In memoria del generale Issam Zahreddine

(di Andrea Gaspardo)
13/01/20

Da tempo immemore, gli anniversari hanno giocato un ruolo importantissimo nella memoria collettiva di un paese, specie se in guerra. Il 18 ottobre, i Siriani di ogni età e ceto sociale si sono fermati per ricordare la memoria di un uomo che ha fatto per anni regolare capolino nelle cronache giornalistiche del Medio Oriente.

Se è vero che alcuni uomini riescono con il proprio volto e carisma a diventare dei “simboli” dei tempi in cui vivono, il maggior generale Issam Jad'aan Zahreddine è stato senza dubbio uno di essi. Grazie alle sue gesta e all'iconica figura, il generale Zahreddine si è guadagnato negli anni un'aura quasi mistica nel corso della “Guerra Civile Siriana” e la prematura morte sui campi di battaglia di Deir ez-Zor non ha fatto altro che cementare ulteriormente la fama di un uomo che, per i Siriani, ed in particolare per i soldati che hanno combattuto sotto il suo comando, è già un eroe nazionale, nonostante il fatto che la guerra nel corso della quale egli si sia distinto non sia ancora terminata.

Nato nel 1961 nel piccolo villaggio rurale di Tarba, nel governatorato meridionale di As-Suwayda, in una famiglia di antiche tradizioni militari, Zahreddine era forse, al di fuori della Siria, il volto più noto della comunità drusa siriana e racchiudeva in sé tutte le caratteristiche della sua gente; dallo spirito libero ma allo stesso tempo profondamente deferente e lealista verso il potere costituito, di indole dura, ma abituata a tirare avanti senza lamentarsi.

Gli inizi della sua carriera militare risalgono al 1980 quando, appena diciannovenne, prestò servizio come soldato coscritto non già nelle forze armate siriane bensì nella milizia del partito Ba'ath (la principale formazione politica del panorama costituzionale siriano negli ultimi decenni).

Al termine del suo periodo di servizio militare obbligatorio, nel 1982, Zahreddine decise di proseguire la carriera militare (cosa piuttosto comune tra i Drusi siriani) diventando ufficiale delle Forze Speciali, all'epoca comandate dal leggendario generale Ali Haydar (foto), alawita come la famigla Assad, che, avendone intuito potenzialità e capacità, lo prese sotto la sua protezione. Infine, nel 1987, Zahreddine venne trasferito nei ranghi della Guardia Repubblicana, la forza d'élite per eccellenza delle forze armate siriane e, all'epoca, “riserva di caccia” quasi preclusa a tutti i Siriani non membri della comunità alawita, prima come ufficiale tra le forze corazzate e meccanizzate e poi tra quelle aviotrasportate.

I cinque lustri seguenti videro l'ufficiale di origini druse scalare progressivamente i livelli della scala gerarchica militare fino a diventare comandante della 104° brigata (l'unità aviotrasportata all'interno della Guardia Repubblicana), ma sarebbero stati gli eventi successivi al 2011 a costituire il vero spartiacque nella vita di quest'uomo.

Quando, a partire dal marzo 2011, la Siria venne scossa da una serie di imponenti manifestazioni popolari, presto degenerate in una violenta guerra civile ed in una più grande guerra regionale tutt'ora in corso, le forze della Guardia Repubblicana e delle altre formazioni d'élite dell'esercito siriano furono tra le prime ad essere mobilitate, prima nel contenimento delle manifestazioni, e poi nella repressione della rivolta armata, quando gli eventi sfuggirono completamente di mano.

In veste di comandante della 104° brigata della Guardia, Zahreddine venne distaccato, sempre alla testa dei suoi uomini, nei più diversi teatri di battaglia attorno al paese, distinguendosi come capofila di una nuova generazione di generali siriani (tra i quali meritano di essere menzionati anche Rukin Mohamed Khaddor e Suheil Salman al-Hassan) temprati dalla guerra e capaci di fare tesoro delle inedite esperienze che il conflitto ha sottoposto alle ingessate e poco flessibili forze armate siriane.

