Intervista al comandante dell'Accademia Navale di Livorno, contrammiraglio Maurizio Ertreo

(di Andrea Cucco)
09/02/16

Fra pochi giorni termina il bando di concorso per l'ammissione di 118 allievi presso uno dei più prestigiosi centri di formazione militare, l'Accademia Navale di Livorno. Per comprendere le prospettive e gli orizzonti di una carriera avvincente e che pretende sempre il massimo dai suoi uomini e donne, abbiamo intervistato il direttore dell'Istituto, il contrammiraglio Maurizio Ertreo.

Si afferma troppo spesso che l'incremento delle richieste di ammissione alle Accademie militari sia solo frutto della crisi economica e della disoccupazione conseguente. Da militare - che a suo tempo ha scelto liberamente questa strada - non la offende questa considerazione?

Penso che non valga la pena di offendersi per così poco. 38 anni fa feci questa scelta di vita in maniera molto libera. Mia madre non voleva che intraprendessi una vita militare, ma io tentai la sorte, solo in Marina, passai la prova e il 1° novembre 1978 entrai in Accademia. Anche allora , in una Italia ben diversa da quella di adesso, c’erano ragazzi che con quel concorso cercavano quella stabilità che non riuscivano o non potevano trovare nella vita civile. Ancora adesso penso che qualcuno faccia questo passo anche per cercare una soluzione a problemi che possono sembrare insormontabili. Generalmente, però, chi si accosta a questa professione lo fa perché è animato dalla passione per il mare e ad un attaccamento agli ideali di Patria e di servizio nei confronti della collettività superiori alla media. Spesso sono persone alla ricerca di una vita senz’altro non piatta, fondata su valori assoluti ed immutabili nel tempo, ricca di esperienze e conoscenze in molti ambiti. In ogni caso dalla mia posizione privilegiata si nota chiaramente che anche quei ragazzi che avrebbero forse scelto questa strada magari per caso o senza avere degli obiettivi ben definiti, in Accademia trovano tutti quegli stimoli che li portano a “volere” diventare ufficiali di Marina non per quello che la Forza Armata può dare loro, ma per quello che essi stessi possono apportare di positivo a questa nostra organizzazione. Quindi, l’aspetto da considerare non è tanto il motivo per cui un ragazzo entra in Accademia, bensì la motivazione con cui ne esce al termine dell’iter di formazione.

Cosa è l'Accademia Navale di Livorno?

L’Accademia Navale di Livorno è l’Istituto di formazione per eccellenza della Marina Militare Italiana, il cui compito istituzionale è la formazione di base degli ufficiali di Marina di qualsiasi Corpo e Ruolo.

Quali sono i requisiti per presentare domanda di ammissione?

I giovani che concorrono per divenire allievi dei corsi normali dell’Accademia devono possedere il diploma d’istruzione secondaria di secondo grado, un’età compresa tra i 17 ed i 21 anni (non superiore a ventidue anni alla data indicata nel bando di concorso) e devono godere di un’ottima forma fisica. I requisiti sono indicati nel bando di concorso, pubblicato il 15 gennaio scorso sulla Gazzetta Ufficiale. La selezione è severa e si basa, nell’ordine, su una prova di selezione culturale e conoscenza della lingua inglese, su visite mediche, prove d’efficienza fisica, prove psico-attitudinali ed infine su un esame orale di matematica per tutti i corpi ad eccezione dei sanitari che sostengono un esame di biologia e, infine, un esame facoltativo di lingua straniera diversa dall’inglese. Generalmente, solo un candidato su 60 riesce a coronare il suo sogno e divenire allievo ufficiale della nostra Marina. Ma una volta entrati, la selezione continua e molti non riescono a stare al passo, per la difficoltà degli studi universitari o perché non dimostrano di possedere la giusta attitudine alla vita militare.

È' cambiata rispetto a quando ne è stato allievo?

