14 anni di "Strade (in)Sicure"? È tempo di concludere la missione!

(di Andrea Cucco)
26/04/22

La scorsa settimana si è polemizzato sul ridimensionamento (deciso peraltro dal precedente governo) dei militari impegnati in “Strade Sicure”.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha affermato che Strade Sicure è un'esperienza che nasce da alcune situazioni specifiche, in parte nasce dopo le vicende del 1992 e l'esigenza di dare testimonianza e concreta azione di controllo del territorio, e dall'altro poi si sviluppa e nasce anche l'attività di prevenzione rispetto a fenomeni di terrorismo. Dobbiamo essere molto prudenti nel maneggiare questo strumento, che ha caratteristiche di sviluppo in relazione a situazioni particolari che il Paese sta vivendo. Non è e non può essere l'ordinarietà.

Siamo d’accordo con lui ma contestiamo la prudenza: la missione non va “maneggiata”, va terminata!

Da troppi anni “Strade Sicure” è, per personale impiegato, la principale missione delle nostre forze armate (nel momento in cui scriviamo il sito del ministero della Difesa indica oltre 7000 uomini e donne!). Una consuetudine - mai messa seriamente in discussione in perfetta retorica “dual use” - che non solo svilisce la reale funzione dei militari, ma che maldestramente ha messo a lungo a rischio la pubblica sicurezza. Lo spieghiamo con una cronaca, fortunosamente mai avvenuta, MA assolutamente realistica.

ULTIM’ORA: Dopo aver assassinato tre militari in servizio con l’operazione “Strade Sicure” ed essersi impadronito di un VTLM “Lince”, un gruppo terrorista sta seminando il terrore in cittàSembrano essere già decine le vittime e centinaia i feriti. Tra questi – ricordiamo – numerosi appartenenti alle forze dell’ordine che hanno invano tentato di fermare il blindato dell’Esercito da oltre 7 tonnellate.

Con le armi da guerra sottratte ai soldati, i terroristi stanno sparando sui passanti ed eliminano qualsiasi ostacolo travolgendolo in corsa.

I ministri della Difesa e dell’Interno, raggiunti dalla notizia mentre sono impegnati in una trasmissione televisiva, dopo qualche minuto di smarrimento (a cui viene in soccorso la pubblicità), riappaiono ed annunciano risolutamente ai propri elettori di aver autorizzato l'uso della forza. Grazie ad un provvidenziale nuovo intervallo pubblicitario vengono informati che gli agenti hanno fatto fuoco da subito ma che i mezzi non ne hanno minimamente risentito e continuano la loro folle corsa falciando turisti e passanti.

Il loro imbarazzo si amplifica nel momento in cui immagini aeree da diversi canali internazionali raccontano gli avvenimenti: il mondo osserva l’Italia in diretta!

Il ministro della Difesa, ricordando i propri trascorsi militari, ordina l’utilizzo di calibri superiori. “Portate le MG o le Browning!!!” - strilla istericamente al telefono per poi aggiungere – “Come sarebbe? …non servono ad un lazzo???”

Sono interminabili attimi di terrore quelli nello studio televisivo. Mentre il sudore cola vistosamente dalla tempia di un ministro ancora spaesato e rosso in volto e mentre i portavoce inviano risolutamente molti tweet “#andratuttobene”, l’altro mette in campo tutta la forza e l’imperitura determinazione politica del Paese: “Potremmo cercare di aprire un dialogo con…”

Nello stesso istante un’esplosione in pieno centro città annichilisce il mezzo sequestrato dal commando creando sopra di sé una fumata nera (la sequenza sarà ripresa e condivisa da un miliardo di persone in tutto il pianeta nel giro di 24 ore).

All’orizzonte appare la sagoma di un A-129... Il “Mangusta”, elicottero da combattimento (battezzato EES “elicottero da esplorazione e scorta” per motivi eunuco-politici), dopo aver controllato l’area dall’alto per qualche minuto, ricevuto l’ordine, fa ritorno alla base.

Quello che avete appena letto è – lo ripetiamo – un racconto (con personaggi immaginari...) che speriamo di non dover mai fare ma che avrebbe potuto facilmente essere realtà (come avvenuto in Afghanistan!). La messa in strada di strumenti offensivi destinati alla difesa (leggi “GUERRA”) per una missione che ben poco ha a che fare con quel DNA e che dovrebbero rimanere protetti in aree militari deve concludersi.

Basta cambiare mezzi? L’utilizzo dei vetusti VM90 (alcuni hanno superato i 30 anni!) assieme ai Defender è sicuramente preferibile. Fin tanto che reggono…

Negli ultimi anni, ad essere sinceri, l’utilizzo dei blindati Lince per “Strade Sicure” sembra essere stato ridotto (alcuni lettori potranno confermare con qualche scatto di cellulare dalla propria città?). Evidentemente qualcuno si deve essere a suo tempo accorto della criticità e preso qualche iniziativa.

Tuttavia non è stato azzerato! Ed a seconda del “Raggruppamento” la sensibilità al potenziale pericolo sembra variare.

Tra gli esperti di sicurezza ed antiterrorismo c’è stato in origine chi aveva caldeggiato il Lince per bloccare furgoni in mano ad attentatori (come avverrà in Francia, a Nizza, nel 2016). Ma davvero non ci si era chiesti cosa sarebbe accaduto se il mezzo da bloccare fosse il blindato stesso???

Con questo articolo non vogliamo assolutamente affermare che i militari addetti a “Strade Sicure” siano impreparati o non abbiano svolto in tanti anni numerosi interventi a beneficio della collettività: hanno eseguito gli ordini come quando è stato chiesto loro di raccogliere la mondezza o altro. Alcuni comandanti hanno perfino sottolineato come, grazie a “Strade Sicure”, siano stati in grado di finanziare ordinarie attività dei reparti (a partire da quelle manutentive), altrimenti compromesse dai costanti tagli.

Qualche esperto argomenta che il terrorismo ci minaccia ancora e bisognerebbe semmai aumentare i militari coinvolti nell'operazione... Bersagli facili ed operativamente "remunerativi" possono davvero rappresentare un deterrente per professionisti senza scrupoli? Nei paesi seri sono altri ad occuparsi di certe vulnerabilità. In silenzio e con armi di calibro ridotto, non "NATO"!

In un Paese che ha circa il doppio degli agenti di pubblica sicurezza del Regno Unito ed un terzo in più della Francia, l'utilizzo dei pochi militari per compiti assolutamente impropri e superflui deve terminare.

Con questa riflessione vogliamo dunque far presente a qualche timido ed indeciso “decisore” politico che serve più coraggio. Abbiamo una guerra alle porte ed un Paese con cittadini e apparati dello Stato ancora assolutamente impreparati ad un conflitto o una crisi seria. Pandemia docet… Non sabotiamo ulteriormente le Forze Armate e lasciamole al loro fondamentale compito: saper combattere! Possibilmente equipaggiate ed addestrate.

Immagini: Difesa Online / Esercito Italiano