Le forze in campo nell'eventuale guerra totale di Pyongyang

(di Tiziano Ciocchetti)
15/04/17

Nella giornata di commemorazione per il fondatore del regime della Corea del Nord, Kim Il-Sung, nonno dell’attuale leader Kim Jong Un, le Forze Armate di Pyongyang mostrano i “muscoli” in risposta alle minacce, ormai non più tanto velate, degli Stati Uniti.

L’esercito nord coreano – Armata Popolare Coreana - è composto da oltre un milione di effettivi (senza contare la Riserva, la Guardia Rossa dei Lavoratori e dei Contadini, che ammonterebbe a circa 4 milioni di effettivi), divisi in 20 corpi d’armata, la maggior parte di essi equipaggiati con mezzi pesanti. Questi – soprattutto nel campo dei corazzati- risultano essere varianti locali di MBT (Main Battle Tank  e APC (Armoured Personnel Carrier) ex sovietici, come i T-55 , T-62 e BMP-1/2. Negli ultimi anni, l’industria nazionale ha prodotto un moderno sistema d’artiglieria semovente equipaggiato con un pezzo da 175mm in grado di sparare proiettili convenzionali fino a una distanza di 60 km.

Sia la Marina che l’Aviazione costituiscono forze numericamente inferiori rispetto all’Esercito. La prima è divisa in due flotte, una occidentale e l’altra orientale, equipaggiata in gran parte con unità costiere obsolete (negli ultimi anni l’attività della Marina nord coreana si è svolta essenzialmente nell’infiltrare, per mezzo di sottomarini, agenti e sabotatori sulle coste della corea del Sud).

Anche l’Aeronautica ha un parco velivoli obsoleto composto da caccia intercettori ex sovietici MIG21 e MIG29, nonché da caccia multiruolo MIG23. Non mancano esemplari di aerei cinesi – a loro volta copie di aeromobili sovietici – come il J5 e il J7.

Tuttavia quello che più preoccupa le Cancellerie occidentali è tanto il potenziale convenzionale del regime di Pyongyang, quanto le sue capacità missilistiche.

A partire dalla fine degli anni 60 la Corea del Nord ha cominciato ad acquisire tecnologia (principalmente dalla Cina e dall’URSS) missilistica. Partendo dal progetto dello SCUD-B i coreani riuscirono, negli anni settanta, a sviluppare un proprio missile, caratterizzato, rispetto all’originale sovietico, da un maggiore raggio d’azione.

Attualmente il vettore con maggiore gittata in possesso di Pyongyang è il razzo a tre stadi Taepodong-2, capace di raggiungere distanze pari 10.000 km, quindi sarebbe in grado di colpire la costa occidentale degli Stati Uniti.

Tuttavia la capacità offensiva coreana poggia essenzialmente sulle masse di fanteria in grado di essere mobilitate in poche ore. Secondo gli strateghi di Pyongyang una armata dotata di numerosa artiglieria e mezzi corazzati, sfruttando l’effetto sorpresa, sarebbe in grado di penetrare in profondità nelle difese della Corea del Sud.