Tra i luoghi che hanno visto l'apparizione di Zahreddine ci sono i sobborghi di Douma e Harasta nella città di Damasco, la regione di Ghouta nel Rif Dimashq, Homs, Aleppo, As-Suwayda e persino al-Hasakah, nell'estremo nord-est della Siria. Tuttavia il luogo al quale rimarrà per sempre indissolubilmente legata la memoria del generale Zahreddine è la città di Deir ez-Zor, nella zona orientale della Siria, lungo il medio corso del fiume Eufrate. Qui il generale Zahreddine venne rischierato, assieme ad un nucleo della “sua” 104° brigata, per coordinare le forze leali al presidente Assad rimaste a difesa della città contro il dilagare dei ribelli e, successivamente, dell'ISIS, e per sostituire il generale Jameh Jameh da poco rimasto ucciso nei combattimenti urbani.

A partire dal luglio del 2014 fino al settembre 2017, Zahreddine riuscì a difendere Deir ez-Zor combattendo contro preponderanti forze nemiche e potendo venire rifornito di viveri ed armi solamente attraverso un costante ponte aereo che tuttavia non ha potuto risparmiare ai suoi uomini e ai civili rimasti intrappolati nella città assediata le sofferenze e le privazioni conseguenti alla loro situazione di “prigionieri a cielo aperto”.

L'importanza della battaglia di Deir ez-Zor è triplice perché da un lato, nel corso di tutta la durata dell'assedio, la città è rimasta una spina nel fianco per l'ISIS che non ha potuto usufruirne né come snodo logistico né come centro di aggregazione e resistenza come invece accaduto in altre città situate lungo il corso sia dell'Eufrate che del Tigri. Non va dimenticato che, proprio per isolare e mantenere la pressione su Deir ez-Zor, l'ISIS ha dovuto mantenere costantemente nel teatro d'operazione non meno di 20-50.000 uomini, e una buona parte del suo equipaggiamento pesante, che avrebbero potuto essere proficuamente impiegati altrove. Dall'altro, il fatto di essere riuscito a mantenere il controllo della città ha garantito al governo del presidente Assad di poter continuare a reclamare una pur labile parvenza di legittimità costituzionale in territori che altrimenti sarebbero completamente sfuggiti al controllo della nazione siriana e finire sotto Dio solo sa quale tutela straniera (fine al quale miravano non solamente l'ISIS ma anche un nutrito numero di altri “attori esterni”). Infine, proprio come Kobane, al-Hasakah, la base aerea di Kweiris e il villaggio di Amerli (quest'ultimo in Iraq), Deir ez-Zor venne cristallizzata nella memoria collettiva come simbolo, per tutti i combattenti siriani, iracheni e curdi, impegnati nella guerra contro l'ISIS, che anche la bestia nera del cosiddetto “Califfato” poteva alla fine essere domata.

Invero, la figura del generale fu spesso oggetto di notevoli controversie. Nel corso della repressione delle manifestazioni a Damasco nel 2011 numerosi attivisti dell'opposizione siriana giurarono di averlo visto guidare personalmente i suoi uomini, armato di manganello, nell'atto di pestare i manifestanti inermi, evento che gli valse il non certo edificante nomignolo di “la Bestia Drusa”. Il suo ruolo nelle battaglie di Douma e Harasta gli attirò gli strali ed il biasimo di Walid Jumblatt, leader dei Drusi libanesi, e massima autorità politica tra i Drusi di tutto il mondo, che accusò Zahreddine di “uccidere la sua stessa gente”. Persino i leader religiosi della comunità drusa di Siria ne disapprovarono ufficialmente la condotta nel febbraio del 2013 affermando che, con le sue azioni, Zahreddine “era scivolato allo stesso livello degli altri violenti e meritava di morire”, ma ciò non fermò la crescita della sua popolarità, specialmente tra i Drusi più giovani che accorsero a frotte ad arruolarsi sia nella Guardia Repubblicana che in altre milizie favorevoli al governo.

Un grave evento che, probabilmente, vide implicato il generale Zahreddine fu il deliberato bombardamento del cosiddetto “Homs Media Center”, nel corso della selvaggia battaglia di Baba Amr avvenuta nel mezzo della fase decisiva dell'assedio di Homs, nel 2013. In quell'occasione perse la vita, tra gli altri, anche la giornalista e corrispondente di guerra americana Marie Catherine Colvin, la cui vita e morte divennero poi il soggetto del film “A Private War” del 2018, pellicola tanto osannata dai fan quanto criticata dai detrattori.

