MINURSO: baluardo per una pacifica risoluzione del conflitto in Africa occidentale

(di Settimol)
10/03/22

Il 25 gennaio la MINURSO (Mission des Nations Unies pour l'Organisation d'un Référendum au Sahara Occidental) è stata colpita dalla prematura dipartita della deputy force commander Edjenani-Afenu, avvenuta pochi giorni dopo il completamento dell’anno di servizio presso la Missione e dopo il suo rientro in patria.

Prima donna comandante e prima donna generale di brigata delle forze armate del Ghana, ha servito nella missione MINURSO dal 2019 al 2022 concentrando le su forze sul miglioramento delle condizioni di servizio degli osservatori e per aumentare il numero del personale femminile all’interno della missione e accrescerne ruoli e responsabilità all’interno dell missione. Oltre alla MINURSO ha preso parte alle operazioni dell’ONU in Congo, Liberia e Libano.

La MINURSO è forse una delle meno conosciute missioni di peacekeeping dell’ONU

Nata nel 1991, è composta di 488 persone tra cui 245 osservatori militari delle Nazioni Unite, personale medico (20) e 7 ufficiali/sottufficiali per compiti presso l’HQ.

Gli osservatori sono disarmati e raggruppati in squadre multinazionali con il mandato di visitare le unità militari e condurre pattugliamenti in qualsiasi momento. A tal fine, la MINURSO esegue quotidianamente pattuglie su entrambi i lati della banchina per confermare lo stato delle forze delle parti in tutto il Territorio, verificare le violazioni, dimostrare la presenza delle Nazioni Unite e monitorare le esercitazioni militari condotte dalle parti nonché la distruzione di mine e ordigni inesplosi. Gli osservatori provengono da vari Stati tra cui Egitto, Russia, Honduras, Malesia e Italia.

La sede della MINURSO si trova a Laayoune, capoluogo del Territorio e ha un ufficio di collegamento a Tindouf (Algeria). Gli osservatori sono schierati in gruppi di una media di venti osservatori per ciascuno dei nove Team Site. Quattro di loro si trovano a est della linea di difesa marocchina, chiamato berm (Smara, Mahbas, Oum Dreyga, Awsard) e cinque Team Site si trovano a ovest del berm (Bir Lahlou, Tifariti, Mehaires, Mijek, Awsard).

Alla fine del 2021 il russo Alexander Ivanko è stato nominato rappresentate speciale dell’ONU in Sahara Occidentale e capo della MINURSO succedendo al canadese Colin Stewart, andato a guidare la missione dell’ONU a Cipro (UNFICYP). Il generale di divisione pakistano Zia Ur Rehman è, invece, l’attuale comandante della forza.

Antefatti storici

Con la conferenza di Berlino (1884-1885) la Spagna si vide assegnata la colonizzazione del territorio, si delimitano i confini dei territori conquistati suscitando progressivamente un sentimento nazionalista dovuto a progressive discriminazioni e oppressioni che vede nascere, negli anni sessanta del XX secolo, attività anti-colonialiste.

In quegli anni, l’ONU, con le risoluzioni dell’Assemblea Generale 2072 del 16 dicembre 1965 e 2229 del 20 dicembre 1966 confermò che la popolazione saharawi aveva il diritto di decidere tramite un referendum se diventare indipendenti con un proprio stato o unirsi a uno esistente. Prima con il Movimento di Liberazione del Saguia el-Hamra e del Rio de Oro (1967), poi con il Fronte POLISARIO (Frente Popular para la Liberación de Saguia el-Hamra y de Rio de Oro, costituitosi nel 1973) i saharawi vollero rivendicare la loro indipendenza sia dalla Spagna sia dal Marocco.

Ha seguito delle pretese di Marocco e Mauritania, con la risoluzione 3292 del 1974 l’Assemblea Generale chiedeva alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) di chiarire due problematiche: se al momento dell’occupazione da parte della Spagna il Sahara Occidentale (SO) fosse terra nullius e in caso di esito negativo quali fossero i legami tra quel territorio e gli stati limitrofi. La CIG concluse che quel territorio non era terra nullius ma che escludeva legami di sovranità tra il SO, Marocco e Mauritania confermando quindi il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi.

