La Cina ospita la conferenza sull’accantonato Afghanistan e implementa la sua influenza diplomatica ed economica in Asia Centrale

(di Antonino Lombardi)
05/04/22

Si è conclusa il 31 marzo, a Tunxi (Cina) la terza conferenza dei paesi limitrofi dell’Afghanistan (Cina, Russia, Iran, Pakistan, Tagikistan, Turmenistan, Uzbekistan) dove si è discusso di un piano congiunto per promuovere la stabilità del paese e per assistere il popolo martoriato.

La Cina, attraverso il suo presidente, ha osservato che la pace e la stabilità dell’Afghanistan sono aspirazioni del popolo afgano ma anche della comunità internazionale, sottolineando come il suo Paese, membro del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU e amico dell’Afghanistan (anche se non riconosce ufficialmente il governo talebano), rispetta la sovranità del vicino stato e si è impegnata per raggiungere stabilità e sviluppo in quella terra.

Il 24 marzo il ministro degli esteri cinese, ha incontrato esponenti del governo talebano a seguito dell’annuncio di questi ultimi dell’impossibilità per le ragazze afgane di frequentare la scuola oltre la prima media. Si è parlato di cooperazione economica e politica. È noto che la Cina ha interessi economici e minerari in Afghanistan e pare che i talebani vorrebbero corteggiare Pechino preservando i Buddha nella valle di Mes Aynak danneggiati più di venti anni fa da talebani estremisti descrivendoli come simboli pagani da eliminare. Poco distante si trova il più grande giacimento di rame al mondo e Kabul confida nella Cina (che non sgancia bombe ma tesse con costanza una efficace tela diplomatica per giungere ai suoi scopi economico-finanziari) per riattivare la miniera ed aumentare le entrate finanziarie.

Ricordiamo che il 28 luglio i talebani furono ricevuti a Pechino dal ministro Wang Yi (foto) il quale aveva garantito sostegno al loro governo nella ricostruzione dell’Afghanistan ma aveva chiesto loro di interrompere i legami con l’East Turkestan Islamic Movement (ETIM) non consentendo ai gruppi anti cinesi di operare sotto il loro governo. La Cina, infatti, ha condotto una dura campagna di repressione contro le minoranze musulmane ed in particolare contro gli uiguri (etnia musulmana e turcofona che vive nello Xinjiang) i cui militanti hanno trovato rifugio in Afghanistan.

Tuttavia, in quella maltrattata terra, l’assetto politico istituzionale venutosi a creare dopo il 15 agosto 2021, non sembra aver migliorato le condizioni di vita della gente. Lo scorso 23 marzo l’esecutivo ha diramato il divieto alle ragazze di tornare a scuola dopo la prima media. Altri divieti istituiti sono stati quelli di proibire alle compagnie aeree di imbarcare donne non accompagnate da un familiare maschio, di usare telefoni cellulari nelle università, di impedire ad uomini e donne di frequentare parchi contemporaneamente.

I talebani si stanno sforzando per apparire come un governo provvisorio aperto ma devono ancora costituire strutture governative che garantiscano alle diversità etniche, politiche del paese ed alle donne di essere rappresentati nella conduzione degli affari pubblici del Paese. Probabilmente Il modo migliore per promuovere la stabilità e il futuro sostegno internazionale è che i Talebani evitino l'isolamento che ha caratterizzato la sua precedente esperienza al potere.

Alla luce dei recenti sviluppi politici, di sicurezza e sociali appare chiaro che l'Afghanistan deve affrontare diverse problematiche tra cui una crescente emergenza umanitaria, una profonda crisi economica, il blocco dei sistemi finanziari e la formazione di un governo inclusivo avendo, l’attuale governo, formato un apparato istituzionale tutto al maschile. I diritti e le libertà delle donne sono stati fortemente contratti

Si prevede che oltre 24 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2022, rispetto ai 18,4 milioni nel 2021. Nonostante le assicurazioni da parte delle autorità de facto di amnistie generali per ex membri del governo afghano e delle forze di sicurezza, nonché per coloro che hanno lavorato con le forze militari internazionali, l'UNAMA ha ricevuto accuse credibili di uccisioni, sparizioni forzate e altre violazioni che ledono il diritto alla vita e integrità fisica di tali individui.

