Inizia l'escalation della Cina dopo l'esito delle elezioni taiwanesi?

(di Gino Lanzara)
01/02/24

La Cina reagisce all'esito delle elezioni taiwanesi e, dopo diverse azioni di disturbo, adegua unilateralmente 3 rotte di volo (cancellazione della deviazione della rotta M503 direzione sud e attivazione delle vie di collegamento W122 e W123 direzione est verso l'isola).

Le rotte, che corrono parallele alla linea mediana dello Stretto di Formosa, hanno costituito un confine non ufficiale tacitamente rispettato da ambedue i contendenti.
Dopo l'adeguamento, gli aerei che volano lungo la M503 stanno più vicini alla linea mediana dello Stretto ad una distanza inferiore a 10 km nei punti più vicini; allo stesso modo le rotte W122 e W123 partiranno dalle città di Fuzhou e Xiamen vicine alle isole Kinmen e Matsu controllate da Taipei nonostante la loro posizione le collochi a pochi km dalla costa cinese di sud est.

Le linee mediane erano state rispettate come linea di demarcazione fino alla visita di Nancy Pelosi, allora speaker della Camera dei Rappresentanti.

Inutili le proteste di Taipei che, pure, si appella alla necessità di preservare la sicurezza aerea.

Politicamente l'atto cinese pone una pietra tombale sulla fiducia reciproca, nel caso ci sia mai stata, e mette in discussione lo "status quo" nello Stretto di Taiwan. Parlare di sovranità sembra ormai fuori luogo, e priva di fatto Taiwan di qualsiasi possibilità di negoziazione.

Non costituisce comunque una novità il modus operandi di Pechino, aduso ad ottenere in qualsiasi modo quanto nelle sue intenzioni; di fatto la Cina popolare ha ribadito l'appartenenza dell'isola al proprio tessuto nazionale Han, non prima di aver lanciato quasi quotidianamente palloni spia nello spazio aereo (o presunto tale) di Taiwan.

La vittoria di Lai Ching-te del partito progressista democratico alle elezioni presidenziali sembra aver accelerato le dinamiche politiche, anche perché il neo eletto è latore del mancato riconoscimento del consenso del 1992, ovvero di un accordo più che discusso per il quale esiste un'unica Cina.

Il problema in seno a Taiwan è che il partito del Presidente ha perduto la maggioranza parlamentare, cosa che rende le vicende nel Mar della Cina ancora più complesse.

Pur non intendendo proclamare un'indipendenza che si rivelerebbe quanto mai pericolosa, Lai, difendendo tuttavia lo status quo, ha evidentemente innescato suo malgrado l'avvio di piani preventivati che attendevano solo di essere posti in opera.

Rimane ora da vedere cosa prevederà la pianificazione operativa cinese verso un'isola che, al netto delle posizioni di principio, rimane ancora l'unica porta ancora chiusa per il libero ed incontrastato accesso cinese all'Oceano Pacifico.

Da notare il silenzio assordante che ha seguito questi eventi, evidentemente poco coinvolgenti o magari, al contrario, attesi e, forse, in alcune sedi, sussurrati da sommessi cantori di Garcia Marquez e della sua cronaca di una ormai quanto mai prossima morte annunciata.