Le ambizioni energetiche della Turchia

(di Antonio Vecchio)
09/04/16

La postura geostrategica della Turchia, oltre che a motivazioni di egemonia politico militare, risponde alla crescente ambizione della Sublime Porta di diventare hub energetico di riferimento per l’intera regione: luogo di transito obbligato per il gas e petrolio proveniente dall’Heartland euroasiatico.

A tale obiettivo sono stati improntati, nell’ultimo decennio, i rapporti con Iran e Russia, con l’intento di assurgere a collettore del petrolio iraniano da una parte, e di creare le condizioni per un graduale disimpegno energetico dall’Orso Russo dall’altra.

Sempre a tale interesse nazionale si deve ricondurre:

- la volontà di acquisire quote importanti del cosiddetto “corridoio meridionale” - (fig. in basso) -, quello individuato dall’Europa quale progetto strategico, che dovrebbe trasportare il gas proveniente dai ricchi giacimenti off shore dell’Azerbaigian, nel Mar Caspio, passando per la Turchia e i Balcani;

- gli stretti rapporti diplomatici con l’Iran, precedenti l’accordo sul nucleare, che una volta implementati porteranno al rimpiazzo (energetico) di Mosca con Teheran.

Ankara, in definitiva, intende diventare il collettore unico di una importante frazione di petrolio e gas asiatici: non solo iraniano, ma anche turkmneno, azero e curdo-iracheno, svolgendo sul quadrante meridionale lo stesso ruolo giocato dalla Germania sul quello settentrionale.

Funzione geopolitica dal grande ritorno anche economico, alla luce delle previsioni (di GAZPROM) che danno il consumo energetico europeo in forte crescita, in ragione della ripresa dei consumi e della diminuzione della produzione interna.

La rivista Limes (5/2015 pag. 136) indica – (rispetto a quella del 2014) – nel 26,6% l’incremento della domanda europea di gas da qui al 2025, e del 32,8% quella nel 2035.

Per realizzare tale disegno, Ankara vorrebbe partire subito con la costruzione di una pipeline che la colleghi al Kurdistan iracheno, da rendere operativa già dal 2019, l’anno prima della scadenza dei contratti energetici in essere con la controparte russa.

Scelta ancor più necessaria, in considerazione dell’annullamento del progetto Turkish Stream - il gasdotto che avrebbe permesso di trasportare gas russo in Europa attraverso la Turchia, bypassando l’Ucraina -, prontamente annullato dopo l’incidente del jet russo abbattuto dalla contraerea turca.

La volontà di Ankara si scontra però con gli interessi di Mosca a cui è legata significativamente - è il secondo cliente di GAZPROM dopo la Germania (il 55% del gas è fornito dalla Russia) - e da cui si sgancerebbe rapidamente, se avesse accesso alle riserve del Kurdistan iracheno, con i suoi 5 trilioni di m3 di gas, già accertati.

Le mire turche sono inoltre fortemente osteggiate dal PKK (e dalle formazioni politiche ad esso collegate), che lo scorso 17 febbraio ha fatto esplodere un settore della condotta che trasporta il greggio iracheno e curdo in Turchia causando la perdita giornaliera di 6000 barili (e l’interruzione per 23 giorni), ed ha sabotato anche un settore della pipeline che trasporta sino a 6mld di m3 di gas dall’Azerbajian alla Turchia (13 giorni di interruzione).

Non è un caso, quindi, che il Syrian Kurdish Democratic Party (PYD), propaggine politica del PKK, abbia aperto un ufficio di rappresentanza proprio a Mosca, a ulteriore dimostrazione del Putin pensiero – sempre valido nelle relazioni tra Stati - secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico.

Il PKK ha inoltre preso di mira anche il Trans Anatolyan Natural Gas Pipeline (TANAP) – al momento in costruzione - che trasporterà via Mar Caspio, passando per la Turchia, sino a 36 mld di m3 annui di gas, 21 dei quali destinati a paesi europei.

Quest’ultimo - progetto del valore di 10 mld di dollari - coinvolge Turchia, Georgia, Azeirbajian , oltre a rappresentare uno sbocco per il gas Turkmeno (sino a 16 mln di m3), ed è volto a consentire il trasporto del gas azero in Europa; una volta terminato, potrà collegarsi al Trans Adriatic Pipeline (TAP) con il quale giungere nel nostro Salento.

Nonostante questi attentati, i disegni in campo energetico della Sublime Porta procedono spediti, per gli enormi dividendi connessi, economici e geostrategici.

E con il supporto dell’Unione Europea: solo poche settimane fa, il commissario UE per l’energia e il clima, Miguel Arias Canete, ha incontrato il suo omologo turco, Berat Albayrat, affermando in una dichiarazione congiunta che le “parti hanno sottolineato l’importanza della Turchia come Paese chiave per la sicurezza energetica regionale, ed hanno concordato il comune impegno a realizzare con successo entro il 2020 il corridoio meridionale (che porterà in Europa 10 mld di m3 dalla regione caspia, il Medioriente ed il mediterraneo orientale)”.

(foto: Türk Silahlı Kuvvetleri)