Per tutte queste ragioni, il nome di Issam Zahreddine venne inscritto nelle liste dei membri del regime siriano sottoposti a sanzioni economiche da parte dell'Unione Europea. Persino le sue decisioni militari attirarono a volte aspre critiche, come quando permise che il più importante sito di stoccaggio di armi della Siria orientale, situato nel villaggio di Ayyash, vicino a Deir ez-Zor, cadesse nelle mani dell'ISIS quasi senza colpo ferire e senza che le preziosissime riserve di armi ivi custodite venissero evacuate o distrutte al fine di prevenirne la cattura da parte dei taglia gole di al-Baghdadi. Oppure quando, nel settembre del 2015, si assentò per alcuni giorni dal fronte di Deir ez-Zor, proprio nel mezzo di un'offensiva dell'ISIS, per tornare nella sua nativa As-Suwayda per rendere omaggio e partecipare ai funerali dello sceicco druso Wahid al-Balous, ucciso in un attentato terroristico alcuni giorni prima (foto).

Infine, la sua abitudine di combattere e dirigere i suoi uomini direttamente sulla linea del fronte, esponendosi così a gravissimi rischi, venne più volte derisa dagli osservatori stranieri come una “condotta non appropriata al ruolo di un generale”, quando non equiparata a vero e proprio “rambismo”. Eppure, sono state proprio queste caratteristiche così fuori dagli schemi, e l'efficace narrazione datane da parte del giornalista e corrispondente di guerra russo “embedded” con le forze siriane Ivan Sidorenko, a rendere Issam Zahreddine un autentico mito prima in Siria e poi tra il grande pubblico del mondo intero, che ne ha apprezzato sia l'eccentricità che le caratteristiche più da “generale da battaglia” che non da vero e proprio “condottiero”. E proprio da “generale da battaglia” se ne andò, il 18 ottobre 2017, un mese dopo la fine dell'assedio di Deir ez-Zor, quando il veicolo sul quale viaggiava saltò su una mina, mentre il generale guidava, come sempre in prima linea, l'avanzata dei suoi uomini sull'isola fluviale di Hawijat Saqr lungo il corso dell'Eufrate.

Qualunque sia l'opinione e comunque la si possa pensare sul conto del generale Issam Zahreddine e sulla sua parabola terrena, tre fatti restano innegabili: l'essere riuscito a galvanizzare un fronte che, nel 2014, appariva in pieno disfacimento, l'essere riuscito a guidare per ben 3 anni la testarda resistenza di un pugno di uomini contro mille avversità ed in una situazione tattica e strategica apparentemente priva di scampo salvando, nel contempo, le vite di 200.000 civili che, in caso di sconfitta, sarebbero stati sottoposti ad un massacro di proporzioni bibliche (come per altro promesso a più riprese dalla leadership dell'ISIS e dallo stesso “califfo” al-Baghdadi), e l'aver dato nuovamente lustro e consapevolezza di sé ad una piccola comunità, quella dei Drusi siriani, pari al 3-5% della popolazione (450.000-736.000 anime al massimo) da decenni confinata ai margini della scena politica, economica e sociale del paese e che ora, grazie alla dedizione personale di quest'uomo e di altri come lui nelle forze armate, si appresta a rivendicare un nuovo posto al sole nella Siria che verrà.

Per concludere anche se “Il Leone della Guardia Repubblicana”, come veniva affettuosamente chiamato dagli abitanti di Deir ez-Zor, ha da tempo smesso di ruggire, il suo spirito aleggia ancora sui campi di battaglia della Siria dove egli ha combattuto e non esistono parole migliori di quelle pronunciate in occasione del suo funerale da suo figlio Yaroub (anch'egli ufficiale della Guardia Repubblicana impegnato a Deir ez-Zor sotto il comando del padre e successivamente nominato a capo dell'ufficio sicurezza della 4° divisione dell'esercito siriano incaricata di gestire la sicurezza nell'area di As-Suwayda) per descrivere la sua attitudine alla vita ed al senso del dovere: “Ringraziamo tutti coloro che ci hanno voluto esternare i loro sentimenti, ma, in occasione della morte di mio padre, io e tutta la mia famiglia ci riserviamo di non rispondere a manifestazioni di cordoglio, dando invece il benvenuto a felicitazioni, auguri e benedizioni”.

Se oggi la Siria si sta avviando seppur lentamente verso la riunificazione territoriale e la pacificazione nazionale, lo si deve anche all'opera ed al sacrificio di Issam Zahreddine, il generale druso che ha dato tutto ciò che ha potuto per servire il tuo paese e la tua comunità.

Foto: web / SANA / Twitter