Bassi gli F-16C MLU e gli Emirati Arabi Uniti uno squadrone di F-16E Block 60.

L’essenziale funzione del rifornimento in volo è stata assolta da una aerocisterna dei Paesi Bassi KDC-10 e da un KC-767 colombiano, mentre l’assetto CSAR è stato assicurato da due HH-60, due A-10 e un HC-130J dell’USAF.

Il numero dei velivoli, contemporaneamente in volo, ha superato le 60 unità.

A tal proposito sono state molteplici le attività svolte dai LIGHTNING II del 62ⁿᵈ Fighter Squadron; come ad esempio le missioni di Air Superiority nel ruolo SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses), con il compito di scortare velivoli alleati, garantendo la sicurezza nei confronti dei sistemi missilistici superficie-aria. In egual misura, in cooperazione con caccia amici, come gli F-15C, hanno difeso gli alleati dagli attacchi dei velivoli nemici, riducendo il rischio di perdite e creando le condizioni di superiorità aerea indispensabili per consentire agli assetti di portare a termine l’operazione.

Visto i magri Bilanci della Difesa, non è facile per l’Aeronautica Militare garantire un minimo di ore di volo accettabili per i nostri piloti da combattimento.

Esercitazioni come la Red Flag costituiscono uno sforzo assai impegnativo, anche dal punto di vista tecnico, per la Forza Armata. Tuttavia possedere vettori aerei di ultima generazione, senza avere la possibilità di addestrare il personale in modo adeguato, costituisce, per la nostra Aeronautica, solamente un ulteriore spreco delle già misere risorse economiche a disposizione.

Foto: U.S. Air Force