Marinai italiani tra le sabbie d’Arabia: la Battaglia di Kunfida del 7/1/1912

07/01/15

lle ostilità con l'Impero Ottomano, nel settembre 1911, vede almeno nel Mar Rosso una relativa prevalenza delle forze navali turche rispetto a quelle italiane, tanto da far temere un possibile colpo di mano contro la poco difesa base di Massaua, in Eritrea.

L'immediato approntamento delle Forze Navali e il loro rapido dispiegamento nei vari teatri operativi permette di inviare oltre Suez, a dicembre, l'incrociatore protetto Piemonte e i due modernissimi cacciatorpediniere Garibaldino e Artigliere (foto d'apertura). Già il 16 dicembre l'incrociatore italiano cattura la nave ausiliaria Kayseri, camuffata da nave ospedale, in realtà utilizzata per contrabbando di guerra. L'unità in particolare è stracarica di carbone e da una attenta analisi della documentazione sequestrata gli operatori del Reparto Informazioni della Marina riescono a ricavare il nome di un misterioso porticciolo sulla costa dell'Arabia: Kunfida.

Il Garibaldino (foto a destra) e l'Artigliere, impegnati nella perlustrazione della costa, si riuniscono all'incrociatore Piemonte presso il banco di Jnnabiyat, la sera del 6 gennaio. Il mattino del 7 gennaio 1912, muovendosi con perizia tra i bassi fondali, i due cacciatorpediniere italiani iniziano l'avvicinamento verso Kunfida, attraversando numerosi banchi di sabbia, quasi tutti erroneamente segnalati sulle carte. Alle 12:30, appena in vista della meta, possono distinguere gli alberi e i fumaioli delle unità avversarie, e vengono immediatamente fatti segno del fuoco nemico: la tanto ricercata squadra ottomana del Mar Rosso è finalmente ingaggiata.

I due piccoli (415 t) cacciatorpediniere, supportati a distanza, dati i fondali, dal Piemonte (foto in basso), affrontano le unità turche Ajutab e Bafra da 250 t, Ordon, Costamuni, Refakie e Moka da 350 t, Quenkeche e Shipka da 500 t, appoggiate tra l'altro dalle batterie campali della difesa costiera ottomana.

L'effetto del tiro delle unità italiane si rivela subito efficace e prosegue fino a sera: due cannoniere si arenano, crivellate di colpi, due si incendiano, altre tre vengono affondate, assieme ad una nave cisterna. La mattina successiva una squadra d'arrembaggio del Piemonte cattura l'unica unità sopravvissuta, lo yacht armato Shipka, che viene disincagliato e portato a Massaua innalzando la bandiera della Regia Marina. L'intera operazione è effettuata evitando accuratamente di colpire le zone abitate dalla locale popolazione araba.

Il dominio del mare conseguito distruggendo definitivamente le forze navali turche nel Mar Rosso permetterà alla Marina di appoggiare, nel corso dell'anno, la rivolta araba guidata da Sayyid Muhammad al Idrisi, signore della regione costiera dell'Asir, contro l'Impero Ottomano. Nel 1916 il mitico Lawrence d'Arabia passerà alla storia per aver ripetuto ad Aqaba, sia pure con un ben diverso battage pubblicitario, quelle stesse mosse intraprese quattro anni prima dalla Regia Marina e da un efficientissimo, ora come allora, Reparto Informazioni.

Fonte: Marina Militare