La Siria raccontata da chi ci ha vissuto: intervista al prof. Paolo Matthiae

(di Andrea Cucco)
14/02/16

Il ministro del turismo siriano, Bishir Yazigi, è categorico: la distruzione del patrimonio culturale ed archeologico della Siria è opera dei terroristi. Ci vengono mostrati diversi video girati dal nemico in cui si fanno saltare opere patrimonio dell'umanità. Nelle immagini finali, da terra o da satellite, il risultato si traduce quasi sempre in enormi crateri sul terreno.

Ci permettiamo di dissentire con il ministro: in un conflitto che si protrae da cinque anni è la stessa guerra la causa della devastazione. E quando di combatte – chiosiamo – anche la distruzione di monumenti (ma anche di ospedali o di chiese) può essere legittimamente posta in essere. Lo prevede il diritto internazionale dei conflitti armati. Per fare un esempio, se dei bastardi bombardano truppe o popolazione con un mortaio posto in una moschea, è legittimo (minimizzando per quanto possibile i danni collaterali) colpire la struttura. È possibile ma non di certo “popolare”. E su questo aspetto giocano spesso i terroristi. Il ministro lo sa e di conseguenza nega: “tutti gli interventi dell'esercito sono e sono stati chirurgici”.

Non dev'essere facile essere ministri del turismo in una guerra. Di conseguenza non insistiamo. La voce turismo fino a 5 anni addietro rappresentava il 16% del PIL siriano. Finora sono stati distrutti o seriamente danneggiati ben 1200 siti di interesse artistico nel Paese.

Forse il dettaglio è sconosciuto a molti ma gli italiani sono stati protagonisti nella scoperta e valorizzazione del patrimonio culturale dalla Siria.

Lo scorso anno abbiamo incontrato il prof. Paolo Matthiae, un archeologo che vanta un'esperienza di mezzo secolo nella terra in cui ci troviamo ora.

Ve la proponiamo come testimonianza di uno dei connazionali più autorevoli riguardo al Paese. Un lungo colloquio dello scorso agosto con un finale “profetico”...

Buona visione!