Numerosi sono stati gli incontri che si sono succeduti, dopo il 15 agosto, tra i talebani ed autorità politiche straniere in tutti i colloqui si sono esortati i talebani a formare un governo che tenesse in considerazione le donne e le molte minoranze presenti nel Paese, di combattere il terrorismo ed il narcotraffico e di affrontare la situazione dei rifugiati. Ricordiamo il convegno (da remoto) del 9 settembre (presieduta dal Pakistan) e 27 ottobre (in Iran) tra i ministri degli esteri dei sei paesi confinanti; Il 21 settembre l'inviato speciale della Cina e i rappresentanti speciali del Pakistan e della Federazione russa hanno anche incontrato l'ex presidente dell'Afghanistan (Hamid Karzai). Il 12 settembre con il vice primo ministro e ministro degli affari esteri del Qatar si è parlato della situazione umanitaria e del funzionamento dell’aeroporto di Kabul.

Da fonti UNAMA si apprende che, nonostante gli annunci di amnistie generali per gli ex membri del governo, tra le forze di sicurezza e chi ha lavorato con le forze militari internazionali, sono continuate le uccisioni, sparizioni forzate e altre violazioni riguardanti tali individui (oltre 100). Anche attivisti dei diritti umani e giornalisti (due uccisi e due feriti) hanno continuato a essere oggetto di attacchi, intimidazioni, molestie, arresti arbitrari, maltrattamenti e uccisioni. La stampa ed i media, strumenti che ogni regime controlla e censura, sono stati oggetto di restrizioni sui contenuti imposte dalle autorità de facto e, quindi, costretti a sospendere le proprie attività per affanni finanziari. In settembre, alcuni giornalisti afgani, hanno lanciato un appello per chiedere garanzie di protezione e per consentire ai media di continuare a svolgere il proprio lavoro.

I combattimenti sono sicuramente diminuiti dopo il 15 agosto ma centinaia sono le persone che muoiono a causa di ordigni improvvisati, residuati bellici e attacchi suicidi (circa 299 morti). Dal 15 agosto al 31 dicembre 2021, l'UNAMA ha documentato più di 1.050 feriti, comprese più di 350 vittime civili.

L’economia allo stremo e famiglie esasperate facilitano lo sfruttamento e gli abusi nei confronti di minori, matrimoni precoci, la tratta di bambini, il lavoro minorile e reclutamento di minori nelle milizie.

Nello stesso periodo, la pandemia da covid-19 e la siccità (la seconda in quattro anni e la peggiore in ventisette anni), non ha risparmiato il Paese. L’insicurezza alimentare e la malnutrizione (quasi la metà dei bambini con meno di cinque anni soffre di malnutrizione acuta) è una delle peggiori al mondo. Secondo il Ministero della Salute Pubblica, quasi 13.700 neonati e 26 madri sono morte quest’anno per malnutrizione. Quasi metà della popolazione nel 2021 aveva bisogno di aiuti umanitari ed i diversi donatori hanno convogliato circa un miliardo e mezzo di dollari. È stata fornita acqua potabile, strutture igienico-sanitarie ed assistenza per la coltivazione di cereali.

In Afghanistan non è solo il covid-19 che miete vittime ma anche la poliomielite e le contaminazione derivante da residuati bellici ed ordigni esplosivi improvvisati.

Settore dell’economia locale il cui valore totale, secondo l’ONU, si aggira tra il 9% e il 14% del prodotto interno lordo è quello degli stupefacenti (oppiacei per la precisione). Secondo il rapporto di ricerca, del novembre 2021, dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, l'area coltivata a papavero da oppio in Afghanistan era stimata in 177.000 ettari. La continua incertezza dall'agosto 2021 ha fatto aumentare i prezzi dell'oppio, aumentando gli incentivi alla coltivazione e suscitando preoccupazione per l'aumento del traffico di droga.

Al termine della conferenza i Paesi intervenuti hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui si impegnano a dare sostegno all’Afghanistan rispettando “l’indipendenza, la sovranità, l’integrità territoriale e l’unità nazionale, per determinare in modo indipendente il futuro ed il destino del Paese”, esortando al contempo il governo ad adempiere in modo concreto alla ricostruzione economica dello stato.

Insomma, l’Afghanistan è evidentemente un paese in grave difficoltà economica ed umanitaria ed è altrettanto evidente che senza la cooperazione esterna difficilmente potrà rialzarsi. Sarebbe auspicabile una collaborazione di tutti le parti in causa al fine di promuovere una governante efficace e inclusiva puntando anche alla riconciliazione contribuendo così a consolidare la protezione dei diritti umani. In secondo luogo è indispensabile fornire i servizi di base alla popolazione in modo tale da creare le condizioni per arrivare all’autosufficienza.

Vedremo nel 2023, nella prossima conferenza che si volgerà a Tashkent (Uzbekistan), quali saranno i progetti messi in atto ed i progressi ottenuti nella difficile sfida afgana.

Foto: Ministry of Foreign Affairs, the People's Republic of China / Xinhua