Analisi sull'andamento della guerra in Ucraina: "il fronte aeronavale" (prima parte)

(di Andrea Gaspardo)
05/04/22

Da oltre cinque settimane ormai la Guerra Russo-Ucraina sta insanguinando le lande dell'Europa Orientale a nord del Mar Nero in quello che si è rapidamente trasformato nel più grande conflitto convenzionale a livello mondiale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Proseguendo nel nostro percorso di monitoraggio del conflitto in corso passiamo ora ad analizzare gli eventi della terza, della quarta e della quinta settimana del conflitto congiuntamente agli ultimi accadimenti cercando al contempo di fare il punto della situazione dal suo inizio e di intravvederne gli sviluppi futuri.

Come già fatto in passato, inizieremo parlando dell'andamento delle operazioni aeree e navali per poi passare ai fronti della guerra terrestre ed alle considerazioni strategiche d'insieme. I fronti della guerra aerea e di quella navale sono quelli dove i russi hanno fino ad ora ottenuto i risultati migliori e stanno evolvendo seguendo le direttrici che avevamo già illustrato negli aggiornamenti precedenti.

C'è da dire che sia a livello internazionale che a livello italiano persiste ad oggi una sorta di “buco nero informativo” riguardo alle operazioni aeree russe (come pure delle loro controparti ucraine, a dire la verità!) ed avendo l'autore della presente analisi dedicato tempo e risorse al monitoraggio di tali attività, il quadro di insieme che ne emerge è lontano anni luce da quanto affermato dai principali organi di stampa internazionale come pure (e questo è francamente incomprensibile) dalla stessa stampa specializzata in questioni militari.

Le Forze Aeree e Spaziali Russe hanno stabilmente conquistato il dominio dei cieli e lo esercitano sia a livello strategico che tattico. Come avevamo correttamente previsto, si sta inoltre assistendo ad un progressivo spostamento del baricentro delle operazioni aeree russe nella parte occidentale dell'Ucraina, quella ad ovest della linea Korosten-Zhytomir-Vinnitsa-Yampil. Mentre nelle prime due settimane di guerra infatti la V-VS concentrava la maggior parte del suo potere offensivo nella parte orientale, centrale, meridionale e settentrionale del paese e le incursioni dei velivoli di Mosca ad occidente erano assai più rade preferendo gli strateghi russi affidare ai missili balistici e a quelli da crociera il compito di colpire obiettivi situati laggiù, ora i velivoli ad ala fissa con la stella rossa hanno incominciato a colpire la parte occidentale del paese con la stessa regolarità delle altre.

Il successo della campagna aerea russa è in gran parte attribuibile all'esperienza maturata nel corso della Guerra Civile Siriana. Un report pubblicato nel 2018 infatti affermava che, a quel tempo, ben 2/3 di tutti gli effettivi dell'arma azzurra moscovita avessero servito per almeno un turno operativo nella campagna siriana. L'intenso impiego sul fronte del Levante ha permesso al personale della V-VS di accumulare un preziosissimo bagaglio di esperienza “sul campo”, di utilizzare nuovi sistemi d'arma e di sviluppare tattiche innovative per l'impiego sia dei velivoli ad ala fissa che di quelli ad ala rotante.

La campagna aerea dei russi è assai poco documentata dalla stampa occidentale ed ancora meno compresa, probabilmente a causa della fondamentale “non conoscenza” (leggi: ignoranza) su come i russi intendano il ruolo del “potere aereo” nelle loro complesse strategie di guerra.

