Difesa USA, adesso l'Iran non fa più paura: "non prendiamoci in giro, non avranno un ICBM prima del 2025"

(di Franco Iacch)
24/11/15

“L’Iran? Non prendiamoci in giro, non avranno un missile balistico intercontinentale almeno per i prossimi dieci anni. Tutte le proiezioni sono state errate, dovremmo evitare di continuare ad installare sistemi di difesa antimissile in Europa e concentrarci sulle West Coast americana”. E’ quanto ha affermato l’ammiraglio William Gortney, comandante dell’United States Northern Command durante un’audizione al Congresso, avvenuta lo scorso marzo, e ribadita poche ore fa pubblicamente.

“L’Iran? Nella migliore delle ipotesi avranno bisogno di altri dieci anni” Per molti anni i funzionari dell'intelligence USA hanno pubblicamente ritenuto l'Iran in grado di lanciare un missile balistico intercontinentale (ICBM) entro il 2015. Tale previsione ha spinto il Congresso a proporre la costruzione di una grande base di intercettazione strategica sulla costa orientale degli Stati Uniti. Paure confermate anche dagli attuali candidati alla presidenza che (siamo sempre in campagna elettorale) si sono abbandonati ad affermazioni iperboliche con “Iran che sarebbe in grado di colpire entro il prossimo mese di dicembre New York e Los Angeles”.

I militari americani hanno ritoccato quella stima ufficiale. Emerge che la potenziale capacità missilistica intercontinentale iraniana è stata significativamente rivista. Ciò dovrebbe spingere il Congresso a stornare le somme per i programmi di difesa missilistica vigenti in altri progetti. La stima del 2015, come anno in cui gli iraniani avrebbero potuto lanciare testate nucleari contro gli USA risale ad un’analisi non classificata del National Intelligence Estimate sulle minacce missilistiche straniere. In quel documento si affermava che “dopo la Corea del Nord, l'Iran sarebbe stato il paese più ostile in grado di testare un ICBM entro il 2015”. Da rilevare che quel documento risale al 1999. Nel documento, gli analisti americani stimavano in quindici anni il tempo necessario per lo sviluppo di un ICBM operativo. Inutile ricordare che tali paure sono state sfruttate da numerosi politici americani per cercare di ottenere somme esorbitanti per i progetti di difesa contro i missili a lungo raggio.

Nel 1999, il NIE si concentrò sul primo test di volo di un programma di sviluppo come criterio per stabilire l’entrata in servizio di un ICBM. E dire che il 29 luglio scorso, il segretario alla Difesa Ashton Carter, ha relazionato al Congresso le nuove stime, totalmente riviste e proiettate almeno al 2025/2028. Relazione di Carter che, stranamente, non è stata notata dai più.

Quindi, perché la terza fase di implementazione dei sistemi di difesa missilistica in Europa continua? Sappiamo che le prime due fasi, che prevedono sistemi di difesa in superficie ed in Romania, sono stati progettati per contrastare i missili iraniani a breve e medio raggio. La terza fase, la distribuzione di intercettori ad alta velocità in Polonia, ha lo scopo di contrastare i missili balistico a lungo raggio provenienti dall’Iran. Venendo meno la minaccia iraniana, l’entrata in servizio dei sistemi in Polonia potrebbero alimentare il sospetto che lo scudo sia a difesa dei potenziali missili russi e non da quelli iraniani.

Conclude l’ammiraglio William Gortney: “Il Dipartimento della Difesa dovrebbe evitare di proseguire la costruzione di strutture difensive a terra lungo la East Coast, venuta meno la minaccia iraniana, e deviare le risorse di difesa missilistica per migliorare gli intercettori terrestri strategici attualmente dispiegati sulla West Coast”.

La East Coast – ha concluso Gortney – non merita ulteriori implementazioni.