Accadde il 24 maggio 1915: Primo giorno della Grande Guerra

24/05/14

00.00 è stato di guerra fra l’Italia e l’Austria Ungheria.

 

La cannoniera Archimede (comandante, 1° tenente di vascello Domenico Cavagnari) stazionaria a Costantinopoli, per sfuggire alla cattura lascia il porto, entra in Mar Nero e si porta ad Odessa dove permarrà fino all’armistizio della Russia con gli Imperi Centrali (3 marzo 1918)
La Flotta austriaca, uscita in forze (tre navi da battaglia, otto corazzate, due esploratori, nove cacciatorpediniere e sei torpediniere) da Pola e da Cattaro nella notte del 23, dà inizio sin dalle prime ore del mattino a bombardamento di lunghi tratti e località della costa nazionale adriatica:
l’esploratore Novara e due cacciatorpediniere agiscono contro Porto Corsini,
la corazzata Sankt Georg e due siluranti operano contro Rimini dove colpiscono la linea ferroviaria e danneggiano un treno;
la corazzata Zrinyi e due siluranti entrano in azione contro Senigallia. Nel corso della navigazione di rientro dall’azione lo Zrinyi è fatto segno al lancio di bombe dal dirigibile Città di Ferrara che non producono effetti;
le tre navi da battaglia Viribus Unitis, Prinz Eugen e Tegetthoff, il cacciatorpediniere Valebit e la torpediniera 65 T operano contro Ancona dove causano l’affondamento dei piroscafi Barbara,Concettina, Città di Tripoli e del rimorchiatore Filippo, e danni ai cantieri navali, alla città e allo scalo ferroviario. Perdite tra civili e militari: 68 morti e circa 150 feriti;
la corazzata Radetzky e due siluranti agiscono contro Potenza Picena infliggendo danni alla stazione e alla linea ferroviaria;
l’esploratore Admiral Spaun opera contro Termoli e Campomarino demolendo un ponte ferroviario sul fiume Sinarca e danneggiando fabbricati ferroviari;
il cacciatorpediniere Streiter agisce contro la stazione segnali di Torre Mileto danneggiandola;
due cacciatorpediniere agiscono contro il semaforo delle isole Tremiti danneggiandolo;
il cacciatorpediniere Lika in ricognizione fra l’isola di Pelagosa e il Gargano bombarda il semaforo di Vieste;
due cacciatorpediniere operano contro Manfredonia danneggiandone la stazione ferroviaria;
l’esploratore Helgoland e i cacciatorpediniere Tatra, Lika, Orjen e Csepel bombardano Barletta

Azioni di bombardamento aereo sono effettuate su Venezia con due idrovolanti che sganciano 11 bombe con danni di poco conto e su Jesi dove è preso di mira l’aeroscalo

Predisposizioni navali italiane e prime azioni:

