La Regina dimentica i suoi eroi

(di Paolo Palumbo)
23/01/18

I militari, terminato il loro servizio, possono trasformare la loro vita in un incubo, soprattutto se non riescono ad adattarsi al mondo civile, ai suoi ritmi e alla diversità dei suoi valori. Quelli che hanno avuto esperienza diretta con i teatri bellici e non sono riusciti a metabolizzare lo stress, cadono nella cosiddetta sindrome PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), un male silenzioso che erode la psiche e spesso porta a conseguenze nefaste. Tuttavia la cosa che più ferisce un soldato in congedo è certamente l’oblio, il fatto che le sue fatiche e le imprese per cui ha rischiato la vita in nome dello Stato, vengano dimenticate, messe da parte dalla società e dal governo.

È quello che sta accadendo al sergente Bob Curry, che dopo 16 anni trascorsi nel 22° Reggimento al servizio di Sua Maestà, è oggi costretto a vivere per strada dopo che l’Associazione di ex del suo vecchio reparto ha smesso di pagare il conto di un Bed & Breakfast. Bob Curry (oggi 64enne) non è un soldato qualsiasi e non solo perché veterano dello Special Air Service: Nell’aprile del 1980, il suo nero profilo con la maschera antigas balzò alla ribalta mondiale poiché era uno degli operatori ad aver fatto irruzione nell’Ambasciata iraniana di Princess Gate. Nel corso dell’azione Bob salvò la vita a ben 19 ostaggi, ma il suo eroico altruismo sembra non averlo premiato nella vita da civile. Dopo un periodo trascorso in Irlanda del Nord e un altro nella guerra delle Falkland, “Backdoor Bob” dopo il congedo nel 1985 passò alcuni anni al servizio di sicurezza privata della famiglia Al Fayed, incluso un anno come guardia del corpo di Dodi Al Fayed, compagno di Lady Diana. Poco tempo dopo l’ex SAS entrò in un vortice di disgrazie che condussero al fallimento del suo matrimonio e al collasso finanziario della sua attività che lo obbligò a liquidare la casa. A questa perdita si aggiunse il dolore e l’umiliazione di aver venduto persino le sue decorazioni per garantirsi il fabbisogno giornaliero.

Il veterano Curry, cardiopatico e malato di diabete, si appellò all’Herefordshire Council per ottenere almeno una sistemazione onorevole, senza mai ottenere una risposta. Dopo un po’ di tempo il Consiglio “comunale” di Hereford – sede storica del 22° – notificò a Bob di non avere i requisiti necessari per accedere ai servizi sociali, mentre gli fu proposta una sistemazione alternativa in un ostello fatiscente, privo di servizi igienici.

“Ho servito il mio paese per una vita – ha dichiarato Backdoor Bob – e non avrei mai pensato di finire in una stanza simile ad una prigione. Mi sono ritrovato solo in una camera dove quando allargavi le braccia toccavi i muri”. Dopo aver condiviso i suoi anni migliori assieme all’élite militare del suo paese, Curry ha dovuto spartire i suoi spazi con delinquenti, drogati e disperati. Grazie all’intervento della British Legion e dell’associazione reggimentale del SAS (che ancora oggi esborsa denaro per il suo mantenimento) gli fu trovata un’altra sistemazione provvisoria in un B&B, limitata però a soli 28 giorni.

Quale sarà dunque il destino di Bob? Il suo caso è ormai di dominio pubblico ed ha attirato l’interesse dei media britannici. Il Consiglio di Hereford ha rimesso mano alla sua pratica e – secondo quanto dichiarato da un portavoce – tutti stanno lavorando affinché Bob Curry possa trovare una sistemazione degna di quanto ha fatto per il suo paese.

In tutto questo però c’è un altro dato che di “dignità” ne contiene ben poca. Uno dei terroristi detenuti per l’assalto all’ambasciata , Fowzi Nejad, quasi coetaneo di Bob, dopo 28 anni di galera e la libertà concessa sulla parola, vive tranquillo in un appartamento lussuoso usufruendo di numerosi benefit che la legge inglese elargisce ai soggetti con un trascorso turbolento, per il loro reinserimento nella società. Secondo quanto riferito dal The Sun l’ex terrorista vive nel quartiere di Peckham (a sud di Londra) e ogni notte si dà alla bella vita frequentando locali e ristoranti.

Purtroppo il caso di Bob Curry non è isolato e molti ex militari stanno ai margini della società, privati della loro rispettabilità e senza affetti familiari. È un problema grave, sottovalutato per ignoranza e per una deprecabile indifferenza nei confronti di chi ha donato tempo e vita al servizio della Patria. Certo, i servizi sociali di paesi come l’Inghilterra, Francia o la stessa Italia, vivono un confronto quotidiano con problemi legati all’immigrazione, ai rifugiati ai quali poi si aggiungono i senzatetto nostrani. Tutti hanno ragionevolmente diritto ad una vita dignitosa, ciò nondimeno esistono dei meriti e dei percorsi di vita che – malgrado scivoloni o battute di arresto – meritano un’attenzione maggiore da parte delle autorità, le stesse per le quali questi pochi uomini hanno sacrificato anima, corpo e mente.

(foto: web)