AeroSpace Power Conference: “impeccabile”, quasi...

(di Andrea Cucco)
15/05/23

Da venerdì 12 a domenica 14 maggio, presso “La Nuvola di Fuksas” a Roma, l’AeroSpace Power Conference ha riunito oltre 1800 partecipanti (tra cui delegazioni di 41 paesi, 25 capi di forze aeree ed esperti - nezionali e stranieri - da organizzazioni governative e realtà accademiche ed industriali) per fare il punto sullo stato e gli sviluppi futuri del settore aerospaziale in occasione del centenario della costituzione della... “Regia Aeronautica” (dal 1946 “Aeronautica Militare”).

L’AM ha fatto le cose in grande e l’evento ha rappresentato sicuramente un momento d’orgoglio, per i numerosissimi servitori in blu dello Stato, ma anche per semplici “cittadini” della Repubblica “democratica”, come il sottoscritto.

Il convegno è stato aperto dal capo di stato maggiore, generale s.a. Luca Goretti, che, sfoggiando un inglese perfetto, ha riscattato la tradizione di scarse conoscenze linguistiche nazionale. Ma si sa, i piloti si formano negli States e almeno metà di loro sono stati “rapiti” da celebri film americani, non più certo da “I tre aquilotti” del 1942.

Un bel video promozionale introduttivo (sempre in lingua inglese) in cui viene ripercorsa in 134 secondi la storia del volo e della Forza Armata, dai prati allo spazio, mi ha preoccupato perché, con una guerra poco distante e nostri velivoli intenti a proteggere il fianco est della NATO, gli unici colpi “sparati” erano i flare (contromisure difensive) di un Eurofighter (vedi video).

Va bene essere i veri pacifisti, ma oggi un "minimo sindacale" di deterrenza armata per immagini aiuterebbe…

Ricordando però l’imbarazzo di qualcuno in AM per la chiosa finale di una mia vecchia intervista al comandante del 32° stormo di Amendola, ho preferito "sorvolare". Riguardo agli F-35 il colonnello disse testualmente: In un confronto aereo un tempo si facevano considerazioni del tipo “Qui me la cavo...”, “Qui me la gioco...” o “Qui devo stare attento”. A bordo di un F-35 il pensiero non può essere altro che “Povero colui che si trova dall’altra parte!!!”

Ebbene ci fu chi rispose turbato: “E che cosa fa? Spara???” (sperando inutilmente in un taglio del finale).

A me sembrava scontato che in un (eventuale) confronto aereo si potesse arrivare ad aprire il fuoco, tuttavia, in tempi di puro “dual use” (ministro 29+1), quella chiusura di articolo a qualcuno in divisa (!) sembrò scandaloso…

Altri tempi, altri personaggi?

Siamo arrivati al 2022 e “grazie” ad una guerra convenzionale vera, le forze armate si sono scoperte... del tutto impreparate a conflitti ad alta intensità!

Ricordiamo l’allarme lanciato da un grande capo di stato maggiore della Difesa, il generale dell’Aeronautica Militare Enzo Vecciarelli? Al termine della guerra in Nagorno Karabakh nel 2020 (!) mise in guardia i politici (ed i colleghi che negavano e censuravano fino al giorno prima persino le semplici domande) sulla nostra inadeguatezza.

Come da italica tradizione all'ammonimento sembra essere seguito solo chiacchiericcio: nulla di significativo, reale o concreto.

Con l’attuale invasione dell’Ucraina del 24 febbraio dello scorso anno è cambiato qualcosa? Be’ si è deciso di spostare dal 2024 al 2028 il raggiungimento del 2% del PIL per la Difesa! Sconcertante (per non utilizzare altri termini). Anche perché servirebbe una legge straordinaria per rimettere in sesto una sola forza armata come l'Esercito...

Nel frattempo, fraintesi e dileggiati o meno, molti ufficiali si sono cosparsi il capo di cenere e hanno - seppur tardivamente - cominciato ad addestrare i loro uomini in scenari (finalmente) “warfighting”. Questo, pur senza le dotazioni d'arma oggi indispensabili...

Il “siamo pronti” è credibile oggi? Lo stesso ministro ha da mesi giustamente ammesso che il modello delle nostre forze armate è ancora quello del peacekeeping.

Nessun “lo avevamo detto” potrà mai compensare le conseguenze che il nostro popolo dovrà pagare in caso di guerra, quindi non rimarcheremo di aver messo per anni in guardia la politica con questo giornale (con il solo risultato di venir boicottati). Lo abbiamo scritto in italiano per italiani, cosa potevamo aspettarci? Nulla! Ma oggi se si chiede se ci si addestra alla guerra va bene qualsiasi risposta, ma non “lo abbiamo sempre fatto”.

Se poi, argomentando, per esempio di capacità (chiarisco NON di “merito”, quello è fuori discussione!) si utilizza l’evacuazione degli afgani da Kabul "senza nessun problema" (la stessa che ha portato a galla enormi limiti e carenze nel trasporto strategico dell’Aeronautica Militare - leggi articolo del 30 agosto 2021), ci si sente un po' presi in giro.

Gli afgani che abbiamo portato indietro, per una parte non indifferente, sono stati caricati a bordo di C-17 statunitensi (velivoli con una capacità di carico 5 volte superiore e autonomia ben maggiore dei nostri onesti, almeno fino al 2021 numericamente scarsi e limitati C-130).

Il generale Goretti ha chiuso sabato il ciclo di panel (che potete seguire al seguente link) con un: “Per essere rilevanti dobbiamo saper guardare avanti, con passione e motivazione, verso il futuro e verso i prossimi 100 anni”.

Mi permetto una considerazione e la rivolgo anche all’attuale (preparato ma comunicativamente assai fugace e selettivo) ministro della Difesa: “Non guardiamo al futuro se non siamo capaci di ammettere e rimediare alle reali condizioni del presente.

Se abbiamo avuto difficoltà con 5000 civili, come potremo trasferire militari e mezzi che, già oggi, non possono essere imbarcati sui nostri C-130? Sempre facendo affidamento sugli altri? E siamo consci che, alla luce della cronaca militare, dovremmo ragionare per ordini di grandezza ben superiori?

Vi lascio alle parole del generale Goretti, confidando che - magnifico oratore - possa essere presto disponibile a rilasciare un'intervista (anche...) a questo giornale su altri punti di interesse ("nazionale").

Morale: se quando si lanciano allarmi (vedi gen. Vecciarelli) la politica è indolente, come ci si può aspettare reattività con gli ottimo ed abbondante o i comunque ce la si cava da 100 anni?

Foto: Difesa Online / Aeronautica Militare