La crisi russo-ucraina: l’impatto dei formidabili sistemi missilistici e di difesa del Cremlino

(di David Rossi)
10/02/22

Diamo il benvenuto alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo. Siamo lieti di vederne la bandiera sui mari… Soprattutto, siamo lieti che abbiano luogo frequenti e sempre più intensi contatti tra il popolo russo e i nostri popoli… Non credo che la Russia desideri la guerra. Ciò che essi desiderano sono i frutti della guerra… È tuttavia mio dovere prospettarvi determinate realtà dell'attuale situazione in Europa Dal Baltico al Caucaso, passando per l’ex Prussia orientale, la Crimea e il Mar Nero, una cortina di missili è scesa attraverso il continente”. È nostro l’adattamento del celebre discorso della “cortina di ferro” di Wiston Churchill pronunciato a Fulton l’11 maggio 1945 nel corso della crisi di Trieste.

I “missili” in questione sono una famiglia di sistemi missilistici balistici tattici ipersonici a corto raggio, gli Iskander, la cui progettazione, secondo il responsabile dell'area "mondo militare" di Difesa Online Tiziano Ciocchetti, risale all’ultimo decennio del potere sovietico, ma entrati in uso per le forze armate russe, e poi per alcuni alleati, a partire dal 2006.

Al momento gli USA non hanno niente di paragonabile.

Ecco, quindi, lo scenario dell’Europa all’inizio del terzo decennio del ventunesimo secolo: con lo schieramento dei sistemi missilistici Iskander in Armenia, Crimea e altrove, è stata creata una zona di esclusione dal Medio Oriente alla Finlandia, supportata da sistemi difensivi multi-target quali S-300V4, S-300PM-1 e PM-2, S-400, e altri missili antinave (come i P-800 Oniks e i Kalibr-NK). L’obiettivo sembra essere quello di impedire l'accesso dell'Occidente al Caucaso e al litorale del Mar Nero, dove pure ha interessi strategici da difendere, come vedremo a breve.

Attraverso il dispiegamento di missili e la conduzione di campagne cyber, la Russia sta tentando di creare un nuovo equilibrio in tutta la sua periferia, spingendo l'Occidente ad accettare un nuovo ordine di sicurezza nella regione dell’Europa orientale, del Mar Nero e del Caucaso, dove pure non mancano Paesi, pur non membri della NATO, che non si vogliono allineare a Mosca.

Il fronte orientale della NATO (e anche l’Italia) sotto il tiro russo

Ci sono alcuni aspetti che devono essere messi in evidenza: in meno di cinque minuti, la Federazione russa è in grado di colpire con missili balistici a corto raggio - capaci di raggiungere una spinta di quasi Mach 6 nell’ultimo tratto - le capitali di Polonia, Lituania e Germania, ma anche - se l’Armenia non avesse raccontato la verità sul fatto di avere il pieno controllo sui sistemi offensivi presenti sul proprio territorio - le capitali di Georgia e Azerbaigian, oltre che il gasdotto del Caucaso meridionale, il principale concorrente del gas nel mercato europeo.

Da Italiani, non possiamo ignorare il fatto che senza l’afflusso abbondante di gas dal Caucaso azero continueremo a comprarlo al prezzo enorme imposto da Mosca, che pure Putin ha definito “di favore”, senza che molti capissero che l’interpretazione dell’inciso era: se fate i bravi, non lo aumenteremo in modo da strangolarvi… Se la Bielorussia e l’Ucraina entreranno nella sfera di influenza di Mosca, anche le capitali di Austria, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria saranno nella stessa situazione di quelle caucasiche.

Sempre a noi Italiani, lontani più dei 500 km (forse anche 700 km) della gittata di un missile da crociera 9M728/R-500 che cosa importa se i Paesi ex socialisti in futuro si sentiranno (o saranno) minacciati?

Secondo molti esperti sugli Iskander K possono essere anche agevolmente montati missili balistici 9M729 [probabilmente una versione terrestre del missile 3M14 Kalibr imbarcato, SS-(N)-30 secondo la denominazione NATO], la cui gittata - sicuramente superiore a 1.500 km - da Kaliningrad già adesso può tenere sotto tiro tutti i connazionali che vivono nel Nord Est e in gran parte della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, vale a dire il cuore economico e demografico del Sistema-Italia, ma se spostati, per esempio, nella Transcarpazia ucraina potrebbero raggiungere - con testate convenzionali, ma volendo anche nucleari - Firenze, Roma e Napoli. Adesso, siete giustificati se non dormite bene per le preoccupazioni…

Kaliningrad: il ventre molle della minaccia russa

Già adesso l’antica capitale della Prussia orientale è una spina nel fianco. Ma è davvero così decisiva per le sorti geopolitiche dell’Europa? A detta di Jörgen Elfving, generale svedese in pensione e massimo esperto scandinavo della minaccia sovietica e post-sovietica, “il sistema Iskander è una… minaccia nucleare e convenzionale per le forze armate occidentali e civili occidentali. Tuttavia… il sistema Iskander ha due limiti fondamentali. Primo, c'è solo un numero finito di missili che possono essere prodotti e usati e le brigate missilistiche russe sono limitate da vincoli pratici di stoccaggio. In secondo luogo, la stessa Kaliningrad è tanto vulnerabile (se non di più) quanto i membri baltici della NATO. Se anche ammettiamo che la Russia potrebbe tentare di acquistare il dominio dello spazio aereo e marittimo regionale, non potrà certo farlo facilmente; a ben vedere, potrebbe essere impossibile che la Russia rifornisca Kaliningrad in tempi di crisi”.

