Difesa USA: gli sprechi del Pentagono, il caso "Littoral Combat Ship"

(di Franco Iacch)
22/12/15

Le Forze Armate degli Stati Uniti sono strutturate, secondo la dottrina principale di riferimento, in modo da affrontare e vincere contemporaneamente due paesi ostili in qualsiasi parte del mondo, garantendo al contempo la difesa interna del paese contro un nemico in possesso della migliore tecnologia militare esistente. Una dottrina che ha da sempre visto contrapporsi due fazioni all’interno del Pentagono.

La prima, punta tutto sulla strategia della “presence”, che prevede il rischieramento fisso di truppe e sistemi d’arma poco costosi nei principali punti caldi del pianeta. Il concetto della “Presenza” si basa sulla capacità di scongiurare un possibile conflitto proprio a causa della permanenza di un numeroso gruppo operativo da battaglia (a basso costo). A questo concetto si contrappone la strategia della “capability” che prevede il rischieramento di sistemi d’arma di ultima generazione nelle principali basi americane del pianeta. Il concetto della “capacità” si basa sulla potenza delle piattaforme, schierate in minor numero, a cui spetta il compito di decapitare la leadership nemica in attesa del grosso delle forze. Concetti che si sono scontrati nuovamente sul taglio delle Littoral Combat Ship, ridotte nel nuovo bilancio per la Difesa a 40 unità rispetto alle 52 inizialmente previste.

La storia della flotta composta, in teoria, da piccole navi veloci, ben armate ed altamente flessibili, è da sempre stata tormentata da difetti di progettazione (e sprechi). Ovviamente, 40 navi garantiranno una presenza minore rispetto ad una flotta composta da 52 battelli (inizialmente dovevano essere 72). Sappiamo che i fondi risparmiati, circa 5,5 miliardi di dollari, saranno destinati ad altri sistemi e piattaforme.

Progettate fin dagli anni ’90 e sviluppate seguendo il concetto della modularità, le Littoral Combat Ship hanno triplicato il loro costo inizialmente stimato, arrivando a toccare il tetto dei 550 milioni di dollari ad unità (anche se si parla già di 700 mila dollari a battello con le nuove modifiche). Quello che è ritenuto come uno degli errori principali del Pentagono sulla vicenda LCS è stato quello di aver “bruciato” miliardi di dollari nell’appaltare le Littoral Combat Ship a due costruttori diversi. Una strategia di costruzione duplice e totalmente differente che ha dissanguato il budget della Difesa. Le due versioni realizzate sono così diverse che sono stati creati distinti programmi di formazione del personale ed assistenza. Un unicum, probabilmente, nel panorama mondiale.

Come se non bastasse, sulle Littoral Combat Ship sono stati riscontrati problemi strutturali. In diversi rapporti pubblicati dal Pentagono, emergeva la reale capacità delle Littoral Combat Ship. In tre diversi rapporti, dal 2011 al 2013, sono stati riscontrati criticità di diversa natura che hanno portato alla medesima conclusione: “la USS Freedom, la prima LCS costruita da Lockheed Martin, non sarebbe sopravvissuta in un ambiente di combattimento ostile”.

Nonostante gli accorgimenti della Marina, sulle Littoral Combat Ship si continuarono a riscontrare problemi con i materiali utilizzati nelle strutture portanti (si arrugginivano troppo in fretta) e per le eccessive vibrazioni dei cannoni principali che rendevano la mira instabile dopo la prima salva. Problemi anche sui sistemi d'arma integrati e “carenze sulla performance della gestione dei contatti ostili”.

Le LCS, infine, si dimostrarono troppo “leggere”. Un nemico, non in possesso della medesima tecnologia, avrebbe potuto subire il doppio dei danni rappresentando comunque una minaccia. Nel 2013 l’intero sistema offensivo della nave venne bollato come “altamente instabile”. Le migliorie furono approvate nel dicembre del 2013, ma in un nuovo rapporto nel marzo del 2014 emerse che "le modifiche non avrebbero aggiunto nulla alle attuali capacità di sopravvivenza della nave ritenute non soddisfacenti. Le uniche soluzioni efficaci comporterebbero un nuovo design o una fondamentale modifica al progetto”.

Nonostante tutto, il programma Littoral Combat Ship continua. I futuri battelli saranno dotati di corazzatura interna in kevlar, nuovi sistemi d’arma ed avionica oltre ad alcuni accorgimenti per ridurre la segnatura radar. Da rilevare che i pacchetti modulari multi-missione sono ancora prettamente teorici e che tra il 50 ed il 60% delle tecnologie implementate non sono ritenute operative. Lo sviluppo delle LCS continua ad essere afflitto da svariati problemi che, tra qualche anno, potrebbero anche essere risolti ad un prezzo però nettamente maggiore rispetto a quanto previsto. Le future LCS, progettate per essere delle piccole navi, saranno a tutti gli effetti delle fregate.

Il progetto per delle navi da guerra “small” è da considerarsi ufficialmente chiuso.

(foto: US DoD)