Come funziona l’informazione in tempo di guerra

(di David Rossi)
15/06/22

Spesso i lettori ci chiedono come mai Difesa Online non ha, per così dire, una linea sulla guerra in Ucraina, ma offre lo spettacolo di posizioni senza dubbio molto distanti (vedi articolo). Ci piacerebbe dirvi che lo facciamo soltanto perché siamo liberali e vogliamo dar voce a tutti - e un po’ è così -, ma la verità è che noi, come tutti i media, anche quelli più grandi e finanziariamente forti, dobbiamo selezionare e analizzare delle fonti.

Queste sono le tre parole magiche di cui parleremo in questo breve articolo: "selezionare", "analizzare" e "fonti".

L’analisi è, per definizione, un esercizio basato su capacità di comprensione ed elaborazione, applicazione di conoscenze, sintetizzazione e - anche, diciamolo onestamente - pregiudizi che sono per loro natura personali. Insomma, se nella mia esperienza e secondo i miei studi gli Ucraini hanno un alto tasso di bellicosità, che si è espresso molte volte negli ultimi sette secoli ma è mancato clamorosamente all’epoca dell’invasione russa della Crimea nel 2014, allora posso rischiare un po’ della mia credibilità e, in previsione della guerra, azzardarmi a scrivere che conquistare e tenere l’Ucraina non sarà per le truppe russe la passeggiata che il Cremlino si aspetta ma una mattanza (vedi articolo). Allo stesso modo, se conosco con buona approssimazione l’abbondanza di carri armati, nuovi o vetusti, a disposizione delle forze di Putin, posso arrischiarmi a sostenere che la Federazione russa ha i mezzi per combattere quasi per un tempo incalcolabile (vedi articolo). Sono due analisi in contraddizione basate su dati ed esperienze diverse e che danno al lettore un quadro ampio della situazione.

La selezione delle fonti dipende dal tempo e dai mezzi impiegati: la quantità di video, immagini, testimonianze e racconti che arrivano dall’Ucraina e dalla Russia - ma non solo - in questo periodo è così poderosa che nemmeno i grandi giornali riescono a sondare tutto quanto e spesso si limitano a riportare notizie sempre dalle stesse fonti.

Solo chi ha un corrispondente in loco può, rischiando la vita, andare a caccia dell’insolito e del mai visto. D’altronde, ognuno di noi - seguendo una fonte più che un’altra - fa una scommessa che comporta una certa quantità di rischio, non per la vita ma per la credibilità. Lo fa applicando in buona fede le proprie conoscenze ed esperienze, come per le analisi.

Spesso basiamo le nostre scelte anche sulle nostre capacità personali: se riesco a leggere il russo o l’ucraino, potrò navigare nei dati che arrivano da fonti di quei Paesi e con velocità farmi un’idea sulla fondatezza e sull’importanza della notizia. Se conosco il mondo anglosassone, spesso avrò un vantaggio rispetto a una buona parte dei media che non parlano nemmeno l’inglese.

Relativamente a Difesa Online, ricordo che fummo fra i primi a riportare un rapporto dell’OMS sul coronavirus (vedi articolo) quasi una settimana prima del lockdown nel 2020: lo stesso “gioco” abbiamo fatto più volte, approfittando di uno staff multilinguistico e, quindi, capace di raggiungere testi per altri “esotici”.

Restano le fonti. Di che cosa si tratta? A parte le conoscenze personali sul posto, in questo momento possiamo indicare soprattutto fonti che trasmettono via web:

  • Canali Telegram e Viber

  • Pagine su Twitter

  • Facebook e VK

  • Comunicati ufficiali delle forze armate

Partiamo dai comunicati ufficiali. Sono trasmessi ogni giorno e spesso più volte al giorno quelli di Ucraina e Russia: a parlare non sono solo i ministeri della difesa, ma anche le agenzie di intelligence, i capi di stato e di governo, gli altri ministeri e spesso gli stati maggiori unificati.

Come è ovvio, sono fatti per non spiegare come vanno le cose ma come il lettore deve intendere che vanno, ma non sono da gettare nel cestino della carta straccia come inutile pubblicità: spetta all’analista applicare le capacità di selezione e analisi di cui dicevamo prima.

Ma non ci sono solo le autorità di Mosca e di Kiev a dire la loro! Britannici e Americani sono quasi altrettanto attivi e certamente più analitici dei loro colleghi russi e ucraini: una o più volte al giorno non mancano di aggiornare il mondo sullo stato e le prospettive della guerra.

Poi, ci sono le comunicazioni - per così dire - meno ufficiali via web: soldati e ufficiali, giornalisti e testimoni oculari, studiosi e centri di ricerca, politici e analisti che - a volte dal teatro ucraino o dalla Russia - tentano di informare o di… disinformare riempiendo centinaia di migliaia di utenti di informazioni spesso arricchite da filmati e immagini.

Come ti comporti davanti a questa massa di dati? Per esempio, vedi un veicolo distrutto e pensi: bingo! Poi, cominci a cercare i punti deboli della tua “scoperta”: ci sono evidenze - facili da cogliere - che sia un falso per cui posso levarmelo di torno prima che mi faccia perdere del tempo? La cosa più frequente è che sia tratto da un conflitto precedente o da un… videogioco. Poi, cerchi di collocarlo nel tempo e nello spazio: è un carro distrutto attorno a Kiev a marzo o a Kharkiv a maggio? Soprattutto, di chi è? È, per così dire, passato di mano prima? Veniva da un Paese donatore o è stato sottratto al nemico? Quindi, una volta localizzato e circostanziato il povero tank, cerchi altre foto da quelle parti in quel periodo: così, si scoprì che un mese e mezzo fa attraversando il Siversky Donetsk i Russi persero non uno, nemmeno due o tre ma quasi un centinaio di mezzi, vale a dire quasi due battaglioni (vedi articolo).

Nel fare tutto questo, come detto, ognuno di noi mette molto della propria esperienza, cerca di essere obiettivo ma soprattutto si sforza di offrire al lettore un punto di vista che non sia un collage di articoli e opinioni prese dai giornali ma un qualcosa di originale, interessante e… libero.

Speriamo di continuare a servirvi bene!

Foto: U.S. DoD