Questo limite, si badi bene, riguarda l’enclave russa di Kaliningrad nell’Unione europea, ma non la Bielorussia e, men che mai, l’Ucraina, potendo controllare le quali Mosca non avrebbe problemi logistici di sorta. Eppure, ci sono politici e opinion leader pronti a minimizzare il rischio di un ritorno di Kiev sotto l’egemonia russa e del dispiegamento di truppe e armamenti di Mosca in Bielorussia.

Quindi, Mosca deve prendersi l’Ucraina?

Ciò detto, è evidente che ai Russi il controllo di tutta o di buona parte dell’Ucraina farebbe dannatamente comodo. Ma siamo davvero sicuri che i Russi cerchino la guerra “invasiva” dell’Ucraina che gli angloamericani considerano cosa certa?

Andiamo per esclusione: un'operazione su scala limitata - a partire proprio dal riconoscimento e dall’occupazione / protezione militare delle autoproclamate repubbliche di Donesk e Luhansk - non porterebbe benefici che la Russia non abbia già: muovere le proprie forze armate su quei territori, provocare senza sosta l’Ucraina, tenere Kiev in un’incertezza perenne ecc. Anzi, a ben vedere con una mossa così avventata offrirebbe a Kiev la possibilità di fissare una linea rossa e magari di costruire una linea Maginot o persino uno sky dome antiaereo e antimissile attorno alle porzioni perdute dei due oblast, oltre che alla Crimea.

D’altra parte, qualunque tentativo di prendere e tenere l’intero o gran parte del territorio ucraino è, per qualunque persona sana di mente, considerato fuori dalla portata della forza a disposizione di Mosca, men che meno con l’impiego di soli 120-130 mila uomini, per quanto ben addestrati e sostenuti da una pianificazione strategica di prim’ordine.

A Mosca sanno benissimo che una delle più famose profezie note dell’oracolo del santuario di Delfi è quella fatta a Creso, re di Lidia, il quale chiese se avrebbe potuto condurre la guerra contro il nascente impero persiano achemenide. La risposta fu che se avesse attaccato la Persia, avrebbe distrutto un grande impero. Il re dei Lidi nemmeno sospettava che il “grande impero” cui faceva riferimento l’oracolo non fosse quello persiano, ma il suo…

La Federazione russa, per non crollare sul fronte interno, dovrebbe sperare in una guerra d’invasione che durasse al massimo cinquanta giorni (meno di due mesi) e che portasse a un nuovo equilibrio stabile e sicuro.

A detta di Ivan Krastev, esperto di politica internazionale dell’Istituto per le Scienze Umane di Vienna, “europei e ucraini sono scettici su una grande invasione russa in Ucraina non perché abbiano una visione più benevola del signor Putin rispetto alle loro controparti americane. Al contrario, è perché lo vedono come più malvagio. La guerra, ragionano, non farebbe il gioco del Cremlino, che invece ha interesse nel dispiegare un'ampia gamma di tattiche progettate per destabilizzare l'Occidente. Per l'Europa, la minaccia della guerra potrebbe rivelarsi più distruttiva della guerra stessa”. In fondo, quello che Putin è riuscito a fare è convincerci che il suo obiettivo sia proprio la minacciata ucraina, mentre sono piuttosto i capisaldi della difesa del fronte orientale della NATO, oltre alla coesione dell’alleanza stessa. In fondo, come scritto da Wolfgang Münchau sul Corriere della Sera, quello che Mosca sta cercando di capire è, nell’ipotesi in cui “la Russia dovesse occupare un paese membro della Nato, la Germania - ma anche altri Paesi membri, aggiungo io - voterà per attivare l’Articolo 5 della Nato sull’aiuto reciproco”.

Il mondo è cambiato dal 2021…

Il fatto è che oggi per la prima volta, sempre nelle parole di Krastev, “la forza geopolitica non è determinata da quanto potere economico si può esercitare, ma per quanto dolore puoi sopportare. Il tuo nemico, a differenza della Guerra Fredda, non è qualcuno dietro una cortina di ferro, ma qualcuno con cui commerci, da cui ottieni benzina e verso il quale esporti beni high-tech. Il soft power ha lasciato il posto alla resilienza. Questo è un problema per l'Europa. Se il successo di Putin sarà determinato dalla capacità delle società occidentali di prepararsi alla pressione degli alti prezzi dell'energia, della disinformazione e dell'instabilità politica per un periodo prolungato, allora avrà buone ragioni per sperare. Allo stato attuale, l'Europa è decisamente impreparata a queste sfide”.

