Quando gli italiani incontrarono i carri russi. Il primo scontro nell’ansa di Serafimovich (24 luglio-2 agosto 1942)

(di Emanuele Di Muro)
11/06/22

Dove il Don disegna un’ansa nel tratto tra Satonski e Serafimovich (Fed. Russa), si svolse la prima battaglia di incontro tra i reparti italiani dell’ARMIR e i carri russi.

Serafimovich era un grosso borgo situato a sud del fiume Don. A est dell’abitato si trovava un fitto bosco che occupava la parte settentrionale dell’ansa, delimitata a sud da una dorsale di due quote di 197 e 180 metri orientata da ovest a est, scoscesa da nord verso sud, in maniera da offrire appigli tattici alla difesa. La sponda destra del fiume (zona italo tedesca) era più alta di quella sinistra.

Compito e forze italiane

Dal 23 luglio 1942 la 3^ divisione celere Principe Amedeo Duca d’Aosta, distaccata dall’8^armata italiana alla 6^ tedesca ed inquadrata nel XVII corpo d’armata aveva ricevuto il compito di eliminare al più presto la testa di ponte russa che si stava organizzando sulla riva destra del fiume Don all’altezza di Serafimovich.

Per approcciare l’area di operazioni il comando divisione, rinforzata dal 578° reggimento di fanteria tedesco, aveva diviso la grande unità in sette scaglioni: 1° scaglione e avanguardia (XLVII battaglione bersaglieri motociclisti), II gruppo da 75/27 del 120° reggimento artiglieria; 2° scaglione composto da 3° reggimento bersaglieri; 3° scaglione formato dal comando divisione, compagnia genio artieri e rinforzi; 4° scaglione composto dal 120° reggimento artiglieria (meno il II gruppo); 5° scaglione 6° reggimento bersaglieri con rinforzi; 6° scaglione LXII gruppo artiglieria da 105/32 di C.A.; 7° scaglione composto dai servizi logistici (sezioni sanità e ospedali da campo, sussistenza, trasporti etc,).

Il nemico era ormai consapevole dello schieramento italo-tedesco e a causa dell’annunciato peggioramento delle condizioni meteo lanciò un duplice attacco nella giornata del 30 luglio.

Lo scontro

Il primo attacco, proveniente da nord, venne condotto in direzione di quota 210 dove si trovava il comando tattico del reggimento tedesco. Le unità attaccanti erano costituite da 24 carri T-34; il secondo attacco, proveniente da est, venne condotto anche con BT.

Gli uomini della divisione celere si trovarono così a fronteggiare per la prima volta un’azione dei mezzi corazzati russi. Essi, mentre si diradavano sfruttando il terreno, rivolgevano l’azione delle loro armi, inefficaci contro le corazze, verso la fanteria che accompagnava l’azione dei carri.

Mentre le unità bersaglieri ingaggiavano la fanteria sovietica, l’artiglieria divisionale che si era addestrata alla tecnica di puntamento e tiro diretto contro bersagli mobili, mise fuori combattimento sulle brevi distanze i carri, diventando di fatto uno strumento controcarro efficiente. Questa risposta tattica non fu frutto del caso, fin dal maggio 1942 la 3^ divisione celere era stata impiegata in numerose attività sperimentali con armi di fanteria e artiglieria contro carri sovietici preda bellica che si trovavano distrutti sui precedenti campi di battaglia.

I combattimenti nella zona, divisi in due fasi, durarono fino al 21 agosto, dove le unità italiane riuscirono a eliminare la testa di ponte russa, distruggendo persino il potenziale offensivo di una intera brigata corazzata avversaria, sfruttando soprattutto le artiglierie.

Nonostante le unità leggere italiane avessero subito notevoli perdite lo scopo dell’operazione fu raggiunto benché in inferiorità di mezzi. Tuttavia si deve notare come in questa fase della campagna di Russia, l’Italia costituiva una componente di supporto a quella più estesa della tedesca, dotata della componente corazzata. Inoltre, lo scontro avvenuto nell’ansa di Serafimovich consente di valorizzare ancora una volta l’importanza dello studio e dello sfruttamento del terreno per celare le artiglierie in posizioni di agguato, quale primo passo per la pianificazione di un’attività militare, nonché quello di adattare le risorse a disposizione all’esigenza operativa.

Sulla base dei risultati ottenuti il comando artiglieria della divisione Principe Amedeo Duca d’Aosta trasse gli ammaestramenti e li tradusse in lezioni identificate in una memoria sull’impiego delle artiglierie nel tiro controcarri.

Quanto brevemente trattato offre una nuova visione e un nuovo indirizzo per affrontare, serenamente e dal punto di vista tecnico-militare, la Campagna di Russia. Comparare i dati tecnici degli armamenti tra le forze in campo, l’impiego e gli aspetti logistici, potrebbe far ripensare a tantissimi luoghi comuni come ad esempio un grande classico della campagna di Russia: le scarpe di cartone e l’impreparazione italiana!

Tale approfondimento aiuterebbe a comprendere lo sforzo militare e il reale stato delle forze italiane impiegate, senza soffermarsi solamente sulle vicende della ritirata.

Foto: Difesa Online