Il Marocco il 6 novembre 1975 reagì con la cosiddetta “Marcia Verde”, una sfilata di volontari finalizzata ad assumere il controllo dei territori in questione. L’ONU anche su invocazione da parte della Spagna, condannò l’”iniziativa” marocchina e si limitò a sollecitare le parti a collaborare per arrivare a una soluzione.

Con gli “Accordi di Madrid” (1975) la Spagna abbandonò la propria sovranità sul SO lasciando a Marocco, Mauritania le rispettive rivendicazioni, ma ingorando quelle del POLISARIO. Il trattato stabilì, inoltre, la costituzione di due amministrazioni temporanee, una Ispano-marocchina per il nord del Territorio (equivalente a un terzo della superfice) e una ispano-mauritana (gli altri due terzi), ma non divennero mai operative e il SO venne spartito tra Marocco e Mauritania. Questa nel 1979 sconfitta militarmente dal POLISARIO si ritirò dal conflitto e adotto una rigida neutralità; il Marocco dopo diversi anni di combattimenti e la progressiva costuzione del muro arrivò a controllare il 60% del Territorio, ma senza arrivare a una vittoria decisiva. Da allora la controversia ancora oggi non ha trovato soluzione.

Con l’arrivo delle truppe marocchine nel SO migliaia di Saharawi si rifugiarono in Algeria, in particolare a Tindouf e il Fronte POLISARIO annunciò nel 1976 la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi (SADR), il cui governo è instaurato, in esilio, a Tindouf (Algeria) e stabilisce la propria sovranità sul restante territorio. Si susseguirono anni di guerriglie fino a quando Nazioni Unite e Organizzazione dell’Unione Africana proposero un cessate il fuoco seguito da un referendum.

Nel 1991 nasce la MINURSO con la risoluzione 690 del Consiglio di Sicurezza del 29 aprile 1991 in conformità con le proposte di risoluzione accettate il 30 agosto 1988 dal Marocco e dal Fronte POLISARIO. L’operazione, che si sarebbe dovuta concludere nell’estate del 1992, si prefiggeva lo scopo, secondo il piano di conciliazione, di monitorare il cessate il fuoco, il non sconfinamento dai luoghi prefissati delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO, sovrintendere lo scambio di prigionieri di guerra, ridurre la minaccia delle mine inesplose ma soprattutto di organizzare e gestire il referendum che avrebbe portato il popolo saharawi a scegliere tra l’indipendenza sostenuta dal Fronte POLISARIO e l’annessione al Marocco.

L’operazione si arenò a seguito di costanti contrapposizioni tra le due parti che non permisero il completamento dell’identificazione della popolazione idonea a votare. Nel 2000 iniziarono, quindi, dei colloqui politici tra Marocco e Fronte POLISARIO come alternativa al referendum ma venendo meno uno dei principi cardine ovvero quello di autodeterminazione dei popoli.

Nel 2001 e 2003 si produssero due accordi che furono respinti dalle parti incanalando la trattativa in una situazione di stallo perdurante. Il Consiglio di Sicurezza, quindi, non iniziò più a parlare di accordi ma con la Risoluzione 1349 del 3 aprile 2001 “the parties […] will continue to try to resolve the multiple problems relating to the implementation of the Settlement Plan and try to agree upon a mutually acceptable political solution to their dispute over Western Sahara” ovvero invitava le parti a cooperare al fine di giungere ad una soluzione politica.

Arrivati al 2007 senza progressi, il Consiglio di Sicurezza con la Risoluzione 1754 invitava le parti ad “avviare negoziati senza precondizioni, buona fede, tenuto conto degli sviluppi degli ultimi mesi, al fine di raggiungere una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, provvedendo all'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale”.

In tempi più recenti, 2019, l’UE, che nel frattempo aveva preso le parti del Marocco, confermava di sostenere il segretario generale dell’ONU al fine di progredire con la cooperazione per raggiungere una soluzione politica giusta e duratura e con la risoluzione 2468 del 2019 il Consiglio di Sicurezza sottolinea l'importanza di un rinnovato impegno delle parti a far avanzare il processo politico in vista di successivi negoziati e a mente della raccomandazione contenuta nella relazione del 14 aprile 2008, ricorda che lo spirito di compromesso tra le parti sono essenziali per realizzare progressi nei negoziati e incoraggia i Paesi vicini a dare un contributo attivo.

