GSPD: il gruppo interforze che va oltre il paralimpismo. A raccontarcelo i tre arcieri Bove, Punzo e Tomasulo

(di Anita Fiaschetti)
27/07/16

Che il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa, meglio noto come GSPD, fosse una realtà particolare, capace di scoprire potenzialità inespresse e di valorizzarle, lo si era capito fin da subito, ma stavolta a raccontare questa “invenzione” sono i tre arcieri - il maresciallo CC Buonaventura Bove, il tenente colonnello EI Roberto Punzo e il tenente colonnello AM Fabio Tomasulo - vincitori agli Invictus Games di Orlando della prima medaglia a squadre nel tiro con l’arco.

Il GSPD

Il GSPD riveste per i tre arcieri un ruolo importante. “E’ un’opportunità, una valvola di sfogo”, ha affermato Fabio Tomasulo, che ammette di praticare attività sportiva più ora che prima da normodotato. “Lo sport – continua sempre Tomasulo - ci sta dando la possibilità di uscire fuori dal guscio, è lo stimolo in più per dimostrare agli altri che la disabilità non ci ha bloccato. Grazie allo sport riusciamo a dare qualcosa alla Patria, non in divisa ma in tuta ginnica e rappresentando l’Italia in contesti internazionali. Io al GSPD ci ho creduto fin da subito. La nostra esperienza serve ai nuovi che arrivano, con i quali possiamo condividere esperienze, e per i quali possiamo essere dei punti di riferimento”.

Ai nuovi che arrivano nel GSPD pensa anche Buonaventura Bove che di anni e di esperienza ne ha sicuramente di più rispetto ai giovani, ai quali si sente di dare qualche consiglio: “il GSPD ti fa sentire nello stesso tempo umano e sportivo. È propedeutico all’inizio di una nuova vita. L’importanza risiede nel gruppo, come una cordata unica verso la scalata: nessuno resta indietro, ci si aiuta tutti insieme”. È grazie al GSPD che Bove, oggi effettivo presso il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, ma che ha contratto la disabilità in servizio nel 1993, ha ritrovato una dimensione propria, come ammette lui stesso: “prima la mia giornata era scandita tra ufficio e casa; ora grazie allo sport vado in ufficio, poi mi alleno e poi torno a casa”.

Anche Roberto Punzo si dice orgoglioso di far parte di questa realtà che lo impegna quotidianamente e non solo a livello sportivo. “Il GSPD, primo gruppo sportivo militare interforze, è la concreta realizzazione di parole che altrimenti rimarrebbero astratte. È una pratica virtuosa, un esempio di civiltà, un modo diverso di pensare lo sport, come dice lo stesso Pancalli del CIP (Comitato Italiano Paralimpico)”. Ed è proprio in merito al concetto di paralimpismo che Punzo precisa: “l’aggettivo paralimpico, presente nell’acronimo del GSPD è fuorviante. Il gruppo si chiama paralimpico perché nasce grazie a un protocollo d’intesa tra il Ministero della Difesa e il CIP, ma lo sport militare per persone con disabilità in questi due anni ha già conosciuto esperienze nuove. Il CISM (Consiglio Internazionale Sport Militare) ci ha ammesso ai giochi Mondiali militari in Corea nel 2015. Eravamo pochi, ma il fatto nuovo c’è: per la prima volta nella storia dell’umanità le persone con disabilità e quelle normodotate hanno, seppur in categorie diverse, gareggiato insieme. Per la prima volta le Forze Armate del mondo hanno dato un esempio concreto di che cosa significhi integrazione”.

La lungimiranza del CISM e delle FA, in generale, volge a creare una dimensione sportiva che vada al di là del paralimpismo, che accetti persone con menomazioni fisiche, ma anche con disagi psicologici.

D’altronde, è lo stesso Punzo ad affermare: “noi non ci andiamo ad aggiungere a una realtà sportiva già eccezionale. Non andiamo a insegnare sport a nessuno. Non ci interessa. La novità è che nell’ambito di un contesto di servizio, le persone con disabilità hanno delle possibilità che in altri contesti di lavoro, forse, non avrebbero. La pratica sportiva ha una duplice valenza: da una parte permette alla persona di recuperare fiducia del proprio corpo, dall’altra di reinserirsi nella società. Sarà importante in futuro preservare la capacità di aggregazione, di integrazione sociale, che è il distillato della semplice promozione dell’attività sportiva ”.

Il bersaglio e la freccia.

Tecnica e calma: sono queste le caratteristiche che hanno spinto Bove a praticare tiro con l’arco. Da giovane il maresciallo dei Carabinieri praticava canottaggio a livello agonistico, passione questa che l’ha fatto avvicinare, nel Gruppo, al rowing.

Tomasulo, invece, l’ha scelto perché: “è la disciplina che mi ha attratto fin da subito. Avevo già praticato il tiro con la pistola e con il fucile durante l’addestramento militare e mi è venuto facile”. Grazie allo sport è impiegato oggi presso il Centro Sportivo Aeronautica Militare a Vigna di Valle.

Punzo, che considera questa sua condizione come i “tempi supplementari” dopo essere stato ferito in missione in Libano nel 2006, afferma che l’attività sportiva deve poter essere percepita come un dono che la tua nuova condizione ti da. Da lì, il suo interesse per il tiro con l’arco e per il parabadminton, di cui è il primo giocatore italiano nella storia.

Il caparbio. Il tecnico. Il deciso.

La disabilità è diversità. Le differenze vanno valorizzate e sono queste a fare di Bove, Tomasulo e Punzo una squadra: rispettivamente il caparbio, il tecnico e il deciso. Nella finale di Orlando di tiro con l’arco, ognuno di loro ha messo del proprio. Concepire, organizzare e condurre: la medaglia era il loro obiettivo e hanno travasato nella pratica sportiva l’operatività militare. Un bronzo, di cui sono orgogliosi, prima medaglia a squadre del GSPD, prima interforze.

Un risultato eccellente se si considera la distanza che separa i tre arcieri e l’impossibilità di allenarsi sempre insieme. D’altronde, come dice lo stesso Tomasulo: “se avessimo l’opportunità di stare tutti dentro un centro, potremmo fare molti più giochi di squadra, ma in Italia vi è una concezione diversa rispetto a quella delle altre nazioni: per noi è importante vestire la divisa. Negli altri Stati i militari disabili fanno solo attività sportiva”.

Il GSPD valorizza le risorse, umane e materiali di cui le FA dispongono, ma non è solo sport o squadra. È amicizia, è coinvolgimento delle proprie famiglie, è vivere raduni ufficiali e ufficiosi insieme, è divertimento, condivisione e voglia di mettersi alla prova sempre.

Il futuro prossimo.

Il futuro dei tre arcieri è denso di gare: regionali, interregionali, campionati e poi l’appuntamento con gli Invictus Games di Toronto a settembre 2017, dove afferma Bove: “ci aspettiamo di fare bene e cercheremo di rinsaldare il concetto di squadra”. Tomasulo dal canto suo ha anche un obiettivo personale, quello della convocazione in nazionale paralimpica. Punzo, invece, da bersagliere continua a fare “breccia” in altri sport. Oltre al tiro con l’arco e al parabadminton, pensa al golf, “sono opportunità che vanno colte. Pongo le condizioni affinché altri trovino la strada aperta”.

E se davvero come dice “Noi non siamo quello che la vita ci ha fatto. Noi siamo quello che stiamo per fare della nostra vita”, sicuro che di soddisfazioni ed emozioni continueranno a regalarcene.