Siria: Mosca invia droni armati, cacciabombardieri e reparti combattenti dall'Ucraina

(di Franco Iacch)
12/09/15

I russi starebbero per inviare in Siria truppe della stessa brigata che ha contribuito ad annettere la Crimea. La decisione, se confermata, avrebbe senso: Mosca avrebbe optato per le truppe già pronte al combattimento. Tra queste anche unità specnaz del tutto autonome.

Il Cremlino non ha confermato (ne smentito) lo spostamento delle unità in Siria. Sarebbe comunque una scelta quasi obbligata.

Lo scorso anno Mosca ha speso enormi risorse per ammassare truppe in Crimea ed Ucraina, ma il rafforzamento militare in Siria suggerisce che Putin ha deciso di combattere lo stato islamico con le proprie regole.

Ufficialmente Mosca ha schierato in Siria tecnici ed esperti militari, ma continua a rafforzare la sua presenza militare nella provincia costiera occidentale di Latakia. Il senso logistico di tale dispiegamento è giustificato in virtù del fatto che il Mediterraneo orientale è di competenza della Flotta da Guerra del Mar Nero.

Putin, appare ormai evidente, farà di tutto per non perdere la sua influenza in Siria attraverso il governo di Assad e quella base orientale nel Mediterraneo, unica nel suo genere. La base navale di Tartus, sulla costa mediterranea della Siria, è l'unico avamposto russo nella Regione dopo il crollo dell'Unione Sovietica.

Se il governo di Damasco dovesse cadere, la Russia perderebbe quasi certamente i suoi diritti sulla base. E l'Occidente dovrebbe ripassare anche la storia recente. Putin ha schierato truppe e missili per preservare la base navale di Sebastopoli, che ospita il comando della Flotta da Guerra del Mar Nero. La Crimea venne trasformata in una fortezza, con 50 sistemi missilistici S-300, una ventina di batterie mobili, armi pesanti e reparti speciali. Operando da Sebastopoli, i russi hanno preservato la capacità di proiettare il potere nell'intera Regione.

Bisognerebbe capire fino a dove Putin vorrà spingersi per proteggere Assad. Le ultime foto satellitari confermerebbero tale determinazione: i russi avrebbero inviato droni armati ed aerei da combattimento nel nord della Siria. Circa mille soldati sono già stati schierati a protezione dell'aeroporto al-Assad International, a sud di Latakia. Il dispiegamento si è reso necessario per garantire il ponte aereo che continua senza sosta ad un ritmo di quattro voli al giorno.

L'isolamento dell'Occidente nei confronti della Russia, a seguito delle sanzioni imposte dopo la vicenda Ucraina, ha in un certo senso autorizzato Putin ad agire senza alcun tipo di consenso internazionale. Anzi, proprio per i russi, riscoperti patriottici dopo la vicenda Ucraina, Putin è stato il solo ad allinearsi con il regime siriano in nome della lotta al terrorismo e l'estremismo. Gli Stati Uniti, invece, sarebbero coloro che avrebbero facilitato l'ascesa dello Stato islamico con il fallimento della loro strategia. Mosca, infatti, non fa parte della coalizione internazionale contro l'Isis.

Il prossimo passo dei russi? Semplice. Ammassare corazzati ed elicotteri d'assalto , prima di passare al contrattacco.

Curiosa, infine, l'assenza dell'Isis, movimento che con il suo ramo mediatico ha sempre fatto sentire la propria voce in riferimento alle dinamiche internazionali. Forse gli strateghi del Califfato hanno sottovalutato la Russia. Putin non cederà mai le sue basi in Siria.

Lo Stato islamico, potrebbe ritrovarsi ad affrontare un nemico contro cui non ha alcuna possibilità di vittoria. I russi di oggi non sono quelli schierati in Afghanistan. E i terroristi dell'Isis non sono i mujaheddin supportati dagli USA. E se al-Baghdadi mantiene ancora un minimo di autoconservazione, si guardarà bene dall'autorizzare qualsiasi azione contro gli avamposti russi.

Putin, che ha ammesso di aver pensato ad un attacco nucleare per proteggere la Crimea, potrebbe scatenare la “sua guerra”. E non ha bisogno di chiedere il permesso a nessuno.

(foto: MoD Fed. russa / kremlin.ru)