I cacciatorpediniere della 3a  Squadriglia di Venezia – Bersagliere (capo squadriglia e comandante, capitano di fregata Roberto Lubelli), Corazziere e Zeffiro raggiungono all’alba Grado e Porto Buso, con il compito di affondare eventuale naviglio nemico, di cannoneggiare le installazioni militari e di tagliare il cavo telegrafico fra Grado e Cittanova d’Istria. Le prime due unità cannoneggiano una caserma a Grado ma non riescono a rintracciare il cavo telegrafico e pertanto rientrano a Venezia; lo Zeffiro (comandante, capitano di corvetta Arturo Ciano)risale il canale d’accesso a Porto Buso, cannoneggia una caserma e una torretta d’osservazione distruggendo alcuni natanti e facendo 48 prigionieri. Rientra indenne in serata a Venezia
Il sommergibile Jantina (comandante, tenente di vascello Colombo Tarò) della 1a Squadriglia di Venezia raggiunge la zona di agguato a sud di Rovigno (Istria) ove rimane in agguato per tutta la giornata, facendo poi rientro senza avere avvistato naviglio avversario;
L’esploratore Quarto (comandante, capitano di fregata Ugo Nicastro) e i cacciatorpediniere della 1a Squadriglia – Animoso (comandante e capo squadriglia, capitano di fregata Augusto Genoese Zerbi), Ardito (comandante, capitano di corvetta Gustavo Caccia) e Audace (comandante, capitano di corvetta Giuseppe Cantù) – usciti da Brindisi, dopo avere effettuato un’incursione nel golfo del Drin, svolgono crociera di vigilanza al largo delle coste di Cattaro;
I cacciatorpediniere Borea (comandante, capitano di corvetta Paolo Pontremoli) ed Espero(comandante, capitano di corvetta Spiridione Bellavita) della 5a Squadriglia, dopo aver rimorchiato sino alle zone di appostamento antistanti la base di Cattaro i sommergibili Nereide (comandante, capitano di corvetta Carlo del Greco) e Velella (comandante, tenente di vascello Vincenzo de Feo) della 3a Squadriglia, rientrano a Brindisi. Qui, al termine della missione il mattino del 26, rientreranno anche i due battelli i quali, pur avendo avvistato diverse unità nemiche, non furono in grado di portarsi in posizione di lancio causa la loro ridotta velocità;
Nel Basso Adriatico, al largo del Gargano, il cacciatorpediniere Turbine (comandante, capitano di corvetta Luigi Bianchi) in crociera di vigilanza ingaggia combattimento contro i cacciatorpediniereTatra e Csepel,  che con il Lika e l’Orjen erano di scorta all’esploratore Helgoland, tutti destinati a bombardare Barletta. Nello scontro il Turbine ha la peggio e affonda (alla fine dello scontro il comandante, gravemente ferito, ed una parte dell’equipaggio vengono fatti prigionieri; I caduti sono 15. Al comandante Bianchi e al suo secondo, tenente di vascello Mario Ferrari, con decreto del 10 agosto 1919 saranno assegnate la medaglia d’argento al valore militare, prime medaglie al valore decretate) combattendo per circa due ore, fino all’esaurimento delle munizioni
L’incrociatore Libia (comandante, capitano di fregata Roberto Andrioli Stagno) e l’incrociatore ausiliario Città di Siracusa (comandante, capitano di fregata Roberto Petrelluzzi) della Divisione Esploratori eseguono da Brindisi un’incursione nell’isola di Pelagosa (Palagruza), con l’obiettivo di catturarvi il presidio eventualmente presente. Alle 05 viene sbarcato un reparto di 42 uomini, tra i quali alcuni genieri-minatori, che perlustrano l’isola senza trovare alcun militare nemico. Prima di reimbarcare il personale, nella tarda mattinata le due unità lasciano l’isola per portare soccorso all’equipaggio del cacciatorpediniere Turbine. L’intervento italiano porta all’allontanamento delle unità nemiche e, mentre il Città di Siracusa raccoglie i naufraghi, il Libia ritorna a Pelagosa per recuperare il reparto da sbarco
Gli incrociatori ausiliari Città di Palermo (comandante, capitano di fregata Enrico Cuturi) e Città di Messina (comandante, capitano di fregata Salvatore Manzillo) della Divisione Esploratori, nelle prime ore del mattino lasciano Brindisi per svolgere una crociera di vigilanza nelle acque di Cattaro;
Gli incrociatori corazzati della 5a Divisione Navale (comandante, contrammiraglio Eugenio Trifari)Giuseppe Garibaldi (comandante, capitano di vascello Franco Nunes), nave ammiraglia, Varese(comandante, capitano di vascello Pasquale Salinardi), Francesco Ferruccio (comandante, capitano di vascello Diego Simonetti) e Vettor Pisani (comandante, capitano di vascello Ruggero Ruggiero) escono da Brindisi per una crociera offensiva nel Basso Adriatico ma poco dopo la missione viene annullata
Prima azione aerea offensiva italiana. Alle 23.30 del 23 si erano alzati dall’aeroscalo di Ferrara il dirigibile Città di Jesi (comandate, tenente di vascello Bruno Brivonesi.) e dall’aeroscalo di Jesi ilCittà di Ferrara (comandante, tenente di vascello Castruccio Castracane) per un’azione rispettivamente contro Cattaro e Pola. Il primo dirigibile a causa di avarie meccaniche è costretto a interrompere la missione e a far rientro alla base. Il Città di Ferrara dopo la mezzanotte è avvistato e fatto oggetto di reazione da navi nemiche in crociera di vigilanza (incrociatori Saida e Szigetvar) con altre unità minori lungo la congiungente Isola Grossa – Pedaso e fatto segno a un nutrito fuoco antiaereo che lo costringe a mutare rotta e quota, portando all’annullamento della missione. L’aeronave dirige quindi verso la costa italiana, ove ha poi modo di intercettare alcune unità avversarie al rientro dal bombardamento di Rimini e Senigallia e sgancia alcune bombe sulla maggiore di esse, la corazzata Zrinyi, che le evita con la manovra.

Fonte: Marina Militare