Guerra in Ucraina: le forniture italiane

(di Tiziano Ciocchetti)
16/05/22

Continuano in questi giorni le forniture di attrezzature militari, da parte dei paesi NATO ed europei, ai combattenti ucraini. Come scritto più volte, Kiev chiede armamenti sempre più pesanti, tanto che la Germania (inizialmente assai restia) e i Paesi Bassi stanno addestrando gli artiglieri ucraini all’impiego del PzH-2000 (foto) da 155/52 mm, ovvero parliamo del semovente d’artiglieria più moderno negli arsenali dell’Alleanza (e in dotazione all’Esercito Italiano in 68 esemplari).

I Paesi Bassi, inoltre, hanno inviato agli ucraini gli IFV YPR-765 (dismessi da tempo dall’Esercito olandese), derivanti dall’M-113, con propulsione e protezione migliorati.

L’Italia come si sta muovendo in questo contesto?

Come da italica tradizione si sono adottati i soliti bizantinismi: informazioni fuorvianti e liste di armamenti secretate, giusto per tenere in piedi la coalizione fino a settembre (cioè quando si raggiungeranno i quattro anni e mezzo di legislatura e quindi la pensione garantita per molti degli attuali parlamentari). Comunque sia l’opinione pubblica italiana non deve essere informata!

Tuttavia possiamo formulare delle "ipotesi". Escludiamo a priori la possibilità di inviare anche noi i PzH-2000. Il semovente tedesco è stato acquistato dall’Esercito Italiano, come scritto in precedenza, in 68 esemplari al costo unitario di circa 9 milioni di euro, data la complessità e la delicatezza necessita di una catena logistica dedicata: in media presso i reparti (tre reggimenti) soltanto il 40% sarebbe pronto all'impiego operativo.

Inoltre, gli equipaggi per gestire nella globalità il mezzo con sufficiente padronanza, necessitano di almeno 2 mesi di addestramento sia teorico che pratico.

Nella versione realizzata in Italia, per volere dell'allora amministratore delegato della OTO-Melara, il sistema logistico di gestione della torre era stato riprogettato e realizzato in ditta, pertanto non intercambiabile con quello degli altri eserciti utilizzatori così come non lo sono il sistema laser warning, i lancia-fumogeni, l'impianto radio e interfonico. 

Dal 2015 al 2017 sono stati revisionati 200 semoventi d’artiglieria M-109L da 155/39 mm, destinati ad essere venduti al Pakistan. Causa il veto, posto dall’allora amministrazione Trump, in quanto Islamabad veniva considerata troppo vicina ai talebani. Ne furono consegnati solo un centinaio, il resto dei semoventi è rimasto in Italia.

Il motivo del fermo è dovuto al fatto che la parte veicolare e la torre sono di completa realizzazione USA. Inviati in Italia in circa 450 esemplari negli anni '70 dello scorso secolo, erano stati acquistati dal governo italiano e affidati alla OTO-Melara per installarvi l'obice da 155/24 mm della Rheinmetall e poi consegnati all'Esercito come M-109G. Pertanto Washington mantiene tuttora il diritto di veto riguardo la cessione a paesi sgraditi.

I semoventi rimasti in Italia sarebbero praticamente di pronto impiego, disponibili in notevole numero, e richiederebbero tempi molto inferiori per l'addestramento del personale (i ricambi della parte veicolare sono reperibili con facilità e a prezzi quasi di realizzo).

Attualmente, in Leonardo, si sta valutando il “restauro” di 10 semoventi d’artiglieria Palmaria che erano stati costruiti negli anni '80 e facenti parte dei 200 ordinati dalla Libia (foto) ma consegnati in poche decine di esemplari in seguito ai vari embarghi decretati contro il paese nordafricano. Tali mezzi sono il frutto di uno sviluppo privato di OTO-Melara, utilizzando lo scafo dell’MBT OF-40 e installando un pezzo da 155/40 mm.

I semoventi sono relativamente nuovi ma, dopo essere stati parcheggiati per circa 20 anni all'aperto, necessiterebbero di almeno un anno di lavoro prima di essere nuovamente in condizione di funzionare.

Sempre nel campo dell’artiglieria, sembrerebbe che nel terzo pacchetto (in votazione in Parlamento giovedì prossimo) siano compresi anche gli obici/cannone FH-70 da 155/39 mm. Si tratta di un progetto anglo-italo-tedesco risalente agli anni ’70 dello scorso secolo. L’Esercito Italiano ne acquisì circa 160 pezzi. Negli anni successivi, complice la fine della Guerra Fredda, l’artiglieria monotubo italiana cadde nel dimenticatoio e gli obici FH-70 subirono una lenta usura, senza che si stanziassero fondi per un programma di sostituzione.

Nel pacchetto ci sarebbe anche lo UAV Falco di Leonardo, la cui versione armata, l’Astore, era stata proposta tempo fa all’Aeronautica Militare (vedi articolo).

Tornando ai mezzi, magari qualcuno a Palazzo Baracchini avrà ventilato l’ipotesi di inviare agli ucraini anche qualche blindo Centauro I, visto anche la prossima entrata in servizio della nuova versione, la blindo pesante (e costosa) Centauro II.

Centauro, che tutt’ora costituiscono l’ossatura della nostra Cavalleria (9 reggimenti), sono perforabili, anche da lunghe distanze, lateralmente (nella parte frontale il motore costituisce una protezione aggiuntiva) dal munizionamento russo AP da 14,5x114 mm, impiegato dalle mitragliatrici pesanti KPV. Tali proiettili, a differenza di quelli impiegati in Italia nelle prove (con un’anima in acciaio), hanno un’ogiva al carburo di tungsteno.

In aggiunta, le blindo pesanti Centauro I (come del resto i Freccia), se utilizzate su terreno soffice (come può essere il terreno innevato e/o fangoso), a causa della elevata pressione specifica e della modesta altezza da terra, sono estremamente soggetti allo “spanciamento” (ovvero rimanere con la "pancia" del veicolo che appoggia sul fango/neve, con le ruote che girano a vuoto).

Probabilmente è in campo l’ipotesi di fornire trasporti truppe come gli M-113, VCC-1 e VCC-2, attualmente “parcheggiati” a Lenta (lo smaltimento di questi mezzi, secondo le normative vigenti, costituisce un notevole costo). Data la semplicità dei veicoli in questione non dovrebbe essere troppo esoso il loro ripristino - anche di un numero consistente - in tempi relativamente brevi.

Foto: Royal Netherlands Army / ministero della Difesa / Bernd.Brincken / U.S. Army