Come già detto in passato, i russi hanno sempre posto l'accento sulla dimensione tattica dell'impiego dell'aviazione per quello che verrebbe definito “ruolo di artiglieria aerea”. Va da sé che per i russi il maggiore sforzo offensivo in campo aeronautico viene espresso lungo la linea del fronte e solo secondariamente nella campagna aerea a lungo raggio avente come obiettivo la distruzione delle infrastrutture, dell'economia e del complesso industriale e produttivo del nemico. A testimonianza della constatazione che nel corso di questa campagna militare l'accento dell'offensiva aerea russa sia ancora posto sulla dimensione tattica si può portare il fatto che nei cieli sopra o in prossimità di ciascuna delle città ucraine situate a ridosso dei vari fronti di battaglia la V-VS mantenga costantemente in volo 15-20 aerei armati di tutto punto ed orbitanti in cielo e pronti per intervenire ed offrire il supporto tattico richiesto dalle truppe sul terreno.

Si capisce bene che, in una simile situazione, la capacità dei velivoli russi di rimanere in volo anche per lunghi periodi di tempo sia fondamentale. Per i velivoli progettati sin dal principio per godere di un'autonomia considerevole, come quelli della famiglia Su-27/30/33/34/35, caratterizzati da grandi dimensioni e potenti motori, il problema non si pone. Altra storia è invece quella degli assaltatori a corto raggio d'azione, come i Su-25, e delle varie tipologie di elicotteri, i quali sovente sono stati intravvisti equipaggiati con 2-4 serbatoi ausiliari in modo da incrementarne l'autonomia.

La suddivisione dei compiti bellici tra le diverse classi di velivoli da combattimento schierati da Mosca notata nel primo periodo della guerra, con i Su-27SM ed i Su-35 (foto) ad offrire copertura, i Su-30 ed i Su-34 indirizzati a colpire bersagli particolarmente importanti situati in profondità rispetto alla linea del fronte ed i Su-25 impegnati invece nel supporto diretto alle truppe, ha ora lasciato il posto ad una situazione assai più fluida ed osmotica con una suddivisione meno netta dei ruoli, come quando i Su-27SM ed i Su-35 sono stati armati con razziere di varie dimensioni per attaccare obiettivi situati a terra. L'utilizzo degli elicotteri da parte delle forze di Mosca è stato intenso e generalizzato sin dalle prime battute del conflitto e non accenna a diminuire.

Tra i modelli impiegati che sono stati identificati positivamente dagli osservatori sul terreno si possono citare i vari Mi-24P/V, Mi-35M, Mi-28N e Ka-52 per le missioni di attacco ed anticarro (mancano sino ad ora conferme rispetto all'impiego del ridotto numero di Ka-50 a disposizione delle Forze Armate Russe) mentre gli elicotteri della serie Mi-8/17/171 e Mi-26 sono stati utilizzati soprattutto per gli elisbarchi dei paracadutisti o delle Spetsnaz ed il trasporto di uomini ed equipaggiamenti (ma non di rado anche i primi sono stati armati di razziere ed inviati a dare man forte ai loro “colleghi” da attacco).

Al momento è impossibile fornire dati precisi in merito alle ore di volo ed alle sortite di combattimento effettuate dai velivoli ad ala rotante di Mosca ma, non è avventato affermare che la Guerra Russo-Ucraina rappresenti uno dei pochissimi esempi (assieme alla Guerra del Vietnam ed alla Guerra Iran-Iraq) di uso “totale e generalizzato” degli elicotteri e probabilmente l'impiego di questa componente fondamentale dello strumento militare russo supererà di gran lunga quello registrato nei precedenti conflitti in Afghanistan, Cecenia, Georgia e Siria messi insieme. Questo stato di cose però non deve assolutamente far credere che i bombardamenti portati avanti dai velivoli russi siano “meno intensi” di quelli puramente “strategici” che caratterizzano invece le dottrine di guerra “occidentali” e che abbiamo visto all'opera un'infinità di volte.

A titolo esemplificativo basterà ricordare che al termine della Seconda Guerra Mondiale furono gli aerei sovietici a detenere il record sia per numero che per tonnellaggio di bombe sganciate in azioni belliche. Tale affermazione può a prima vista sembrare una sparata priva di senso, ma non è affatto così.

