Operazione “Honeytrap”

03/01/15

La gestione di uno Stato, passa anche attraverso l’informazione, e per ottenerla molti governanti sono disposti ad adottare metodi meno leciti rispetto agli usuali. Nella Corea del Nord, sembra sia abbastanza solito incontrare giovani dalla struttura fisica che si discosta dalla genetica del paese asiatico. Questo a causa di una operazione classificata, non esattamente legale, voluta da Kim Jong-il, il padre dell'attuale leader nordcoreano Kim Jong-un, e definita: Honeytrap.

Un piccolo, ma agguerrito esercito di giovani e piacenti ragazze nord coreane, aveva l’incarico di ammaliare e sedurre politici ed imprenditori di paesi esteri. Il frutto delle congiunzioni diventava l’oggetto del ricatto.

Gli obiettivi perseguibili dal regime nordcoreano, si diversificavano in base allo status della vittima: gli imprenditori erano costretti ad investire nello stato asiatico; i giornalisti obbligati a scrivere storie positive su di esso ed ai politici stranieri veniva imposto di patrocinare la Corea del Nord in occasione dei vertici internazionali.

L’arma vincente della corruttrice, era quello di rivelarsi come una esponente del regime e non una comune cittadina, pertanto, non potendo nascondere il figlio, questo sarebbe stato sottoposto ad una vita di isolamento e privazioni; una leva formidabile per costringere il neo padre a concedere la sua collaborazione.

Ma l’operazione Honeytrap aveva un secondo scopo: i figli illegittimi venivano istruiti per diventare agenti segreti. A loro favore, proprio quella struttura fisica che in patria li rendevano dissimili dagli altri cittadini, ma nella Nazione del genitore si sarebbero perfettamente celati fra la popolazione indigena.

Alcuni uomini, sceglievano di rimanere in Nord Corea, sposare la donna e formare una famiglia normale, ma anche i figli di questi ricevevano una formazione che li avrebbe resi delle spie da inviare nel paese di origine del padre. Le vittime erano, principalmente, personaggi di spicco in visita nella nazione asiatica, e le ragazze li avvicinavano come interpreti od assistenti, assegnate dal Governo ospitante a titolo di cortesia.

La loro capacità di ammaliare il visitatore era tale che, in molti, rifiutavano l’evidenza di essere stati raggirati e sostenevano l’autenticità del legame affettivo.

Il bersaglio prioritario era il Giappone, sia per la somiglianza fisica che per gli interessi economici; infatti, negli anni '80, la Corea del Nord rapì alcuni cittadini giapponesi per tradurli a Pyongyang, dove li costringeva ad addestrare questi giovani alla lingua e cultura nipponica.

Il processo generava agenti dormienti o spie praticamente impossibili da individuare. 

Giovanni Caprara