Libia: l'Italia continua (inutilmente) a cercare uno spazio, tra la Turchia e l'Egitto

(di Tiziano Ciocchetti)
11/01/20

Il presidente Conte ha incontrato oggi a Roma il premier riconosciuto del Governo di Unità Nazionale al-Sarraj.

Nel corso della conferenza stampa, successiva ai colloqui, al-Sarraj ha ricordato l’aggressione da parte delle forze di Haftar, cominciata il 4 aprile dell’anno scorso. Rimarcando il diritto di autodifesa di Tripoli, e chiedendo quindi il ritiro di Haftar (opzione già esclusa dall’uomo forte della Cirenaica) onde poter intavolare delle trattative per un cessate il fuoco.

Ovviamente, ad al-Sarraj non è piaciuta l’apertura del Governo italiano nei confronti di Haftar.

Infatti, anche gli altri partner europei potrebbero averla intesa come il solito voltafaccia italiano.

Tuttavia, nonostante le frasi concilianti sue frasi concilianti nei riguardi della diplomazia italiana ed europea, al-Sarraj sa benissimo che se vorrà sopravvivere politicamente nella Libia del futuro, dovrà affidarsi all’alleato turco, l’unico attore straniero in grado di fornirgli ciò di cui necessita: armamenti e forze combattenti.

Il presidente Conte si ostina nella solita litania della "soluzione politica" alla crisi libica (come se l’uso della forza non facesse parte della Politica), mentre il presidente Erdoğan sta inviando a Misurata uomini e mezzi.

Per quanto riguarda il resto dell’Europa siamo alle solite tattiche. I francesi stanno alla finestra, comunque sia Parigi troverà il modo di guadagnarci (ovviamente a nostre spese); la Germania appare assai poco interessata alla questione, avendo grossi interessi economici con i Russi che appoggiano Haftar.

Proprio le pressioni di Putin hanno convinto Haftar ad annunciare un cessate il fuoco.