Domenico Vecchioni: Operazione Cicero. La spy-story più intrigante della Seconda guerra mondiale

(di Maria Grazia Labellarte)
23/07/18

Turchia, 26 ottobre 1943. Un telegramma segretissimo trasmesso dalla locale ambasciata del Terzo Reich per il Ministero degli Esteri tedesco dava l’avvio alla cosiddetta "Operazione Cicero", uno degli intrighi spionistici più singolari della Seconda guerra mondiale. Nel messaggio l’ambasciatore Franz von Papen riferiva di aver ricevuto l’offerta "da un impiegato dell’Ambasciata del Regno Unito − che asserisce di essere il cameriere personale dell’ambasciatore − di procurarci fotografie di documenti originali segretissimi".

Il contorno storico appena ricordato appartiene al libro "Operazione Cicero" scritto da Domenico Vecchione ed edito da Greco & Greco Editore. Ambasciatore e storico, Domenico Vecchioni ha al suo attivo una trentina di opere a carattere divulgativo e biografico. L’ultima sua opera, prima di "Operazione Cicero", è stata "Saddam Hussein. Sangue e Terrore a Bagdad". Dirige le collane Ingrandimenti e Affari Esteri presso la Greco&Greco Editori. Collabora abitualmente con Bbc History Italia.

Ambasciatore, l'"Operazione Cicero" é considerata uno degli intrighi spionistici piú singolari della Seconda Guerra Mondiale, ce ne spiegherebbe la ragione?

Una storia paradossale e per certi aspetti anche divertente, se non ci fosse di stato di mezzo la guerra… Insomma abbiamo una spia di origine albanese – cameriere personale dell’ambasciatore britannico - che ad Ankara nel 1943 rischia la propria vita per procurarsi documenti segretissimi da vendere alla “concorrente” ambasciata tedesca. Berlino tuttavia non crede che un semplice cameriere possa essere al centro di un intrigo internazionale così importante e si convince che si tratti in realtà di una sofisticata operazione di disinformazione dell’MI6, lo spionaggio britannico. Von Ribbentrop, il Ministro degli Esteri di Hitler, in definitiva, non prenderà sul serio le informazioni (vere, di vitale importanza per i tedeschi) trasmesse dalla spia albanese. Ci crederà così poco che farà retribuire Cicero – così soprannominato perché le sue carte erano molto eloquenti…- con denaro falso! Insomma Cicero forniva notizie vere, che però venivano considerate fasulle, e riceveva in cambio denaro fasullo, che l’interessato invece credeva assolutamente autentico! Singolare, no?

È stato scritto che i "contorni" di questo intrigo spionistico continuano ad affascinare ancora oggi, persino dopo settantacinque anni circa. Nello specifico di quali "contorni" parliamo?

Intanto la cornice geografica e cioè La Turchia, Paese neutrale che sia Londra sia Berlino volevano trascinare dalla loro parte. Poi c’è Ankara, la capitale, città degli intrighi internazionali, dove nel periodo bellico operavano spie di tutti i generi, agenti doppi e tripli, personaggi misteriosi, mediatori e faccendieri non meglio identificati.

C’è poi il quadro diplomatico. Le ambasciate di Germania e Gran Bretagna, due Paesi in guerra, si facevano una spietata “concorrenza” diplomatica per guadagnare i favori del governo turco…Protagonisti ne saranno due grandi ambasciatori (von Papen e Knatchbull-Hugessen), che in pubblico ostentavano freddezza e reciproca antipatia, ma che in privato si stimavano sia sul piano professionale che personale…

La singolarità del personaggio centrale. Una missione segreta cioè portata avanti da una “spia per caso”, non un agente professionista, ma solo un cameriere che sognava di diventare “ricco, molto ricco”. E proprio per questo motivo la sua impresa venne considerata dai tedeschi “troppo semplice per essere vera”.

Le modalità dell’azione. Cicero sottraeva i documenti, che poi fotografava nella sua stanzetta, mentre l’ambasciatore britannico dormiva profondamente, aiutato da potenti sonniferi di cui non poteva fare a meno…

Come uno scrittore costruisce nel suo immaginario un personaggio come Cicero, il cameriere misterioso "eroe" delle humint?

In realtà non ho inventato niente... Elyesa Bazna, turco di origine albanese, detto Cicero, è un personaggio realmente esistito. Anzi ho cercato di raccontarne la storia sfrondandola dei riflessi del mito creati dal famosissimo film di Mankiewicz (“Operazione Cicero”), dove il grande attore britannico, James Mason, interpretava il ruolo della spia. Opera cinematograficamente parlando molto valida, un film che si guarda volentieri ancora oggi, a più di sessant’anni dalla sua uscita, un film tuttavia dove la storia del cameriere albanese viene abbondantemente romanzata con l’introduzione di personaggi immaginari, alcune forzature storiche e un finale di assoluta fantasia. Ecco io ho voluto raccontare la vera storia della “spia per caso”….

Attualmente gli specialisti della sicurezza informatica sono i veri protagonisti della scena del controspionaggio e sicurezza delle informazioni. Si parla tanto e giustamente di protezione dei dati informatici, minacce e vulnerabilitá cyber. Bene, a questo punto che dice nel 2018 e prossimi anni, un veloce e doveroso commiato é necessario a Cicero, James con le sue belle Bond girls e a tutta l'HUMINT che ha contribuito e contribuisce alla sicurezza delle Nazioni?

Non credo…La human intelligence mi pare più necessaria che mai! Per farmi capire faccio un esempio. Se dei terroristi si scambiano messaggi tramite corrieri personali o si riuniscono in una grotta per decidere un attentato, non c’è intercettazione che tenga! Nessuno saprà mai cosa tramano. Solo il vecchio sistema dell’infiltrazione potrebbe dare risultati significativi. Certo oggi lo spionaggio è prevalentemente tecnico, elettronico, cibernetico ecc... Ma è pur sempre necessario l’intervento umano prima dell’ultima decisione.

Nel 1983 in Unione Sovietica nel Centro di prevenzione di attacchi nucleari, tutte gli indicatori diedero ad un certo punto segnali inequivocabili che era cominciato un attacco nucleare da parte degli USA! Se ci si fosse limitati al solo esame “tecnico” dei dati, sarebbe stato urgentissimo dare l’allarme generale, il che però avrebbe innescato procedure di risposta nucleare non più controllabili. Per fortuna dell’umanità il responsabile del Centro, Stanislav Petrov, un ufficiale esperto, dall’incredibile sangue freddo, straordinariamente perspicace, intuì che c’era qualcosa che non andava. Fece immediatamente altre verifiche, cercò nuovi riscontri e si convinse che si trattava di errore del sistema sovietico di avvistamento. E si assunse la responsabilità personale di NON dare l’allarme. Immensa, tremenda responsabilità! Se si fosse sbagliato avrebbe danneggiato irrimediabilmente il suo Paese. Ma ebbe ragione, si trattava solo di un errore, non c’era alcun attacco nucleare in corso, la pace mondiale fu salvaguardata.