Tutti quanti abbiamo infatti in mente le campagne di bombardamento strategico da parte degli Alleati che ridussero progressivamente in cenere le città tedesche e giapponesi; eventi bellici sui quali esiste una sterminata produzione letteraria e documentarista. Eppure sul fronte di guerra dell'Europa Orientale, i sovietici decisero di declinare la teoria del “potere aereo” a loro modo e, a partire dalle battaglie di Kursk e del Kuban dove riuscirono finalmente a strappare ai tedeschi il controllo dei cieli, si imbarcarono in una mastodontica campagna di “supporto tattico” che li portò fino al termine del conflitto ad aver sganciato un tonnellaggio di bombe doppio rispetto a quello sganciato durante tutta la guerra dagli Stati Uniti e dall'Impero Britannico presi insieme; e questo anche considerando il fatto che le bombe sganciate dai velivoli sovietici fossero di dimensioni e tonnellaggio più ridotto rispetto alle loro controparti adoperate dagli Alleati occidentali.

Dato che le missioni di bombardamento a lungo raggio effettuate dallo sparuto numero di bombardieri strategici sovietici furono assai poca cosa, va da sé che la quasi totalità “dell'esplosivo” venne sganciato in missioni di appoggio tattico. Tale esperienza ha avuto un riflesso importantissimo sullo sviluppo che hanno avuto nel Dopoguerra prima le Forze Aeree Sovietiche e poi le Forze Aeree Russe, così come le armi azzurre di tutti quei paesi che, prima o dopo, in una maniera o nell'altra, sono stati in tutto od in parte influenzati da Mosca. Da questo punto di vista, la Guerra d'Ucraina non è un'eccezione ed, anzi, conferma la regola.

Riannodando il filo di quanto detto nel corso degli aggiornamenti precedenti, attualmente la V-VS mantiene costantemente nel teatro delle operazioni fino ad un massimo di 4 aerei del tipo AEW&C Beriev A-50 “Mainstay”. Sviluppati a partire dalla cellula del trasporto Ilyushin Il-76 “Candid”, gli A-50 orbitano nello spazio aereo della Bielorussia e nei cieli dell'oblast' di Rostov a 70-100 chilometri dalla linea di confine in modo da mantenersi al di fuori dell'inviluppo delle batterie superstiti di S-300 ucraini (i sistemi antiaerei a più lungo raggio in possesso di Kiev).

Il radar “Vega-M”, dal diametro di 9 metri, posizionato sul dorso dei velivoli ha la capacità di individuare bersagli aerei fino a 650 chilometri di distanza, bersagli navali fino a 400 chilometri di distanza, e bersagli terrestri fino a 300 chilometri di distanza. Potendo individuare e “seguire” fino a 150 bersagli alla volta, lo A-50 è il velivolo ideale sia per captare le puntate offensive dei velivoli ad ala fissa ucraini superstiti sia per individuare le grandi concentrazioni di forze meccanizzate nemiche sul terreno.

Una volta individuati i bersagli, gli A-50 passano le informazioni ad altre piattaforme aeree più lente ma dotate di sensori più adatti alle missioni ELINT come gli Ilyushin Il-20M, Ilyushin Il-22, Ilyushin Il-22M, Ilyushin Il-22PP e Tupolev Tu-214R già citati in passato.

Al di là degli obiettivi “strategici”, il lavoro di tutte queste altre piattaforme è quello di monitorare le attività dei quartier generali delle unità di terra ucraine e trasmettere i dati al Quartier Generale delle Forze Armate Russe così come alle unità di terra russe impegnate sul terreno. Queste ultime poi sono ampiamente dotate di UAV (completamente assenti nei primi giorni di combattimento ma, dal 1 di marzo ad ora, impiegati in maniera massiccia) adatti alla ricognizione tattica ed hanno reparti di FAC (“forward air controller”, traducibile con “operatori per il controllo al volo avanzati”) aggregati.

