Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria: al poligono di tiro

(di Lia Pasqualina Stani)
11/04/18

Al poligono di tiro, situato all’interno della base logistica operativa dell’Aeroporto Militare “Luigi Razza”, sono passate da poco le 8.30. È una struttura indoor (al chiuso) controllato da personale esperto che vigila sul rispetto delle norme di sicurezza.

Oltre al direttore del poligono, l’armaiolo, il nucleo di assistenza sanitaria (composto da un’infermiera volontaria e da un medico), entrambi della Croce Rossa Italiana, arrivano il il tenente (direttore di tiro) comandante del 1° plotone dei carabinieri cacciatori di Calabria e il maresciallo Rocco, l’istruttore. Spetta proprio al maresciallo, indottrinare sulle varie tecniche di tiro operativo i gruppi dei carabinieri cacciatori che si alterneranno in varie sessioni durante la mattinata.

Tutti i tiratori che dovranno addestrarsi sono nella sala antistante l’area di osservazione del poligono. È la prima parte attiva della struttura ed è posta alle spalle della stazione di tiro vera e propria, separata da una vetrata antiproiettile.

Inizia l’approntamento delle armi da utilizzare durante l’esercitazione: sono l’MP5 A5 (armi di reparto in assegnazione) e le pistole Beretta 92 FS (come quelle personali ovvero ad assegnazione individuale).

Il tenente, direttore del tiro, è nel posto di controllo: una delle unità principali della zona dell’impianto. Permette una chiara, indisturbata e completa visione dell’area tiratori e della zona di tiro.

Il "direttore del tiro" è responsabile del corretto svolgimento di tutte le operazioni, può controllare ed intervenire sulle condizioni di sicurezza attraverso la centrale di comando e controllo che è costituita da opportune apparecchiature: una segnalazione luminosa di apertura/chiusura di tutte le porte, il microfono dell’impianto di amplificazione, il citofono che collega il posto di controllo del tiro, un apparecchio telefonico per eventuali richieste di emergenza e una planimetria della zona “impianto di tiro”.

La porta di accesso dall’area osservatori alla stazione di tiro è protetta da una chiusura dotata di una spia luminosa di apertura/chiusura. A destra dell’area osservatori, ci sono anche altre due porte di accesso che consentono l’ingresso e l’uscita del personale in condizioni di sicurezza, sempre sotto controllo del direttore di tiro. Sono provviste di serratura a comando elettrico, monitorizzate e collegate ad una centralina inserita nella centrale di comando e controllo. Un segnale di allarme acustico avvisa dell’eventuale apertura della porta durante il tiro (fase di divieto di accesso all’area di tiro).

L’istruttore Rocco, descrive al primo gruppo di carabinieri cacciatori come eseguire il primo esercizio che consiste in un tiro operativo sotto stress: sia da un punto di vista fisico che psicologico. Gli operatori infatti partono dall’esterno del poligono di tiro: seguendo un capofila, compiono due giri di corsa della struttura e ad uno ad uno si porteranno all’interno della stazione e precisamente nell’area di tiro che comprende i box e le zone di ingresso e di uscita. Ad ognuno il maresciallo ha assegnato una postazione.

I box di tiro consentono di poter eseguire agevolmente tutte le operazioni relative all’esecuzione del tiro nelle posizioni previste e di controllare nell’immediatezza i risultati.

L'istruttore si affianca al tiratore per impartire le necessarie istruzioni e controllarne l’esecuzione. Il direttore di tiro, invece, controlla il complesso delle operazioni svolte dai tiratori.

Tutti i box sono separati tra loro da pannelli, la cui anima centrale è costituita da una lamiera d’acciaio. Ogni postazione è dotata di un pianetto ribaltabile in legno (o di altro materiale) rivestito di gomma antisdrucciolo. Al di sopra è visibile una numerazione progressiva.

Le pareti dell’impianto sono rivestite da pannelli fonoassorbenti. È d’obbligo per il personale in addestramento, l’uso di mezzi di protezione acustica come cuffie, tappi, etc. La rumorosità nell’area tiratori, durante l’esercizio del tiro contemporaneo di tutti i box di tiro non deve superare un certo valore in decibel.

L’accesso all’area di tiro (che fa parte della stazione di tiro) è consentito con l’obbligo di indossare cuffie. Il pavimento è realizzato in gomma liscia, per trattenere le pallottole che lo colpiscono accidentalmente. Le pareti ed il pavimento sono assolutamente imperforabili e non producono schegge.

La parte terminale della zona impianto di tiro è l’area "parapalle" che comprende il muro di chiusura di fondo e il parapalle. Il primo è il tratto del muro di chiusura del poligono, trasversale alle linee di tiro. Il parapalle serve ad intercettare e trattenere la totalità delle pallottole che impattono sui bersagli. È ubicato dietro l’ultima linea dei bersagli, immediatamente a ridosso della stessa o a qualche metro di distanza.

Raggiunti i box, i tiratori approntano la prima arma, una Beretta 92 FS, con cui devono sparare: insericiscono il caricatore con 5 colpi, mirano al bersaglio (sagoma che rappresenta un uomo che punta una pistola contro il tiratore, con al centro il barilozzo, un dischetto nero o colorato.

