Drone USA elimina il leader dei talebani: "Ha incontrato il suo destino"

(di Franco Iacch)
22/05/16

I talebani confermano la morte del leader del gruppo, il Mullah Mansour. Poche ore fa, fonti del Pentagono hanno dato notizia del raid, autorizzato dal presidente Obama, che sarebbe avvenuto ieri in una zona remota lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan. Mansour stava viaggiando in un veicolo.

Si è in attesa della nota ufficiale della Casa Bianca. Sarebbero stati due i missili lanciati contro il veicolo del leader dei talebani, dietro informazioni dei reparti speciali USA presenti sul terreno. Il presidente della Commissione Servizi Armati del Senato, John McCain, si è detto felice del raid: “Mansour ha incontrato il suo destino, adesso dobbiamo intensificare gli attacchi contro i talebani. Non possiamo permettere che l'Afghanistan diventi un rifugio sicuro per i terroristi globali".

Mullah Akhtar Mansoor è stato riconosciuto come nuovo leader dei talebani lo scorso settembre, in un comunicato pubblicato sul sito web del gruppo. In quel frangente, il fratello del Mullah Omar ed il figlio maggiore di quest’ultimo dichiararono il loro sostegno a Mullah Akhtar Mansoor, che aveva gestito l'organizzazione dopo la morte del leader, avvenuta nel 2013.

Il numero stimato dei guerriglieri talebani è di circa 35 mila unità: essenzialmente una coalizione su base regionale, in gran parte tenuta insieme dal mullah Omar. La Shura di Quetta decretò Mansoor come nuovo "emir" il 30 luglio scorso, ma una potente fazione talebana non ha riconosciuto tale autorità, parteggiando per il figlio maggiore di Omar, il 26enne Mohammad Yaqoub Mullah. Le tensioni interne tra i talebani hanno determinato la sospensione dei colloqui di pace già avviati, ma interrotti dopo l’annuncio della morte di Omar.

Proprio Mansoor ha sconfessato i colloqui con il governo afghano (anche se ha partecipato ad alcuni incontri conoscitivi), rimettendo in discussione ogni tipo di accordo preliminare raggiunto. Da sottolineare che il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha confermato la fedeltà del gruppo terroristico a Mansoor.

Akhtar Mohammad Mansoor dovrebbe essere nato nel villaggio di Kariz, nel distretto di Maiwand, nella provincia di Kandahar a sud dell’ Afghanistan. Dovrebbe essere nato tra il 1960 ed il 1965. Di etnia pashtun, appartiene alla tribù Ishaqzai, della confederazione tribale Durrani. Durante l’invasione russa dell'Afghanistan, Mansoor si è unito al gruppo paramilitare fondato da Mohammad Nabi Mohammadi, leader dell’ Harakat-i-Inqilab-i-Islami. Fu allora che conobbe uno dei comandanti di spicco del movimento, Mohammad Omar.

Dopo la guerra si spostò e Quetta e riprese la sua educazione religiosa. Giunto a Peshawar, concluse gli studi presso la madrasa di Darul Uloom Haqqania, la medesima di Omar, fino al 1995. Mansoor si sarebbe unito ai talebani per combattere i signori della guerra. Nominato responsabile della sicurezza dell’aeroporto di Kandahar, dietro precise direttive di Mohammed Omar, divenne ministro dell'aviazione civile dell’Emirato Islamico dell'Afghanistan dal 1996 al 2001.

Nel 2001, il presidente afghano Hamid Karzai gli concesse l'amnistia. Gli USA, che ben conoscevano il profilo di Mansoor e degli altri comandanti talebani, non hanno mi creduto alla loro conversione ed avviarono una serie di raid volti alla loro cattura o eliminazione. Fuggito in Pakistan, ha contribuito a plasmare i nuovi talebani. Nel 2006, il Pentagono ha inserito Akhtar Masoor tra le 23 figure principali del movimento.