Tutti questi assets riforniscono costantemente di informazioni i suddetti A-50 che assegnano poi gli obiettivi in ordine di priorità ai reparti di cacciabombardieri.

Questi ultimi vengono adoperati sia sulla linea del fronte che per colpire gli obiettivi situati in profondità; in quest'ultima casistica le operazioni acquisiscono connotati affini a quelli del bombardamento strategico inteso nel senso occidentale del termine (stile Guerra del Golfo-Desert Storm). In tal caso i russi attaccano gli obiettivi preselezionati solitamente su tre ondate principali ogni singolo giorno.

Ciascuna “zveno” è aperta dai Su-24MR che hanno il compito di “scovare” i sistemi antiaerei ucraini superstiti. Essi sono accompagnati dai Su-34 e dai Su-35 ottimizzati rispettivamente per le operazioni di bombardamento e di superiorità aerea ma che per l'occasione sono anche dotati, tra gli altri, dei missili Kh-31 nella loro versione “P”, sviluppata appositamente per le missioni antiradiazione, che vengono attivati solamente se le difese antiaeree nemiche entrano in azione.

Gli altri reparti di cacciabombardieri in volo sono armati esclusivamente con ordigni aria-suolo che possono essere “intelligenti” o meno.

Nonostante il Kh-31 non sia l'unico missile antiradiazioni in servizio presso le Forze Armate Russe, esso è comunque diventato l'arma di elezione per le missioni SEAD/DEAD grazie alla sua duttilità e capacità di essere installato su ben 8 piattaforme aeree in servizio presso le Forze Aeree e l'Aviazione di Marina Russe. Con il passare del tempo sono emersi nuovi dettagli riguardo alle missioni SEAD/DEAD condotte dalle Forze Aeree Russe.

Vi avevamo già raccontato che per disarticolare lo schieramento antiaereo ucraino, i russi (ispiratisi alle tattiche “Party of Puba” utilizzate dagli americani durante Desert Storm) avevano inizialmente inviato nei cieli ucraini “stormi” di droni-bersaglio ENIKS E95M aventi come scopo proprio quello di attirare le batterie di missili terra-aria nemiche per agevolarne poi la distruzione. Tale tattica si è rivelata un grande successo nei primi giorni di guerra ma poi gli ucraini si sono fatti furbi ed hanno imparato a distinguere le tracce lasciate dai piccoli E95M, ignorandoli e concentrandosi sulle emissioni dei velivoli più grandi. A quel punto i russi hanno cambiato tattica e, ispirandosi questa volta alle operazioni degli azeri nel corso della Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh, hanno mandato avanti questa volta dei vecchi biplani Antonov An-2 trasformati in droni ed appesantiti mediante l'installazione di dispenser per il disturbo elettronico cosicché potessero simulare aerei da trasporto più grandi come gli Ilyushin Il-76. Non riuscendo inizialmente a distinguerli, le difese antiaeree ucraine superstiti li hanno nuovamente attaccati venendo ancora una volta obliterate dalle ondate successive dei cacciabombardieri con la stella rossa.

Avendo imparato la seconda sanguinosa lezione, dopo la terza settimana di guerra gli ucraini hanno iniziato ad ignorare anche gli An-2 ed hanno sensibilmente ridotto l'impiego delle loro batterie missilistiche antiaeree, attivandole solamente per intervalli di tempo limitato e cercando di spostarle il più possibile. La risposta dei russi non si è fatta attendere e ciò ha coinciso con il terzo cambio di strategia: non utilizzare più droni-bersaglio di alcun tipo e inviare invece in missioni di “caccia libera” formazioni di Su-30 e Su-34 equipaggiati con un massiccio jammer denominato SAP-14 agganciato nella parte centrale della fusoliera ed abbinato a due jammer più piccoli denominati SAP-518 posizionati invece sulle estremità alari. Gli aerei così equipaggiati possono “stanare” i SAM nemici e poi attaccarli nuovamente con i missili antiradiazione.

