Manifestazioni pro Russia in Niger mentre continuano a morire militari ONU

(di Antonino Lombardi)
21/09/22

Domenica 18 settembre il Movimento M62 che riunisce una ventina di strutture della società civile e dei sindacati ha organizzato a Niamey una marcia seguita da un incontro davanti all’Assemblea Nazionale (il Parlamento monocamerale del Niger). Gli obiettivi della manifestazione erano di protestare contro l'alto costo della vita, l'aumento del prezzo del diesel, la presenza della forza Barkhane ed esprimere il proprio sostegno e solidarietà al popolo maliano nella difesa della loro sovranità e il loro rinvio al Consiglio di Sicurezza contro la Francia per aver sostenuto il terrorismo. Anche tra le strade di Niamey, nelle proteste contro la forza anti-jihadista francese "Barkhane” si sono viste bandiere russe al grido di "Barkhane out", "Viva Putin e la Russia”.

Il risentimento contro la Francia e la missione “Barkhane” si è sviluppato negli ultimi anni a causa dei numerosi massacri jihadisti nel Sahel che hanno creato un senso di insicurezza nella popolazione, contribuendo a delegittimare le autorità statali e spostando il consenso popolare a favore delle autorità golpiste.

In questo contesto i contractor del Wagner group sono riusciti facilmente ad inserirsi e a raccogliere il favore dei cittadini.

Dopo la cacciata dal Mali, i militari francesi della missione “Barkhane” (circa 3000) sono stati rischierati nella regione del Sahel in particolare in Niger che, ad aprile, aveva votato ed autorizzato un dispiegamento di forze internazionali anti-jihadiste sul proprio territorio.

Il coordinatore dell'M62 Abdoulaye Seydou, nel suo discorso, ha affermato:“il Sahel sta affrontando una guerra terroristica inventata dalla Francia con la guida libica e l'armamento di gruppi terroristici che hanno attaccato il Mali ed esteso le loro azioni terroristiche ai paesi limitrofi del Mali, Niger e Burkina Faso, con la complicità dei governi locali, aprendo così alla Francia la possibilità di costituire basi militari con il disegno non riconosciuto di svendere le nostre risorse e alienare la sovranità dei nostri Stati. In Niger, la liquidazione programmata dell'esercito nigerino da parte di Issoufou Mahamadou a beneficio delle forze francesi e degli agenti di affari di guerra ha portato all'inasprimento dell'insicurezza con conseguenti migliaia di morti tra civili e militari e la distruzione dei mezzi di sussistenza delle popolazioni a causa di uno stato inadeguato”

Il Mali, agli occhi dei nigerini, è diventato un modello da seguire ed imitare dopo aver ottenuto la partenza dei militari francesi dal proprio territorio. Gamatié Mahamadou, un attore della società civile ha dichiarato “Da quando hanno cacciato la Francia dal Mali, i maliani hanno la tranquillità interna. Hanno la pace interna e hanno la pace sul territorio.”

Le forze francesi, secondo il giurista Boubacar Amadou Hassane, sarebbero ora costretti al successo nella lotta al terrorismo: “se i francesi non riescono a raggiungere risultati plausibili, significa che la società civile continuerà a contestare la loro presenza e a chiederne la partenza. Quindi, in un certo senso, in territorio nigerino, le forze della missione Barkhane sono soggette a un obbligo di risultato".

Anche il vicino Burkina Faso è indebolito dagli attacchi jihadisti ed alcuni analisti locali, come Mahamadou Sawadogo, sono convinti che il ritiro di Barkhane aumenterà la permeabilità dei confini; confida quindi in un’azione a livello regionale rafforzando la cooperazione tra i paesi. Il ricercatore ha spiegato che "ci dovrà essere una forte cooperazione bilaterale tra Burkina Faso e Mali e anche tra Burkina Faso e Niger per vigilare questa lunga striscia di confine con il Mali. Con il Niger, c'è questa cooperazione bilaterale già esistente attraverso l'operazione congiunta Taanli, un'operazione che si svolge regolarmente ogni sei mesi e con il Mali il Burkina Faso sta cercando di vedere fino a che punto può effettivamente ottenere una cooperazione bilaterale".

Il clima che si respira in Niger e nei paesi vicini è molto pesante, la popolazione è disorientata e stremata da carestie e dall’imperversare dello jihadismo che negli ultimi mesi ha messo in atto diversi attentati terroristici in cui hanno perso la vita numerosi civili, diversi militari locali e della missione ONU in Mali (MINUSMA).

Il 19 giugno l'esplosione di un IED a Kindal ha coinvolto un convoglio ONU dove è rimasto ucciso un militare della missione. Il 6 luglio due peacekeeper delle Nazioni Unite sono stati uccisi e cinque sono rimasti gravemente feriti da una bomba che ha colpito il veicolo sul quale viaggiavano sulla strada Tessalit-Gao. Il 16 agosto, a Ber, un altro militare MINUSMA ha perso la vita a seguito di un attacco kamikaze alla base della missione da parte di un miliziano islamista. Questi sono alcuni degli ultimissimi attacchi al contingente in Mali che ora ha perso anche il rinforzo della missione “Bahrkane”.

Stessa sorte toccherà al Niger?

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