"I servizi segreti hanno rovinato la mia vita": la storia di John il jihadista

28/02/15

​​​​Quel ragazzo colto e gentile, diventato poi il volto brutale e sanguinario dello Stato Islamico. Soprannominato "John il jihadista" dai media di tutto il mondo, Mohammed Emwazi, è un ventisettenne nato in Kuwait, cresciuto nei sobborghi di Londra, e programmatore informatico presso l'Università di Westminster.

La trasformazione di Emwazi, descritto come un uomo gentile e pacato, ha riproposto il problema del fascino dell’estremismo spietato ed il ruolo della Gran Bretagna come un incubatore di militanti islamici.

Emwazi, sarebbe stato tenuto d’occhio dai servizi segreti prima di lasciare la Gran Bretagna per la Siria. Emwazi, è soltanto l’ultimo di una serie di estremisti radicali inglesi cresciuti in patria.

Alla memoria ritorna il mancato attentato suicida di Richard Reid nel 2001 o la strage alla metropolitana di Londra nel luglio del 2005 con 52 morti e 700 feriti. Nel 2006, la polizia londinese sventò un complotto ordito da otto inglesi, poi condannati, per far esplodere sette aerei di linea dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti ed in Canada.

Le autorità inglesi, dal 2006, hanno intensificato i controlli, consentendo però ad alcuni soggetti di operare liberamente nella speranza di acquisire informazioni.

La polizia inglese ha poi sventato quattro o cinque presunti complotti terroristici nel 2014 ed almeno uno nel 2013. Ma proprio in Gran Bretagna, parrebbe esistere un gruppo che avvicinerebbe i musulmani britannici in difficoltà e li recluterebbe, dopo accurato indottrinamento, tra le fila degli estremisti.

Chi lo conosce, descrive Mohammed come un “ragazzo estremamente gentile, educato, molto pacato". Stiamo parlando dello stesso boia che ha sgozzato gli ostaggi occidentali sequestrati dall’Isis in Siria ed in Iraq.

La sua prima apparizione risale allo scorso mese di agosto, quando decapitò il giornalista americano James Foley. Emwazi avrebbe poi giustiziato il giornalista americano Steven Sotloff, l’operatore umanitario britannico David Haines, il tassista inglese Alan Henning e l’operatore umanitario americano Peter Kassig.

La storia del “Boia”

Sappiamo che Emwazi è stato arrestato una prima volta nel 2009, in Tanzania, dove si era recato per un safari dopo la laurea con due amici (un tedesco convertito all'Islam di nome Omar e un altro uomo, Abu Talib). In realtà, le autorità inglesi sospettavano già una sua affiliazione verso il gruppo terroristico Shalab, attivo in Somalia.

Atterrati presso l’aeroporto di Dar es Salaam, in Tanzania, nel maggio del 2009, sono stati arrestati dalla polizia e trattenuti una notte prima di essere espulsi.

Secondo Asim Qureshi, fondatore di Cage Prisoners, una sorta di Amnesty musulmana, Emwazi fu ripetutamente interrogato dagli agenti dell’MI6 ed in un’occasione, il giovane sarebbe stato anche “scagliato contro un muro, picchiato ed afferrato per la gola”. Sempre secondo Qureshi, i servizi segreti britannici avrebbero chiesto ad Emwazi di diventare un informatore.

L’attenzione delle autorità britanniche, sempre secondo il racconto dell'associazione che difende le vittime della guerra al terrore, avrebbe “complicato la sua vita sentimentale, perdendo due fidanzate”.

Emwazi, dopo il suo ritorno forzato dalla Tanzania, si trasferisce in Kuwait ed inizia a lavorare per un certo periodo come programmatore di computer. Nel 2010, ritorna due volte in Gran Bretagna per visitare la famiglia, ma quando tenta di ritornare in Kuwait, gli viene respinto il visto.

Avevo un lavoro che mi aspettava ed un matrimonio a cui pensare – avrebbe poi detto il futuro boia a Cage Prisoners – mi sento in gabbia, i servizi segreti mi tengono sotto controllo e mi impediscono di farmi una vita nella mia città natale.

Emwazi, allora, tenta di cambiare il proprio nome all’anagrafe. Cosa che ottiene nel 2013, quando cambia legalmente il proprio nome in Mohammed al-Ayan. Fu allora che compra un nuovo biglietto per il Kuwait, ma anche questa volta è nuovamente bloccato ed interrogato dai servizi segreti. Una settimana dopo, Emwazi lascia la casa dei suoi genitori per sempre.

Quattro mesi dopo, la famiglia denuncia la sua scomparsa. La polizia londinese, risponde loro che il figlio si è recato in Siria tra le fila dei terroristi.

La famiglia di Emwazi sostiene che quel carnefice non può essere quel giovane così educato e gentile. Il Kuwait è un alleato degli Stati Uniti, ma è anche un paese con molti finanziatori per i gruppi estremisti che combattono in Siria.

In Kuwait sono nati Khalid Shaikh Mohammed, mente reo confesso dell’ 11 settembre 2001 e suo nipote Ramzi Yousef che progettò l’attentato del 1993 con un’autobomba che esplose nei pressi del World Trade Center di New York, uccidendo sei persone e ferendone un centinaio.

Khalid Shaikh Mohammed è rinchiuso a Guantanamo, mentre Ramzi Yousef sta scontando una condanna a vita in un carcere di massima sicurezza a Florence, in Colorado.

Franco Iacch