Eroica sconfitta, il mito dimenticato dei fatti d’arme dell’Oasi di Giarabub

(di Gian Pio Garramone)
22/03/21

Ottanta anni fa terminava, con inesorabile sconfitta, la battaglia nei pressi dell’oasi libica nel cuore del deserto della Cirenaica denominata in arabo al-Jaghbūb che italianizzato diventa Giarabub. Un po’ come avvenne centinaia di anni prima per il mito serbo, che nacque da una eroica sconfitta, così le gesta di quelli di Giarabub diverranno mito. Gli avvenimenti divennero cosi popolari da ispirare nel 1941 la canzone “La sagra di Giarabub” scritta da Alberto Simeoni e Ferrante Alvaro De Torres, su musica di Mario Ruccione, e poi nel 1942 un film diretto da Goffredo Alessandrini, ma anche pezzi di varietà con ballerine in tenuta coloniale che ballano sulle note della canzone sopra menzionata.

Ma come si svilupparono i fatti? Il Regio Esercito dislocò una unita militare eterogenea nei pressi dell’oasi, ai comandi dalla medaglia d’argento al valor militare (guadagnata per ardimentosi fatti d’armi sul Monte Carso) maggiore Salvatore Castagna. Quando il 10 dicembre del 1940 iniziò l’assedio alla ridotta italiana il magg. Castagna era al comando di 1.350 soldati Italiani e di circa 800 soldati Libici. L’unita era composta da quattro compagnie di guardie di frontiera, cinque di fanteria libica, un plotone di genieri libici, una compagnia di artiglieria equipaggiata con 14 cannoni da 47/32 Mod. 1935, 4 cannoni da 77/28 e 16 cannoni-mitragliere da 20/77, unità di segnalazione, un ospedale da campo e una sezione di rifornimento. L’avamposto aveva anche difese passive composte da trinceramenti e fossi anticarro, reticolati, capisaldi, posti di osservazione ed opere campali.

È da ricordare che la guarnigione di Giarabub era il capolinea di una lunga via di rifornimento, ed era attiva fin dal 1925 ovvero quando venne ceduta su decisione inglese dall’Egitto alla Libia. La guarnigione veniva rifornita sia via terra, sia con avio rifornimenti, durante i quattro mesi di assedio riuscì ad avere i pochi rifornimenti solo grazie alla Regia Aeronautica.

L’8 dicembre del 1940 inizia l’offensiva alleata, nel settore che comprendeva Giarabub l’attacco fu affidato alle truppe australiane in forza al Western Desert Force, al comando del generale di brigata australiano George Wotten comandante della 18° brigata di fanteria australiana. L’attacco inglese si scagliò sulla linea del fronte a Sidi El Barrani, costrinse tutte le forze Italiane in Tripolitania al disimpegno e al ripiegamento su nuove posizioni, eccezion fatta per l’avamposto di Giarabub che assorbì l’attacco australiano. A questo punto l’oasi si trovò scollegata dalle linee connazionali oramai arretrate di centinaia di chilometri. Gli uomini del maggiore Castagna resistettero con stoica determinazione a tutti gli attacchi.

Il nemico era ben conscio della situazione tatticamente indifendibile italiana e il 9 gennaio del 1941 bombardò la pista distruggendola, eliminando così l’unica via di rifornimento possibile. L’offensiva continuo attraverso una guerra psicologica e di logoramento con le richieste di resa sempre più insistenti, e con lanci di volantini illustranti la sconfitta italiani, e la conseguente occupazione della Tripolitania da parte inglese con la cattura di circa 150.000 prigionieri.

Nonostante il razionamento oramai arrivato ai minimi termini gli uomini si strinsero attorno al proprio comandante in un fiero spirito marziale e di corpo. Il maggiore Castagna era ben consapevole della situazione tattica irreversibile e decise da grande comandante di condividere con i suoi uomini la decisione di restare a combattere oppure arrendersi. Tutti i soldati, finanche i feriti, risposero di continuare la lotta; con un gesto dimostrativo, che rafforzava la volontà guerriera di non arrendersi, bruciarono tutti i loro fazzoletti bianchi: è in quel momento che nacque il mito delle gesta eroiche della “Sagra di Giarabub”.

Le sorti della battaglia finale iniziarono con un eroico quanto disperato contrattacco, che prese di sorpresa l’avversario, ma l’esito finale ahimè si concluse con la sconfitta italiana e con un tributo di sangue che costo la vita a più di 250 militari e 1.300 soldati catturati. Lo stesso maggiore venne ferito con il suo fedele attendente e fatto prigioniero. La prigionia la trascorse in vari campi tra cui Palestina e India rientrando in Italia solo il 23 novembre 1946.

L’epica resistenza entrò cosi nel mito, le radio inglesi soprannominarono quel manipolo di coraggiosi “Giarabub’s man”. In patria si venne a conoscenza di quanto avvenuto dalle trasmissioni dell’EIAR con il bollettino 288 del 22 marzo 1941.

Foto: web