Il movimento dei bersagli-sagome è assicurato da un meccanismo che consente lo spostamento del bersaglio in senso longitudinale alla zona di tiro, sino a portarlo a diretto contatto del tiratore. Arresta il bersaglio alla distanza prefissata e lo espone al tiro per il tempo prestabilito.

Con questo tipo di installazione si ha un rapido allestimento della linea di bersagli e a qualunque distanza di tiro. Permette sia la possibilità di otturazione dei fori e/o ricambio del bersaglio da parte del tiratore stesso, sia il rilevamento dei colpi dalla stazione di tiro.

Scopo della prima esercitazione non è né la velocità né il tempo di esecuzione: il tiratore deve riuscire a fare un tiro mirato sul bollino (fissato sul bersaglio dall’istruttore), continuando a sparare finché non lo si centra. Si lascia un colpo in canna, e si ripone la pistola in fondina. Il tiratore impugna l’MP5, con caricatore da 15 colpi, per sparare una doppietta alla testa. I restanti colpi, invece, dovranno essere indirizzati al barilozzo.

Oltre ai due giri di corsa, il maresciallo Rocco ha creato un’ulteriore difficoltà ai carabinieri cacciatori in addestramento: ha smontato la pistola. Questo imprevisto serve per abituare l’operatore ad eventuali ostacoli.

Nessun operatore seppur con lieve affanno, si fa prendere dal panico: in sequenza e coordinati, rimontano l’arma e sparano pressocchè contemporaneamente contro i bersagli. Un suono secco: il cambio arma è eseguito con velocità.

Terminata la prima esercitazione, l’istruttore avvicina tutte le sagome, conta i colpi sparati sul bersaglio e valuta la precisione del tiro.

Dopo l’immediato e breve debriefing sul primo esercizio, il maresciallo Rocco passa subito a descrivere la seconda prova.

È un tiro a tempo per valutare la velocità di esecuzione. Si spara a 10 metri dal bersaglio. Questo esercizio si basa sulla metodica della “transition”, un "cambio arma".

Si presuppone che il tiratore stia sparando con un arma lunga che ad un certo punto si inceppa o termina i colpi. Occorre passare all’arma corta: la pistola. Si ripete l’esercizio più volte per simulare l’inceppamento o la fine dei colpi a disposizione. L’obiettivo è colpire il bersaglio alla testa.

Simulato l’inceppamento dell’arma lunga si esegue la “transition”. Il pianetto ribaltabile è sollevato. Con la pistola con un caricatore da 10 colpi, si deve mirare al barilozzo. Colpito si rimette la pistola in fondina e si torna a sparare con l’MP5. Finito l’esercizio si procede a scaricare sia l’arma lunga che la pistola.

Anche alla fine di questa seconda prova l’istruttore, in un debriefing con ogni operatore, analizza i tiri effettuati e il modo di esecuzione.

L’addestramento prevede un ultimo esercizio di tiro operativo: l’utilizzo solo della pistola effettuando dieci cambi caricatore. Si parte con l’arma in fondina, caricatore inserito e colpo in canna. La ribaltina del box rimane alzata. Ogni tiratore assume una posizione di approntamento. Quando l’istruttore fischia, si deve estrarre l’arma ed esplodere un colpo. Cambio caricatore e si esplode il secondo colpo. Si abbatte il cane, rimanendo in posizione. Il fischio dell’istruttore fa capire agli operatori che dopo lo sparo contro il barilozzo, c’è il cambio caricatore.

Questa tecnica ha una finalità: abituare e velocizzare l’operatore al cambio caricatore e ad operare con calma. Si fa in movimento perché ogni qualvolta devono prendere i caricatori dalla loro giberna, devono ricordarsi sempre dove sono posizionati.

Quando si spara oltre alle cuffie per proteggere le orecchie dal rumore degli spari, tutti gli operatori indossano occhiali di protezione per evitare che bossoli, gas ed altre particelle feriscano gli occhi.

Le armi si maneggiano in sicurezza: l’operazione di caricamento si effettua sempre con l’arma rivolta verso il bersaglio. Le dita si tengono lontane dal grilletto, distese ed appoggiate al suo lato.

La posizione per sparare è quella operativa (considerato il tipo di equipaggiamento): si posiziona la gamba sinistra in avanti e leggermente abbassata per mantenere l’equilibrio.

Nel fare fuoco è importante sincronizzare lo sparo alla respirazione: trattenere il fiato può causare tremolio ed imprecisione. Il momento migliore è dopo l’espirazione e poco prima di inspirare.

Finito l’addestramento tutte le armi sono portate in sicurezza, rivolte in basso e disarmate. Viene disinserito il caricatore e fatto scorrere il carrello per espellere eventuali colpi in canna.

I carabinieri dello Squadrone eliportato cacciatori di Calabria sono uomini altamente preparati: oltre all’addestramento quotidiano e settimanale in sede, sono sottoposti ad un addestramento annuale - che documenteremo - con il personale del 1°reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania del reparto addestrativo.

(foto dell'autore)

Leggi anche la prima parte: "Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria: dall’armeria al poligono di tiro"