Gli ucraini sono nuovamente corsi ai ripari ed hanno sostanzialmente smesso di attaccare gli aerei russi concentrando invece la loro attenzione sugli elicotteri e sui missili da crociera, anch'essi utilizzati dai russi in abbondanza.

Per la quarta volta i russi hanno cambiato tattica e, come emerso da diversi video diffusi in Internet, stanno ora utilizzando i loro UAV (Unmanned Aerial Vehicle) da ricognizione, in special modo i Forpost, per individuare le posizioni dei sistemi di difesa antiaerea ed obliterarle poi con i missili 9K720 Iskander (foto). Non resta altro da fare che continuare a monitorare questo particolare aspetto della guerra aerea per capire quali saranno i prossimi colpi di scena.

Per quanto attiene invece alle missioni di bombardamento, come affermato nelle analisi precedenti, la grande maggioranza di tali operazioni da parte russa sono portate a termine utilizzando bombe a caduta libera del tipo “FAB” appartenenti alle cosiddette “serie 1954” e “serie 1962” tuttavia nel corso dei giorni (e contrariamente a quanto affermato dalla maggior parte dei media) i russi hanno cominciato ad utilizzare le cosiddette “bombe intelligenti” in maniera via via crescente. Immagini televisive e resti rinvenuti nei pressi degli obiettivi bombardati hanno permesso di identificate finora i seguenti modelli: bombe della famiglia KAB-250, in particolare le KAB-250LG-E a guida laser e, più raramente, le KAB-250S-E a guida satellitare, le KAB-500KR a guida TV, le KAB-500L a guida laser, le KAB-500S-E a guida satellitare, le KAB-1500L a guida laser, le KAB-1500S-E a guida satellitare e le PBK-500U Drel a guida satellitare.

Nel corso dei recenti attacchi agli aeroporti ucraini, hanno fatto nuovamente apparizione (dopo il loro debutto nella Guerra Civile Siriana) anche le BETAB-500 con compiti prevalentemente antipista ma impiegabili anche contro altri tipi di bersagli “induriti”. Per utilizzare tutte le armi sopra menzionate pare che i russi abbiano fatto affidamento solamente sui Su-34, anche se molti di tali ordigni sono compatibili con altri velivoli in servizio presso la V-VS.

Nelle missioni di supporto tattico i russi usano generalmente una gran quantità di bombe non guidate appartenenti alle già citate serie “FAB” ma si è visto anche un largo impiego delle OFAB-100-120, queste ultime ideali per l'impiego contro la fanteria ed i mezzi corazzati leggeri, così come dei dispenser per submunizioni KMGU e KMGU-2. Un discorso a parte deve essere fatto per le “bombe cluster” altresì dette “bombe a frammentazione” come le RBK-250 e RBK-500.

Sebbene i russi abbiano sempre utilizzato tali ordigni come parte integrante delle loro strategie belliche, il loro impiego sul fronte ucraino ha contribuito ulteriormente ad esporre la Russia alla pubblica condanna internazionale. Qui è necessario aprire una parentesi relativa ai crimini di guerra ed ai bombardamenti indiscriminati ai danni dei civili causati dalle Forze Aeree Russe. Innanzi tutto è necessario specificare che, a partire da uno studio dei manuali d'addestramento della V-VS, i piloti dei velivoli russi non bombardano propriamente “obiettivi” bensì bombardano “coordinate”.