Tensioni e guerriglie mai placate

Nel novembre del 2020 il Marocco ha avviato un’operazione militare nella zona cuscinetto di El Guerguerat riattivando la circolazione di merci e persone bloccato dalla chiusura del valico Marocchino tra SO e Mauritania da gruppi armati del Fronte POLISARIO il precedente 21 ottobre costituendo una violazione di fatto degli accordi. Nel dicembre successivo l’amministrazione Trump riconosceva la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale non trovando d’accordo l’UE il quale reputava la decisione non utile per una più facile azione di consolidamento dei rapporti tra le parti.

Il 23 gennaio 2021 il Fronte POLISARIO ha nuovamente attaccato nella zona di El Guerguerat nel Sahara occidentale quasi a far ricordare alla comunità internazionale che la disputa tra i due pretendenti ancora non ha trovato una quadra il che non beneficia certo sulle condizioni critiche in cui versano i campi dei rifugiati saharawi accresciute dal Covid-19 e dalla difficoltà di ricevere aiuti umanitari.

Il popolo saharawi è sempre più indispettito dal poco o nulla raggiunto fin ora dai diversi organismi internazionali perdendo speranza anche nel tanto desiderato referendum. Il Marocco da parte sua, sostenuto da altri Stati, resta fermo sulla volontà di non cambiare lo stato attuale delle cose insinuando (senza riscontro) infiltrazioni jihadiste tra i saharawi, mentre continuano le tensioni nell’area anche con l’utilizzo di droni da parte marocchina e come abbiamo già narrato in precedentemente.

Un nuovo diplomatico per riprendere i trattati

Nell’ottobre scorso, l’ONU nomina il diplomatico italo-svedese Staffan De Mistura come inviato personale del Segretario Generale del Sahara Occidentale al fine di riattivare un dialogo tra le parti.

Il diplomatico che succede all’ex presidente tedesco Horst Köhler che ha terminato il suo incarico il 22 maggio 2019, ha alle spalle più di 40 anni di attività diplomatica ricoprendo incarichi di rilievo tra cui quello di inviato speciale del segretario genrale per la Siria e di Rappresentata epersonale del segretario generale per l’Iraq, Afghanistan Libano oltre a diversi incarichi in etipia, Somalia, Sudan Vietnam. Ha ricevuto anche incarichi nella politica italiana come sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e successivamente vice ministro degli Esteri in Italia.

De Mistura avrà come interlocutori tutti i Paesi coinvolti nel processo di pacificazione nel Sahara Occidentale menzionati nella risoluzione 2548 del 2000 ed in tutte le alre che riguardano la zone di interesse.

Poche settimane fa (il 3 febbraio) il segretario di Stato americano, Antony J. Blinken, ha incontrato a Washington Staffan de Mistura sottolineando sottolineato l’impegno degli Stati Uniti a sostenere gli sforzi del nuovo inviato ONU a condurre il processo di pacificazione discutendo, inoltre, sui costanti colloqui diplomatici con i partner internazionali al fine di rafforzare un processo politico credibile che porterà a una risoluzione duratura e dignitosa del conflitto.

Sebbene l'organizzazione del referendum non sia stata finora possibile, MINURSO ha conseguito altri risultati continuando a svolgere le attività connesse al monitoraggio del cessate il fuoco, della riduzione della minacce delle mine inesplose, ha fornito supporto al CBM (Confidence Building Measures) finalizzato all’incontro di appartenenti a gruppi familiari divisi dal conflitto, guidato dall'UNHCR con personale e mezzi aerei e terrestri e rimane pronta a continuare a sostenere il programma dell'UNHCR in attesa dell'accordo delle due parti su una ripresa delle attività, sospese nel giugno 2014, è stata coinvolta nell'assistenza ai migranti irregolari e nell'aiuto umanitario in caso di calamità naturali.

La MINURSO rappresenta la simbolica presenza della comunità internazionale in quella regione svolgendo una silenziosa e poco pubblicizzata attività di stabilizzazione indiretta.