Difesa Online alla consegna all'Aeronautica Militare del 500° Eurofighter Typhoon prodotto

(di Andrea Troncone, Nicolò Giordana)
11/04/17

Si è svolta oggi, presso la sede di Leonardo s.p.a. di Caselle (Torino), la cerimonia di consegna del cinquecentesimo Eurofighter Typhoon all’Aeronautica Militare Italiana. Gli ospiti hanno iniziato ad affluire nell’angar predisposto per l’evento a partire dalle 10.30 ed alle 11.00 hanno preso la parola Filippo Bagnato, direttore della divisione aeronautica dell’azienda di Stato, Volker Paltzo, CEO di Eurofighter Jagdflugzeug, Peter Schmidt, in rappresentanza di NETMA, ed il gen. Gabriele Salvestroni, comandante del settore logistica dell’Aeronutica Militare Italiana.

Come affermato dall’amministratore delegato Paltzo il Typhoon, con oltre cinquecento consegne in tutto il mondo, si attesta come uno dei più grandi e capaci aerei da combattimento e si avvia a rappresentare la spina dorsale dell’industria aeronautica per il prossimo decennio. Bagnato aveva infatti affermato poco prima che questo prodotto evidenzia il successo del piano di joint venture a livello europeo tra Spagna, Germania, Regno Unito e, naturalmente, Italia.

È poi stato consegnato un pezzo altamente significativo della tecnologia sviluppata per la costruzione del Typhoon all’ambasciatore dello Stato del Kuwait, presente in ragione delle ultime commesse che lo Stato mediorientale ha siglato per l’Eurofighter, ed un modellino del jet numero 500 al generale Salvestroni, modello poi consegnato anche a tutti gli ospiti di Leonardo accorsi con grande curiosità ed interesse.

Il dono di un pezzo della struttura di un caccia è un regalo estremamente particolare, ma sintetizza al meglio lo sforzo tecnologico che ha portato alla ingegnerizzazione di nuove tecnologie avanzate, quale appunto quella che “sforna” di pannelli monolitici in titanio, mediante un procedimento unico per immissione di gas inerte ad oportune condizioni, che permette di ottenere una sorta di “unione chimica”, che è cosa ben diversa da una saldatura, soprattutto dal punto di vista strutturale.

Ha poi fatto seguito, contornata da una suggestiva combinazioni di luci e di musica, la scopertura del cinquecentesimo velivolo colorato di una livrea del tutto particolare: sulle fiancate dell’aereo sono riportati tanti piccoli Typhoon stilizzati raffiguranti le bandiere degli otto Paesi che lo hanno adottato (Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Arabia Saudita, Oman e Kuwait).

Il primo ed il centesimo aereo vennero consegnati al Regno Unito, il duecentesimo ed il quattrocentesimo alla Germania ed il trecentesimo alla Spagna.

La giornata è poi conclusa, prima del lunch, con il decollo e sorvolo di una coppia di Eurofighter (la vicinanza con l’aeroporto civile e il centro abitato non ha purtroppo permesso nulla di più).

Intanto lungo il percorso che dai parcheggi portavano alla struttura allestita per la cerimonia (che è stata anche occasione per vedere, la camera anaecoica impiegata nello stesso sviluppo del “Typhoon” per la verifica delle interferenze elettromagnetiche), la Leonardo ha parcheggiato in mostra statica i velivoli di punta di una vasta famiglia che ricopre tutta le possibili sfumature di ciò che si chiama “Difesa Aerea”: un C 27-J “Spartan” (nella sua ultima versione dotata di “winglets”, un ATR-72 MP per il pattugliamento marittimo del 41° Stormo, e poi “i due fratelli”: un M-345 con una livrea veramente accattivante e un M-346 (ci eravamo “abituati” a vederlo in allestimento “Trainer avanzato”, qui invece in aggressivo allestimento “Fighter Attack” di fianco al suo notevole radar). “Fratelli” perché nonostante il nome Leonardo abbia incorporato una vastità di aziende, entrambi sfoggiano ancora qui e là qualche scritta “Aermacchi”. Ma non solo: la loro “suite avionica” è in gran parte condivisa, così come lo è tutto il dispositivo addestrativo strumentale per l’addestramento a terra, che avevamo già visitato a Galatina (LE) presso il 61° stormo tempo fa (v.articolo).

Non poteva mancare un richiamo alle origini e alla messa a punto dell’“Eurofighter”: il terzo prototipo 3 del Typhoon, con la sua silenziosa, imponente presenza incarna quanto detto nell’intervento dell’ing. Bagnato:

Una storia di collaborazione internazionale nata nel 1980, quando in ben altro ambito nasceva il programma universitario “Erasmus” in un contesto europeo di un certo tipo che si ripresenta oggi in un contesto europeo di altro tipo, ma ugualmente difficile e che ugualmente richiede condivisione internazionale di risorse, anche e soprattutto ingegneristiche e scientifiche.

Nel 1980 la nostra difesa aerea aveva come spina dorsale, specialmente per le funzioni di intercettore, l’ F-104 compito lasciato al Typhoon dopo un brevissimo intermezzo con i Tornado ADV. Chiediamo quindi ad un pilota militare “combat ready” sull’F104 (prima) e sul “Typhoon” (dopo) cosa voglia dire, dal punto di vista del pilota, un simile divario di tecnologia.

"Ovviamente sono due aeroplani completamente differenti per il salto generazionale fatto. In entrambi i casi si scende dall’aeroplano sudati, ma per motivi ben diversi. L’F-104 richiedeva un’attenzione costante alla macchina e al rispetto dei suoi parametri operativi e funzionali. L’Eurofighter è molto più facile e sicuro, però dal punto di vista della gestione della missione, richiede altrettanto impegno ed attenzione. L’avionica dell’Eurofighter è molto complessa e portare a termine la missione è quindi, in sintesi, altamente impegnativa. Ma su un altro fronte".

Considerando, ora, che l’avvio del progetto Eurofighter risale al 1980, ci pare legittimo fare una previsione su cosa potremmo dire - saltando a piè pari il periodo in AM dei datati F-16 (programma di leasing Peace Caesar) - del confronto “Eurofighter Vs. F-35”, vista la continua attenzione mediatica e politica che l’F-35 suscita.

"Anche qui siamo di fronte a un aeroplano, L’F-35, appartenente ad una generazione successiva. La differenza però non è soltanto dal punto di vista prestazionale, anzi. Dal questo punto di vista l’Eurofighter è sicuramente superiore all’F-35. Ma la direzione dello sviluppo di questo sistema d’arma è nell’architettura avionica. L’F-35 ha quella che viene definita una “open achitecture” e quindi consente dei margini di raccolta e di “assemblaggio” di informazioni, che permette di costruire una “situation awarenes” che i velivoli di IV generazione non riescono a fornire. Quindi in quest’ottica c’è un superamento sia dal punto di vista avionico, sia dal punto di vista sensoriale che è significativo. La condotta del velivolo sarà ancora ulteriormente semplificata, anche perché il profilo di missione non richiederà più manovre estreme o profili particolarmente complessi. Diventerà complesso, invece, l’interpretazione delle informazioni che i sensori riceveranno in un “battle space” sempre più complesso affinchè il pilota possa beneficiarne, anche e soprattutto in un contesto fatto di più velivoli, per operare la scelta più adatta"

(foto degli autori / Leonardo / Aeronautica Militare)