Germania, via al riarmo, reclutamento per 14.300 soldati: "È tempo di crescere"

(di Franco Iacch)
11/05/16

La Germania ha dato il via ad una mossa che si aspettava da tempo: la ricostruzione delle forze armate del paese. Nello specifico, per quello che un tempo era il più grande esercito dell'Europa occidentale, si procederà al reclutamento di altri 14.300 soldati “per contrastare le minacce moderne in tutti i settori”. Il reclutamento sarà completato entro i prossimi sette anni.

Un quarto di secolo di contrazione è finita – ha detto il ministro della Difesa Ursula von der Leyen (foto) - per la Bundeswehr è tempo di crescere. Dobbiamo uscire dal processo di contrazione permanente.

Il Ministero della Difesa ha già annunciato che il bilancio per la spesa militare crescerà dagli attuali 34,2 ai 39,2 miliardi di euro entro il 2020. Il primo step di 4.400 unità riguarderà in parte il personale civile che già presta servizio con le forze armate tedesche.

“Il paese è già impegnato in 16 missioni all'estero tra cui la lotta contro lo Stato islamico in Siria ed Iraq, il monitoraggio dei flussi dei rifugiati provenienti da tutto il Mediterraneo, il supporto per gli alleati della NATO ad est allarmati dalle tensioni in Ucraina orientale. Una recente revisione interna ha confermato ciò che i media nazionali hanno ampiamente riferito: attrezzatura obsoleta in parte risalente alla guerra fredda e manodopera carente”.

Al culmine della guerra fredda la Bundeswehr annoverava, tra civili e militari, 670.000 unità. Attualmente, l’esercito tedesco è formato da 177 mila militari ed 87 mila civili. Aggirato, quindi, il limite imposto nel 2011 fissato a 185 mila unità. Anche considerando i tagli, la Germania possiede il secondo esercito d’Europa, dietro solo il Regno Unito.

Questi sforzi non sono ritenuti soddisfacenti dagli Stati Uniti. Sulla carta, tutti i membri della NATO dovrebbero spendere il 2 per cento del PIL sulla spesa militare. L’economia tedesca non può attualmente garantire un investimento superiore all’1,2 per cento. E’ anche vero che la soglia del 2 per cento è chiaramente ipotetica. Ideale, per certi versi, ma solo in un paese con una forte e stabile economia.

Valutare l’Alleanza senza il supporto americano sarebbe comunque impossibile perché, ad oggi, ci si chiede quale sia la reale capacità militare dei paesi membri. In realtà, il contributo europeo nella NATO non è mai stato pensato come militare, bensì come un supporto logistico per la presenza in Europa degli Stati Uniti.

Analizzando poi la spesa militare, ci si rende conto di quanto l'Europa si sia ‘coccolata’ negli anni, lasciando la prima linea agli americani. I membri europei della NATO contano circa 230 milioni di persone in più rispetto agli Stati Uniti, con un prodotto interno lordo combinato che è leggermente superiore a quello americano. Eppure le nazioni europee spendono solo il 37 per cento degli Stati Uniti per la difesa: 270 miliardi di dollari contro 735.

Nel 1990, subito dopo la caduta del muro di Berlino, le nazioni europee spendevano circa il 60 per cento di quello che gli Stati Uniti investivano nella spesa militare: 186 miliardi dollari (Paesi NATO) contro i 306 miliardi di dollari (USA).

Il problema è che Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno incoraggiato le nazioni europee a costruire forze orientate verso missioni di proiezione come in Afghanistan, con l'invio di truppe lontane dai confini nazionali. Convogliando i fondi in questa direzione, la spesa militare interna è diventata opzionale.

(foto: Bundeswehr)