L'Italia e la crisi libica: Di Maio torna senza "selfie"

(di Andrea Cucco)
19/12/19

Excusatio non petita, accusatio manifesta (scusa non richiesta, accusa manifesta) recita un noto proverbio di origine medievale.

“Ho incontrato sia Sarraj che Haftar e sono stato molto chiaro e franco con loro: a noi non interessano e siamo pure un po’ stanchi delle photo-opportunity, vale anche per quelle europee, esiste solo una soluzione ed è la soluzione diplomatica alla crisi libica.”

Già dalle prime parole del nostro ministro degli Esteri di ritorno dalla missione oltremare si può comprendere quanto il bisogno di compensare l'assoluta mancanza della benchè minima strategia vincente passi per uno scatto da condividere sui social.

A dar retta a chi ci rappresenta di fronte al mondo viene anche da pensare a quanta fatica debbano aver fatto i due acerrimi “amici” libici per convincere il presidente del consiglio Giuseppe Conte lo scorso anno a Palermo alla conferenza sulla Libia per realizzare uno scatto assieme.

“Giuseppe! Vieni che ci facciamo una foto a tre!!!” - avranno detto esortando Conte?

“Vi ringrazio ma la mia preoccupazione è risolvere un conflitto che ha devastato il vostro Paese, che ha creato falle enormi nella legalità e compromesso l'Economia della mia amata Italia.” - sarà stata la risposta?

“Maddai! Noi siamo uomini superficiali e levantini che basano la loro azione politica su pensieri banali e tweet di poche parole, ma tu, che sei un vero ed amato leader europeo, asseconda la nostra pochezza e fai uno scatto mentre ci stringiamo la mano... Dai! Non immagini QUANTO ci teniamo!” - avranno insistito?

"Mi spiace. Ma la conferenza per la Pace di Palermo deve fornire risultati, non selfie! Se fosse una presa in giro, fra pochi mesi, vi sparereste addosso dimostrando il mio patetico fallimento..." - avrà chiosato?

"Daje Beppe! Al (Sarraj) ti ha pure portato pure i pistacchi turchi e i datteri qatarini!!!" - l'ultimatum?

“Basta che la conserviamo per noi come ricordo del vostro amore fraterno. Ma, MI RACCOMANDO non la pubblichiamo! - la replica?

Se il ministro Di Maio si dice "stanco delle  photo-opportunity", la dinamica dello scorso anno sarà stata questa?

C'è un altro aspetto: quando porto mio figlio la domenica mattina a messa, verso la fine, ci sono bambini che davanti al microfono pregano il Signore o il Santo Padre per la pace nel mondo, la fine della guerra, della povertà, della droga... Ora, sono pensierini elementari adeguati all'età. Se un pupo dicesse: “Ti preghiamo Signore affinché il mio governo smetta di finanziare dei criminali e con la forza, se necessario, permetta la fine della guerra, delle violenze, dell'anarchia in Libia”, mi preoccuperei perché sarebbe quasi inquietante.

Non meno sconcertante è tuttavia sentire un ragazzo cresciuto, diciamo oramai quasi un ometto, che fa discorsi da bimbo.

Sentir da giorni ripetere che la "soluzione della crisi non può essere militare" fa rimpiangere la mancanza del nostro ministro ad appuntamenti cruciali della Storia in cui avrebbe potuto essere sicuramente risolutivo (in almeno un paio di occasioni per se stesso).

Ve lo immaginate dire a Dunkirk nel 1940 che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Ve lo immaginate dire nel bunker di Berlino nel 1945 che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Ve lo immaginate dire a Golda Meir nel 1973 che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Ve lo immaginate dire a Margaret Thatcher nel 1982 che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Ve lo immaginate dire a Bush nel 1990 con l'occupazione del Kuwait che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Ve lo immaginate dire in Libia nel 2019 che la "soluzione della crisi non può essere militare"?

Tutto ad un tratto mi vien voglia di pregare: Signore proteggi l'Italia dai suoi pronipoti e, se necessario grazie ai militari, porta la Pace e la Libertà dove manca.

Foto: Twitter / presidenza del consiglio dei ministri / web / (fotoritocco di immagine tratta dal film "La caduta")