Alcuni Paesi, al di fuori della NATO, hanno dimostrato di essere dei bocconi molto duri persino per Mosca: secondo Keit Giles, ascoltato esperto di Russia e Eurasia presso Chatham House, “la Finlandia è un obiettivo difficile. La Svezia ha dimostrato la sua prontezza. E l'Irlanda, recentemente oggetto di sgradite attenzioni russe nelle vicinanze di rotte marittime, traiettorie di volo e cavi sottomarini, ha subito reagito”, dimostrando a Mosca di non essere dei punti deboli.

Diversa risposta è arrivata dalla Germania e da altri membri della NATO. Seguiamo il ragionamento di Münchau “La Germania - ma potremmo citare altri membri della NATO - non è affatto disposta a sacrificare la sua sicurezza energetica… I tedeschi sono maestri insuperati quando si tratta di cambiare le carte in tavola”. E d’altronde, “che ne sarà dell’Articolo 5 della Nato, la clausola di aiuto reciproco? ... Sono convinto, difatti, che il parlamento tedesco non approverebbe mai l’attivazione dell’Articolo 5... A seconda di chi si troverà al timone del paese in quel momento, la Germania potrebbe addirittura vietare una risoluzione sull’Articolo 5 in seno al Consiglio del Nord Atlantico. La Nato farebbe meglio a confrontarsi tempestivamente con i suoi alleati sul punto in questione. Ciò che il mondo non ha ancora ben capito è fino a che punto la Germania è diventata un alleato della Russia”. E la crisi attuale, mi si passi il termine, ha offerto a Mosca la “prova d’amore” di Berlino che cercava.

Mosca vuol spingere le difese della NATO verso ovest

Dicevamo che Mosca non ha un interesse immediato a usare la forza in Ucraina: questo non vuol dire che voglia nasconderla! Dopo che per nove mesi, fra il marzo e il novembre 2021, nessuno si era preoccupato per i massicci spostamenti di truppe russe lungo la frontiera ucraina orientale, Mosca ha cominciato a fare di tutto per assicurarsi che fossero visibili per tutti, spostando forze dal Mar Baltico al Mar Nero, organizzando spettacolari manovre in Bielorussia, intervenendo in Kazakistan e mettendo alla prova di continuo Paesi neutrali, come appunto Finlandia, Svezia e Irlanda. E, intanto, continua a spostare truppe verso ovest per mantenere alta la pressione sui leader e i media occidentali.

Così, senza sparare ancora un colpo contro un soldato ucraino, proprio questa concentrazione di truppe russe ha portato gli Stati Uniti al tavolo per parlare di ciò che la Russia vuole, cioè mettere in discussione i sistemi difensivi e di controllo occidentali in Polonia e Romania.

Così, dopo che per mesi erano state ignorate questioni come l'occupazione russa della Crimea e le continue violazioni del cessate il fuoco nell'Ucraina orientale, la Russia ha costretto l’occidente a discutere su quanta parte della propria sicurezza effettiva - i sistemi di difesa e di controllo nei Paesi dell’Est appunto - possa essere barattata con un cambio di atteggiamento da parte di un Paese, la Russia, che oltre a eccellenti sistemi di difesa e controllo, ha anche schierato una linea di fuoco impressionante, di cui nessuno parla.

La possibilità che la NATO faccia altrettanto - con i Tomahawk - è a questo punto più un effetto che una causa della minaccia russa, politicamente avrebbe il valore di un’escalation e, comunque, finirebbe per impattare sullo scudo di formidabili sistemi di difesa messo a punto dai Russi.

La linea di fuoco di Mosca è quella da noi messa in bocca a Winston Churchill all’inizio, che ha tagliato in due l’Europa e che, se l’Ucraina sarà ceduta ai “fratelli slavi” di Mosca in modo pacifico, potrà essere spinta ancora più a occidente, pericolosamente vicino alla nostra Italia e con la possibile complicità di Paesi membri della NATO della cui lealtà a Mosca non è più lecito dubitare.

Le conclusioni…

Si dirà che la Russia è sotto assedio da parte della NATO. Eppure, sono i missili russi quelli puntati verso l’Europa, non il contrario, come abbiamo dimostrato. Se Putin e la leadership russa si sentono soffocati nella loro sfera di influenza - e ora citiamo Giles - è innegabile che “si tratta pur sempre una gabbia di loro creazione”, utile a sostenere senescenti e impopolari autocrazie alla sua periferia e per bloccare il dissenso interno.

In conclusione, lasciamo la parola allo stesso Giles: “Per ora, i funzionari di Kiev sottolineano che rispondere alle minacce russe con il panico serve solo agli interessi di Mosca. Le prime preoccupazioni che la Russia avrebbe usato una prova di forza ostile forzare il ritmo dei negoziati non sono state confermate. Invece di fornire la risposta tecnico-militare promessa da Putin, il processo si è trascinato, con il suo costo economico in costante aumento. La Russia potrebbe presto sentire il bisogno di fare la sua mossa, ma non dovremmo aspettarci che quella mossa sia quella che tutti stanno aspettando.

Foto: MoD Fed. Russa / web / Cremlino