Come già spiegato in una precedente analisi, i piloti russi utilizzano come sistema di navigazione e di ausilio al bombardamento computerizzato lo SVP-24 Gefest. Quando i piloti, di solito già in volo, ricevono dagli A-50 la lista degli obiettivi da bombardare, lo fanno tramite coordinate spaziali che essi devono inserire nel computer in modo che esso programmi la rotta ed il successivo rilascio automatico degli ordigni una volta che il velivolo abbia raggiunto il punto di sgancio ottimale. Tuttavia nel corso di tutta la procedura, i piloti russi non ricevono alcun tipo di “briefing” sulla natura dell'obiettivo che vanno a bombardare. Solo a cose fatte essi sapranno se le “coordinate” che essi hanno centrato con i loro ordigni erano situate in corrispondenza di un centro di comando nemico oppure di una scuola per bambini. I piloti russi hanno quindi il compito di far volare i loro velivoli e di farli ritornare alla base sottraendoli all'eventuale reazione del nemico ma per quanto riguarda il bombardamento vero e proprio sono poco più che dei “passa carte agli ordini di un computer”.

A questo punto una domanda che sovviene spontanea è: quanto questo sistema è prono ad errori è può causare perdite “collaterali”? In realtà non più di qualsiasi altro sistema adottato dagli altri paesi come gli Stati Uniti, Israele, la Francia, ecc... Tuttavia è necessario e doveroso aggiungere che, sovente, i bombardamenti russi ai danni di ospedali, scuole, uffici amministrativi, ecc... non sono “danni collaterali”, bensì “danni intenzionali”. Se, come ho detto prima, i piloti russi non sanno effettivamente cosa stanno bombardando fino al termine delle loro missioni, ciò non vale per gli operatori degli A-50 e degli altri velivoli ELINT che raccolgono dati di intelligence sugli obiettivi, così come non vale per gli ufficiali in comando (soprattutto del Quartier Generale) che materialmente stilano le liste di obiettivi da colpire; loro lo sanno benissimo che cosa e dove i loro piloti bombardano, e per questo si limitano a fornirgli solamente le “coordinate” senza ulteriori informazioni.

L'origine di questo “modus operandi” risale alla Guerra in Afghanistan quando ad un certo punto del conflitto i reparti di volo di prima linea si rifiutarono di fungere da “mazza” per continuare l'opera di “spopolamento” ai danni dei civili afghani. La ragione per la quale ospedali, scuole, aree residenziali ed obiettivi civili in generale rientrano nella casistica dei “bersagli legittimi” esattamente sullo stesso piano degli obiettivi militari va anch'essa ricercata nei manuali operativi delle Forze Armate Russe che, essendo rimasti essenzialmente inalterati nelle linee guida rispetto all'esperienza della Seconda Guerra Mondiale sono ancora ancorati ad un concetto assimilabile alla “guerra totale” nella quale militari e civili tendono ad essere sostanzialmente equiparati, onde per cui il bombardamento dei civili contribuisce secondo gli strateghi del Cremlino a “piegare il morale del nemico”. Ecco quindi che, quando la resistenza del nemico diventa particolarmente ostinata ed il gioco si fa duro, nella dottrina militare russa rispondere con durezza diventa non solamente accettabile, ma addirittura meritorio e le inevitabili vittime civili sono “accettabili”.

Ovviamente tale approccio risulta improponibile agli occhi di un italiano di oggi ma, a ben vedere, diverse critiche che il cosiddetto Occidente muove oggi alla Russia in merito alla condotta delle sue operazioni nei confronti delle città ucraine dovrebbero farci ricordare per esempio (ma di esempi se ne possono veramente fare a iosa!) gli eventi di Raqqa del 2017, quando gli Stati Uniti intimarono agli abitanti di questa una volta fiorente città siriana, a quel tempo “colpevole” di essere stata eletta a de facto capitale dello Stato Islamico i cui tagliagole tenevano in ostaggio la popolazione locale, di andarsene pena il venire bombardati fino all'annichilimento, e gli stessi combattenti curdi delle SDF non andarono certo per il sottile quando si trattò poi di “liberare” le macerie dopo il diluvio di fuoco. Questo per ricordare a noi tutti che la vita dei siriani allora non valeva di meno rispetto a quella degli ucraini oggi solo perché gli ucraini sono “belli”, “bianchi”, “cristiani” ed “europei”, chiusa la parentesi.