Nella sua sostanza l’Accademia non è cambiata , praticamente, dalla sua istituzione nel 1881. Quello che cambia continuamente sono tutti gli aspetti collaterali, quali gli iter universitari, gli sport effettuati, il numero di ore di lezione, il modo di insegnare ed il modo di apprendere. Evolve continuamente tutto ciò che deve cambiare per consentire all’Accademia di stare al passo con i tempi, in modo che l’istituzione possa continuare a fornire agli allievi e agli ufficiali frequentatori di corsi elevati standard di preparazione a tutto campo. Ciò che non cambia, e non deve cambiare in una istituzione come l’Accademia Navale, è l’obiettivo di coltivare nei giovani caratteristiche quali la capacità di adattamento, resistenza allo stress, coraggio fisico e morale, umiltà ed onestà che da sempre sono i presupposti fondamentali alla base dello sviluppo della personalità e della coscienza di un servitore della Nazione, come è un ufficiale di Marina. L’Accademia del 2016 non è più facile o più difficile di quella del 1881 o del 1955, piuttosto che del 1920. La marcia in più di questo Istituto è la sua capacità di mantenere inalterata nel tempo la differenza che un giovane trova tra la vita civile e quella militare. Questa capacità rende l’Accademia sempre un po’ staccata ma sempre vicina alla gioventù, comprendendo le aspettative, i sogni e le incertezze di ogni generazione che varca il cancello verde  di San Jacopo. Se così non fosse l’Accademia sarebbe solo una bella  scuola, non un luogo dove si formano dei comandanti di domani.

Quali differenze vede nell'attuale generazione di cadetti rispetto alla sua?

Le differenze sono tantissime e sono pochissime. Sono tantissime quando si pensa che la mia generazione durante la sua infanzia ha visto arrivare a casa la prima lavatrice o la prima televisione. Quando ero allievo non esisteva il bancomat, nessuno sapeva cosa erano i computer ed esisteva, in Accademia, ancora la prigione. La nostra capacità di sopportazione delle avversità quotidiane probabilmente era superiore, perché venivamo da una Italia in cui la vita di ogni giorno  pur essendo molto più semplice per tutti, per molti aspetti era molto meno ovattata. Sapevamo vivere anche senza internet e senza cellulari, appunto perché queste amenità non esistevano ancora. La generazione che vedo in Accademia nel 2016 è senz’altro più dinamica, conosce il mondo e tutte le sue problematiche molto meglio di quanto le conoscesse la mia, usa il computer, i social network e i sistemi di comunicazione per vivere la vita quotidiana, ma penso che sia un pò più fragile e come qualsiasi architettura complessa ed avanzata, richiede tanta manutenzione. Queste sono le differenze, che sono quasi  tutte dovute alla differenza di età anagrafica tra le generazioni. Per il resto gli allievi di oggi sono molto uguali a quelli di ieri. Le debolezze, le difficoltà di adattamento, i limiti caratteriali sono più o meno gli stessi, così come sono gli stessi gli obiettivi, i sogni e le aspettative del futuro. Quindi è proprio il caso di dire che non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

Come descrive la vita in Accademia ai potenziali candidati?

L’Allievo, nella sua giornata tipo, dopo la sveglia svolge attività militari o sportive e prosegue con le lezioni universitarie durante la mattinata; il primo pomeriggio è dedicato ancora alle attività sportive, militari e professionali; la seconda parte del pomeriggio è invece dedicata allo studio. Frequentare l’Accademia Navale significa vivere giornate dai ritmi intensi per prepararsi ad affrontare la dura vita che il mare impone, ma allo stesso tempo vivere esperienze uniche che permettono una veloce maturazione ed una forte presa di coscienza del proprio ruolo futuro. I valori alla base della vita dell’allievo, sono quelli fondanti dell’essere militare: “Patria e onore” è il motto che a caratteri cubitali impera sul Piazzale dell’Istituto, dove i frequentatori non solo svolgono il loro addestramento formale-militare, ma dove trascorrono anche i loro periodi di tempo libero e di ricreazione. In Istituto il frequentatore non è solo “uno studente dell’Accademia”, bensì un militare in formazione che si sottopone ad una formazione poliedrica che spazia dagli aspetti etico-militari agli studi universitari, passando attraverso una preparazione tecnico-professionale e sportiva da non trascurare. Nel periodo di formazione gli Allievi sviluppano un forte spirito di corpo indispensabile per affrontare la futura esperienza di comando.

La Marina Militare è e verrà ridimensionata ancora in termini di personale e mezzi. Le ambizioni dei cadetti saranno soddisfatte?

