Bison Counter 2021: l’esercitazione anti IED

(di Tiziano Ciocchetti)
12/11/21

Dal 24 ottobre al 5 novembre si è svolta in Sardegna l’esercitazione multinazionale Bison Counter 2021. Numerosi Teams provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti si sono addestrati nelle attività Counter-Improvised Explosive Devices (C-IED).

L'Officer Conduncting the Exercise (OCE) è stato individuato nel comandante della divisione Vittorio Veneto di Firenze, mentre l'Officer Directing the Exercise (ODE) è stato il comandante della brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli (componente dell’Esercito Italiano della Forza di Proiezione dal Mare), generale di brigata Filippo Gabriele. 

I reparti di quest’ultima grande unità hanno integrato le capacità C-IED della Marina Militare (Comando Subacquei e Incursori - Gruppo Operativo Subacquei e brigata marina San Marco), dell'Aeronautica Militare (3°, 16° e 17° stormo e Intelligence Survallance Reconnaissance con l'impiego di un velivolo MQ-1C Predator), Arma dei Carabinieri (13° reggimento) e assetti stranieri, organizzando una task force C-IED internazionale nella quale erano inseriti anche progetti come il Joint Deployable Exploitation and Analysis Laboratory (JDEAL) dell'EDA (European Defence Agency), personale proveniente dal Centro europeo per le capacità di neutralizzazione manuale (ECMAN) e personale del Military Search Capability Building (MSCB).

Il comandante della Pozzuolo del Friuli si è reso disponibile ad alcune domande sull'evento.

Generale Gabriele, può descrivere l'importanza della BISON COUNTER 21 e le esercitazioni che si svolgono?

La “Bison Counter 21” è la più grande e rilevante esercitazione Counter – Improvised Esplosive Device (C – IED) in Europa ed è organizzata sotto l’egida dell’Agenzia Europea per la Difesa (EDA). L’esercitazione ha visto impiegati più di 650 militari esperti in C – IED. L’Italia, ha ospitato l’edizione 2021, mettendo in campo assetti di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, e condotta nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del Covid e con particolare attenzione verso la tutela dell’ambiente.

La “Bison Counter 21” permette di valutare l’efficacia delle attuali tattiche, tecniche e procedure di C – IED alla luce della continua evoluzione tecnologica degli IED e implementare in maniera condivisa nuove misure di contrasto.

Lo scopo dell’esercitazione è stato testare le specifiche tecniche di ogni componente impiegata, organizzata in modo tale da consentire un’adeguata integrazione delle forze e l’addestramento del personale con il necessario realismo, al fine di migliorare le condizioni per la condivisione di informazioni, lezioni apprese e l’integrazione tra gli assetti delle nazioni partecipanti.

L’esercitazione ha visto quale Officer Scheduling the Exercise (OSE) ovvero il comandante responsabile della fase di programmazione, il comandante delle Forze Operative Nord dell’Esercito, che ha designato quale Officer Conducting the Exercise (OCE) ovvero il responsabile della fase di pianificazione e condotta il comandante della divisione “Vittorio Veneto” di Firenze, che a sua volta ha nominato il comandante della brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, quale Officer Directing the Exercise (ODE), con il compito di supportare l’attività dell’OCE nell’ambito della pianificazione dettagliata, dell’esecuzione dell’esercitazione e del supporto logistico.

Partecipano 10 paesi europei. La preparazione e le capacità sono omogenee o possiamo insegnare qualcosa ai colleghi?

La “Bison Counter 21” ha coinvolto dieci stati membri dell’Unione Europea: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Slovenia, Spagna e Svezia e due Stati partner, Norvegia e Stati Uniti.

Le esercitazioni come la “Bison Counter 21” sono opportunità uniche per testare, addestrare e migliorare l’interoperabilità fra i vari attori in un ambiente operativo complesso e realistico, in tutto lo spettro delle operazioni militari. L’evento rappresenta, pertanto, una rara opportunità, al di fuori dei reali contesti operativi, per accrescere la formazione professionale e l’integrazione tra gli operatori nonché un momento di confronto sulle tecniche procedurali ed equipaggiamenti.

In tale contesto, trovo che sia stata un’efficace soluzione l’aver costituito task unit “miste”, ciascuna delle quali composte da specialisti provenienti da nazioni differenti, in modo da testare e ottimizzare “sul campo” i diversi approcci, nel corso di attività di ricerca, neutralizzazione della minaccia e gestione degli incidenti IED.

Sicuramente la presenza di professionalità di tutta Europa di assoluto livello contribuisce ad accrescere notevolmente la conoscenza reciproca delle rispettive capacità e tecniche di approccio all’IED.

E apprendere? In termini di procedure o singole dotazioni...

Come detto, in questo senso, le diverse esperienze delle Forze Armate sia Nazionali che Estere, in questo settore, maturate nei singoli ambiti di pertinenza, rappresentano un arricchimento per tutti. Pur in presenza com’è normale, di alcune peculiarità, devo dire che il livello di specializzazione espresso dai partecipanti è stato generalmente molto alto.

Dopo l'Afghanistan gli IED sono ancora la principale minaccia asimmetrica?

La minaccia rappresentata dagli IED è elevata in molti teatri di operazione e rappresenta una sfida costante per qualsiasi operazione. Per poter affrontare questa minaccia, le Forze Armate degli Stati membri, non solo devono avere le competenze e le capacità altamente tecniche richieste, ma devono anche interagire tra loro in modo fluido ed efficiente quando operano in missioni e operazioni congiunte.

Per contrastare tale minaccia, anche nella “Bison Counter 21” sono state impiegate capacità espresse dal Joint Deploable Exploitation and Analysis Laboratory (JDEAL), l’European Centre for Manual Neautralization (ECMAN) e il Military Search Capability Building (MSCB), tutte eccellenze Europee che, grazie all’alta specializzazione rivestono un ruolo fondamentale nella lotta alle minacce IED.

Il nostro costante addestramento, l’approvvigionamento di nuovi strumenti di ricerca, nuove tecniche di approccio e la professionalità di tutte le componenti umane sono ancora oggi indispensabili affinché la minaccia rappresentata dagli IED sia mitigata al massimo delle nostre possibilità.