Affanno delle forze russe dopo cinque settimane di guerra? Forse sì, forse no

(di David Rossi)
31/03/22

I Russi sono da sempre un mistero per noi Europei occidentali.

Continuiamo a parlare a vanvera dei movimenti delle loro truppe, come se ci stessimo capendo qualcosa: pensiamo che ci siano un certissimo riposizionamento e una “ritirate tattiche”, diamo per cosa sicurissima l’allentamento della pressione su Kiev per trasferirla sul Donbass, oltre che su Mariupol che per noi sta per cadere o è già caduta un giorno sì e l’altro pure, ma soprattutto diamo per scontato un imminente attacco massiccio e decisivo delle forze di Mosca pronte - mi si passi il termine preso a prestito da un famoso docente della mia vecchia università - a “sventrare” l’Ucraina o almeno a divorarne la parte orientale o, ancora meno, a prendere il Donbass.

Calma, per favore. Keep calm and watch the maps (mantenete la calma e guardate le mappe).

I Russi sono in sofferenza. Ma neppure troppo…

Le forze russe sono in evidente ripiegamento, frutto più del logoramento delle truppe e dei mezzi, su diverse posizioni del loro lunghissimo fronte di attacco:

  • A nord-ovest di Kiev, dove sono arretrate dietro a Irpin e Bucha,

  • A nord-est di Kiev, dove i combattimenti si svolgono ormai a 60-70 km dalla capitale,

  • A nord, ovest e sud di Kharkiv, dove tutta la rete di villaggi e cittadine attorno alla seconda città dell’Ucraina è stata liberata,

  • In tutta l’area a sud di Sumy, che al momento non risulta più isolata dal resto del Paese,

  • Nell’area di Mykolayiv, cioè della porta di accesso a Odessa, che non sono riusciti né a insaccare né tantomeno a superare perché il Ben meridionale e le forze armate ucraine sembrano resistere agevolmente.

Da notare che fonti russe e ucraine concordano sul fatto che la base di rifornimenti di Belgorod, esplosa nei giorni scorsi, sia stata colpita dalle forze di Kiev, con grande danno materiale per le forze russe su quel fianco.

Risultano per ora in stallo le posizioni più critiche, vale a dire Mariupol - dove il famigerato battaglione Azov posta ogni giorno foto e video di carri e truppe russe annientate - e l’area a ovest del Donbass, dove da otto anni si fronteggiano le migliori truppe delle due parti. Qui, le forze russe non sono sicuramente logore, anzi sono sicuramente capaci di infliggere danni notevoli, così come possono fare i sistemi d’arma missilistici, anche se Kiev dovesse dotarsi degli S-300.

La battaglia a sud di Kharkiv

Dalla battaglia che ha portato alla liberazione di Malaya Rohan emergono documenti che stanno facendo il giro del web e delle agenzie stampa.

Fra le carte trovate a seguito dei combattenti, sono emerse storie di sei giorni prima dell’attacco lanciato dagli uomini di Putin: due ufficiali insieme a un sottufficiale e a un soldato semplice, sono stati rimossi per essersi rifiutati di partecipare alle prossime operazioni in Ucraina. Il loro destino non è noto. Strano a dirsi, ma la maggior parte degli ufficiali prigionieri continua a negare di sapere che stessero invadendo l’Ucraina, sostenendo di ritenerla un’esercitazione.

Le conclusioni

In un quadro del genere, non è sbagliato ritenere che le forze armate ucraine, gli alleati polacchi e non ultimi gli “sponsor” americani e britannici valutino più utile continuare le ostilità contro un nemico in difficoltà piuttosto che concedere ai Russi il vantaggio di una tregua, che poi potranno violare a piacimento, una volta riparati i mezzi, sostituiti gli uomini e razionalizzato l’intero sforzo militare.

Non è nemmeno da escludere che Kiev, Varsavia, Washington e Londra aspettino di capire l’evoluzione delle tensioni fra Armenia e Azerbaigian, caso mai Mosca dovesse essere aspirata in un nuovo conflitto.

Insomma, la guerra continua…

Fotogramma: MoD Fed. Russa / BBC