Gli ucraini si prendono pure i PzH-2000

(di Tiziano Ciocchetti)
08/05/22

Continua l’escalation di forniture militari da parte della NATO a Kiev. Nelle ultime settimane, le richieste ucraine per avere armamenti di ultima generazione, si erano fatte sempre più insistenti. In una nota ufficiale, il Ministero della Difesa tedesco, aveva comunicato al governo la necessità di mantenere più sistemi d’arma sofisticati, come il semovente d’artiglieria PzH-2000 dal 155/52 mm, a disposizione della Bundeswehr, fornendo principalmente addestramento tecnico al loro impiego.

Evidentemente le pressioni di Washington hanno avuto il loro effetto: la Germania fornirà agli ucraini 7 semoventi PzH-2000.

La scorsa settimana, il Pentagono ha confermato che avrebbe addestrato i soldati ucraini a utilizzare gli obici M-777 da 155/39 mm e i droni Phoenix Ghost, a Grafenwoehr in Baviera. Stessa discorso per gli artiglieri ucraini, che dovranno impiegare i cinque obici PzH-2000 promessi loro dai Paesi Bassi. La loro formazione dovrebbe aver luogo presso la scuola di artiglieria di Idar-Oberstein.

Lo scorso 6 maggio, il ministro della Difesa tedesco, Christine Lambrecht, ha annunciato che la Germania avrebbe ceduto sette PzH-2000 all'Ucraina. Questi pezzi di artiglieria saranno presi dalle "scorte della riserva della Bundeswehr", ha aggiunto, senza specificare quando verranno consegnati.

L'annuncio della signora Lambrecht riguardo al PzH-2000 segna un punto di svolta poiché questo semovente costituisce la spina dorsale dell'artiglieria tedesca, con 75 in servizio e 46 in riserva.

Ricordiamo che si tratta dell’obice/semovente più moderno che abbiamo in occidente, superiore per prestazioni all’M-109A6/7 Paladin. L’Esercito italiano equipaggia tre reggimenti di artiglieria (18 per unità) con tale sistema, per un totale di 68 semoventi. Il pezzo con cui è equipaggiato il PzH-2000, della lunghezza di 52 calibri, anche con l’impiego di munizionamento convenzionale, consente tiri (con una cadenza di 9/10 colpi al minuto) tra i 40 e 50 km di distanza.

Foto: Bundeswehr