Il Golpe Figliuolo

(di Andrea Cucco)
23/07/21

La nomina di un generale a “mettere una pezza” all’incapacità di gestire una situazione complessa ha creato ed ancor oggi crea scompiglio, polemiche e – forse peggio – difese a spada tratta dei militari.

Stiamo affrontando italicamente – e con i soliti rituali – una crisi nazionale che non è “politica” bensì “sistemica”: la “Pandemia” ha messo alla prova l’intero pianeta e rappresenta una verifica ineludibile per ogni Sistema-Paese.

L’Italia? “Repubblica dei tweet” in cui si sono avvicendati negli ultimi quattro anni ben quattro governi e che celebra ogni anno la vittoria sul “Ventennio”, manifesta le incapacità di governi che non durano in media nemmeno un biennio. Dalla “Regia sfiducia” a Mussolini (popolarmente soprannominato “il puzzone”) si sono avvicendati 73 governi nell’arco di 78 anni. 67 governi in 75 anni dalla nascita della Repubblica.

Anche il più umile tesserato di un qualsiasi movimento o partito non può ora non comprendere il problema di fondo. Certo, la sua chiosa potrebbe essere: “tutti vorremmo stare al governo come minimo vent’anni…”. Qui l’errore: confondere la causa con il sintomo del male.

Un golpe militare è davvero possibile in Italia? Lo temono o lo auspicano in troppi. Quando le guardie svizzere avranno deposto il Papa sarà – e dovrà essere sempre – lisergica fantapolitica.

I militari cosa c’entrano allora?

Le forze armate non sono nulla di più, nulla di meno che reparti di italiani in armi. Un tempo reclutavano gente che “ci credeva”, oggi – preferibilmente – nemmeno quello… “Altrimenti dopo poco tempo si demotivano”, racconta chi seleziona...

Sono schiere organizzate di concittadini con tutti i peggiori difetti: vanitosi, arroganti, invidiosi, arrivisti, brontoloni e piagnoni. Se visitate gli ambienti, dal Palazzo fino alla buca tra sacchi di sabbia in Teatro Operativo, non troverete altro che foto della Juventus, della Roma, del Milan o del Napoli (col nuovo capo di stato maggiore dell’Esercito è in ascesa la Lazio).

Il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19” (titolo per apneisti) è un ufficiale straordinario? Tutt’altro. È un ordinario professionista in divisa, anche se con, quello sì, un curriculum notevole.

Cosa hanno allora i militari di tanto speciale?

È semplice: fanno parte di una dimensione dello Stato che ha continuità. Sono italiani che si arruolano per mille motivi diversi ma che hanno dei riferimenti che non cambiano ogni anno.

Fanno parte di un’organizzazione che può o deve (vista la scarsità di fondi…) ragionare per orizzonti decennali, non giornalieri o settimanali. Possono credere che quello che si pianifica oggi ha ed avrà una prospettiva.

Mantengono parametri (soprattutto finanziari) da rispettare ed amministrano nella maniera più efficiente possibile. Le carriere, seppur perfettibili, si basano (di massima…) sul merito.

Hanno comandanti di vertice che durano tre anni e che (di norma) non stravolgono il lavoro dei precedenti.

Dall’altra parte chi troviamo?

Cominciamo dall’estero… Si potranno amare o detestare, ma se diciamo “Francia” pensiamo Macron, “Turchia” - Erdogan, “Russia” - Putin, “Vaticano” - Francesco.

Abbiamo riferimenti simili in Italia?

Ci sono lati positivi in questo Sistema? Certo, per alcuni: con una tessera e le giuste amicizie (o i giusti compagni di classe) si può poi scavalcare il merito fino ad arrivare a Ministeri in cui senza due lauree ed un dottorato di ricerca, non si potrebbe neanche fare uno stage.

Quale sarà di conseguenza la motivazione di chi in quelle amministrazioni trascorre anni se non decenni…? ZERO.

Nessuno poi si prende mai la colpa di nulla. Al massimo si accolla il merito altrui.

Perché ad amministrare o dirigere enti od aziende di Stato, in Italia, non possono ambire dipendenti con decenni di esperienza?

Il Sistema non è così per sfortuna, è tale per dolo: quello di chi, se cambia controllore ogni anno, non sarà controllato, di chi può lusingare e non venir punito, di chi può delinquere e continuare a farlo.

Non è dunque per un caso che il Sistema Paese italiano non esiste. È interesse preciso e deciso di molti.

- Partiamo dalla criminalità. Con la crisi aumenta o decresce il proprio potere? E, tornando alla premessa, le mafie cambiano riferimenti o programmi ogni anno?

- Quelli “piazzati” dalla politica nelle amministrazioni “spariscono” ad ogni nuovo governo o si “moltiplicano”?

- E i non eletti tornano tutti dignitosamente alle precedenti professioni o vengono piazzati in incarichi da cui dovrebbero essere esclusi?

Il dramma nazionale può essere un’occasione storica? La Rivoluzione (che nella Penisola non si vede dai tempi di Silla!) non la può realizzare alcun partito o nuovo movimento, bensì ogni italiano quando realizza che è lo Stato da fondare: un bene superiore in cui le mafie, soprattutto quelle politiche, non devono infiltrarsi più.

Funziona da sempre così”, dirà qualcuno? Così funziona un “partito”, il cui termine – ricordiamo – ha per prima definizione etimologica “diviso”: l’opposto di ciò che dobbiamo avere come orizzonte. Dobbiamo ragionare di Stato, non di governi, di una dimensione comune che lega il conducente di autobus, l'agente, il politico, il docente, l’alunno, il carabiniere, il pensionato, il comico e non separa.

Se scopriremo che Difesa, Sanità, Istruzione, Informazione e perché no, perfino Giustizia, sono beni collettivi, e non “di parte”, il Paese sopravviverà alla Crisi: la Pandemia ed il dramma sanitario sono uno scherzo rispetto a ciò che ci attende nel prossimo futuro. Inutile continuare a millantare successi rispetto all’anno del primo lockdown… Fate due passi nel centro di una città qualsiasi, ricordate come era prima? Ebbene, non crescevamo già allora, se non negli zero virgola delle statistiche di convenienza.

Se verranno superate le piccole visioni di partito, non sarà ancora vittoria ma inizio di un cambiamento che porterà a realizzare strutture ed amministrazioni nazionali sane, con prospettive di interesse strategico e non politico-tattico. Gli apparati della Repubblica saranno un giorno autorevoli strumenti a supporto del governante (quinquennale) di turno, la cui eventuale inadeguatezza sarà secondaria, se non del tutto indifferente?

Vi chiedete quale partito o movimento seguire per realizzare una simile trasformazione?

Salvare il Paese da una crisi sociale senza precedenti è l’obiettivo, ognuno scelga il mezzo di trasporto che preferisce, ma pensi alla destinazione: una “rivoluzione” innescata da un inconsapevole esempio, un italiano di una parte del Paese che semplicemente “dura nel tempo”.

Foto: Esercito Italiano