Sempre più importante per lo sforzo bellico di Mosca si sta rivelando il settore degli UAV e quelli delle cosiddette “munizioni circuitanti”, meglio note con il loro nome inglese di “loitering munitions”.

Dopo una totale assenza iniziale, a partire dal 1 di marzo gli UAV russi hanno incominciato ad essere utilizzati in maniera sistematica ed in grandi numeri tanto che oggi addirittura ciascun reggimento delle Forze Armate Russe impegnate in Ucraina ha la sua unità autonoma di UAV.

Non è un caso che, delle circa 20 tipologie di UAV e UCAV ufficialmente in servizio presso le Forze Armate Russe, ben 10 siano già stati positivamente riconosciuti come impiegati nelle operazioni belliche. Sfortunatamente (e per ovvie ragioni) non abbiamo a disposizione una mappa completa e dettagliata di tutte le operazioni condotte dai droni moscoviti, ma pare che fino ad ora i modelli che sono stati utilizzati in maniera più diffusa siano stati i Forpost, gli Orlan-10 e gli Eleron-3SV.

Gli UAV russi sono utilizzati per missioni di ricognizione, appoggio del fuoco d'artiglieria e controllo danni, tuttavia i Forpost hanno dimostrato pure un'inedita capacità d'attacco avendo bombardato le unità corazzate ucraine utilizzando missili anticarro X-BPLA appositamente sviluppati.

Per quanto riguarda invece gli UCAV (Unmanned Combat Air Vehicle) veri e propri, la Guerra Russo-Ucraina ha visto fino ad ora un notevole impiego del Kronshtadt Orion, nonostante esso sia un sistema relativamente nuovo e fino ad ora in servizio in non più di una trentina di unità. In particolare gli Orion russi stanno venendo impiegati molto intensamente nei combattimenti attorno a Mariupol dove hanno ottenuto alcuni importanti successi colpendo sia veicoli corazzati che centri di comando nemici.

Non si hanno notizie invece dell'impiego del nuovissimo UCAV Luch Korsar ma essendo esso un'arma assolutamente sperimentale e ben lungi dall'essere ancora introdotta in servizio è quasi certo che esso non parteciperà a questa guerra.

I russi si sono affacciati relativamente in ritardo al concetto operativo delle “munizioni circuitanti” ma dopo lo shock dei successi ottenuti dagli azeri durante la Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh, sono corsi ai ripari sviluppandone due tipologie: lo ZALA Aero KUB-BLA e lo ZALA Aero LANCET-3, entrambi già impiegati in Siria e che ora stanno trovando nel teatro operativo ucraino il loro nuovo scenario di impiego. Ricordiamo inoltre che a partire da abbondanti evidenze risultanti dall'analisi dei filmati provenienti dai fronti di guerra è chiaro che tanto i russi quanto gli ucraini stiano impiegando, a fianco dei loro UAV e UCAV militari anche un grande numero di droni civili che, sul modello già visto in Siria con l'ISIS e i vari gruppi di ribelli siriani, sono stati “militarizzati” e vengono impiegati per una vasta gamma di missioni, incluso il rilascio di munizionamento improvvisato.

La nostra analisi sulle operazioni aeree russe nella presente guerra non sarebbe però completa se ci dimenticassimo di parlare dell'impiego dei missili balistici e dei missili da crociera. Come già accennato in passato, questa guerra è stata caratterizzata da subito da un ampio utilizzo da parte russa di missili balistici 9K79 OTR-21 Tochka (foto) e 9K720 Iskander lanciati da terra ed un utilizzo limitato ma dalla fortissima eco mediatica del missile balistico aviolanciabile Kh-47M2 Kinzhal.