Il fatto che la Marina si stia ridimensionando in termini di mezzi e personale è una cosa indubbia. Ci saranno meno Navi e meno Comandi a disposizione, a fronte di un costante (se non aumentato) impegno nel futuro da parte della Flotta. Ritengo che le ambizioni di questa generazione di ufficiali saranno soddisfatte appieno perché questi ragazzi metteranno i galloni negli anni in cui è in atto un formidabile rinnovamento, in termini di hardware della flotta. Lo stesso successe alla mia generazione la cui uscita dall’Accademia coincise con l’entrata in servizio delle Unità Navali finanziate con la Legge Navale del 1975. Credo quindi che a questi giovani ufficiali non mancheranno impegni operativi (basta vedere cosa succede ogni giorno tra Gibilterra e l’Oceano Indiano, il cosiddetto Mediterraneo allargato), per soddisfare la propria “fame” di operatività. Questi impegni li attenderanno su meno navi del passato, ma su navi nuove, all’avanguardia, efficienti e che fanno invidia a tante Marine del mondo.

Ci racconta qualche aneddoto di vita d'Accademia?

Aneddoti della mia vita da allievo potrei raccontarne tantissimi, ma non tutti sono edificanti! Per cui preferisco parlare della mia attuale vita di Accademia. Essere il comandante di questo Istituto è una cosa bellissima, come è bellissimo vedere ogni giorno questi ragazzi crescere. Però, al di là delle amenità legate al particolare ruolo ed incarico, fare il comandante dell’Accademia Navale non è un compito facile. È necessario armonizzare il ruolo militare di comandante con quello di educatore (cosa che non tutti sono in grado di essere). Poi bisogna essere datori di lavoro, effettuare un’alta vigilanza sugli aspetti amministrativi, ecc., ecc.. La responsabilità si sommano continuamente ogni giorno. Ci sono dei momenti, fortunatamente molto pochi, anche nella mia vita in cui ho bisogno di chiarirmi le idee, quando devo prendere una decisione importante, quando devo prendere ad esempio una decisione che impatta fortemente sul futuro di una persona, oppure quando devo affrontare problematiche ostiche i cui aspetti complessi devono essere armonizzati in una soluzione ragionevole ed efficace. In questi casi, quando ho bisogno di una spinta ulteriore, vado nella Cappella dell’Accademia, così come facevo spesso da allievo quasi quaranta anni fa. E li guardo la grande lapide con i nomi degli ufficiali dispersi in mare con la loro Nave durante l’ultima guerra. Ricordo benissimo il primo nome, quello del CC Botti, comandante del sommergibile Provana, e l’ultimo, inciso in posizione diametralmente opposta, STV Palmisano, caduto sul sommergibile Settembrini. Leggere questi nomi è una efficacissima medicina che da tanta forza e che scoprii, come ho detto, da allievo. Mi auguro che gli allievi di oggi siano in grado di fare simili scoperte, che possano essere fatte solo in Accademia.

Che consiglio vuol dare oggi ai candidati in veste di comandante dell'Istituzione e quale avrebbe dato da fresco guardiamarina ai nuovi arrivati?

Ai candidati di oggi mi sento di dire di non mollare mai. Ci saranno tanti momenti nella vita d’Accademia (e in quella successiva) in cui viene la voglia di cambiare strada. Se questo dovesse avvenire invito tutti a pensare bene a quali sono le motivazioni più intime che hanno portato alla scelta di vita effettuata. Se queste sono ancora ben solide e non intaccate dalla ruggine del dubbio allora non ci sono problemi. La nostra non è una professione facile e spesso è ancora meno facile per i nostri congiunti che devono confrontarsi con gli effetti quotidiani di una vita diversa da quella che tante altre persone a noi vicine conducono. Così come l’amore all’interno di una coppia o di una famiglia consente di superare le avversità più grandi, così l’amore per la professione e soprattutto per i valori assoluti nei cui confronti si è giurato solennemente fedeltà, proprio qui in Accademia, consente di superare i momenti più bui di una carriera militare. Se adesso fossi un guardiamarina ad un pivolo del 2016 potrei solo dire: hai fatto  la scelta giusta; le difficoltà non finiranno mai  ma se tu avessi voluto una vita facile non saresti venuto in Marina. Quindi sei nel posto giusto. 

http://www.marina.difesa.it/formazione/concorsi/Pagine/ufficiali_rn_1.aspx

(Foto: Marina Militare)