Sin dal primo giorno di guerra, sia i Tochka che gli Iskander sono stati lanciati ad un ritmo di 50/55 missili al giorno con una progressiva tendenza all'aumento tanto da aver ormai superato i 2000 ordigni lanciati. Gli obiettivi presi di mira sono stati tra i più disparati, con una particolare predilezione per gli aeroporti, i depositi di armamenti e quelli di carburante e, nell'economia generale della guerra possiamo senza dubbio dire che la resa operativa dei missili balistici russi basati a terra è stata eccellente.

Interessante è stato poi il debutto operativo del Kinzhal, utilizzato il 18 di marzo per colpire un deposito sotterraneo di munizioni situato a Deliatyn ed il 19 marzo questa volta invece per colpire un deposito di carburante situato a Konstantinovka.

Molto intenso è stato fino ad ora anche l'impiego di missili da crociera per colpire quelle aree dell'Ucraina non “battute” abitualmente dall'aviazione tattica. Anche in questo caso i russi hanno tratto beneficio dall'esperienza accumulata durante la Guerra Civile Siriana.

Gli attacchi a mezzo di missili da crociera hanno inflitto alcune delle perdite più serie agli ucraini, come durante il bombardamento della base militare di Yaroviv, avvenuto il 13 di marzo, che ha spazzato via un'intera unità di volontari stranieri giunti per combattere a fianco delle forze ucraine, e quello ai danni della base della 36a brigata della Fanteria di Marina che ha provocato la morte di numerosi fanti di marina ucraini.

Come detto all'inizio della presente analisi, il fronte della guerra aerea è quello dove Mosca è riuscita sino ad ora ad ottenere i risultati migliori grazie al massiccio impiego dei velivoli ad ala sia fissa che rotante, dei missili balistici e dei missili da crociera. Nonostante l'attenzione di gran parte degli osservatori internazionali si stia attualmente spostando sul monitoraggio delle trattative che dovrebbero portare quanto meno ad un cessate-il-fuoco tra le parti, la realtà assai più prosaica ci deve portare a constatare che, al contrario, Mosca stia ulteriormente rafforzando il suo potenziale aereo nel teatro delle operazioni in vista di ulteriori escalation.

All'inizio dell'invasione pareva che la V-VS avesse schierato attorno all'Ucraina circa 230 aerei da combattimento tattici ma sembra che tale cifra stia venendo rinforzata per giungere a quota 500 (con gli elicotteri esclusi dal totale!). Parallelamente si sta assistendo anche ad una escalation nell'utilizzo di missili balistici, missili da crociera e “bombe intelligenti” in drammatica controtendenza con i report i quali affermavano invece che gli stock di tali ordigni fossero “molto limitati”. Evidentemente le informazioni fornite dalle agenzie di intelligence occidentali in questo senso vanno considerate come errate.

Prima di concludere, è necessario ora dare un'occhiata alle perdite che la V-VS ha sofferto fino ad ora. Secondo il bollettino emesso giorno per giorno dal Quartier Generale delle Forze Armate Ucraine, le perdite che le Forze Aeree e di Difesa Antiaerea hanno inflitto alle loro controparti russe dall'inizio delle ostilità assommano a 147 aerei e 134 elicotteri, per un totale di 281 velivoli, oltre ad 92 tra UAV e UCAV. Eppure, dall'analisi di foto e filmati provenienti dai vari fronti della guerra le perdite russe documentate e verificate assommano fino ad ora a 19 aerei e 38 elicotteri, per un totale di 57 velivoli, oltre a 31 tra UAV, UCAV, munizioni circuitanti e persino un drone bersaglio.

Esiste pertanto un enorme divario tra le perdite di velivoli e droni dichiarati come distrutti dagli ucraini e quelli che sono stati assolutamente verificati da diverse fonti indipendenti.

Analisi sull'andamento della guerra in Ucraina: "il fronte aeronavale" (seconda parte)

Foto: MoD Fed russa / RIA Novosti