La battaglia attorno all’enorme centrale nucleare dell’Energodar: un collo di bottiglia per il genere umano

(di David Rossi)
28/02/22

Le truppe meccanizzate russe, dopo aver fallito l’occupazione di Melitopol in quattro giorni ininterrotti di combattimenti, hanno aggirato la città, nell’estremo sud dell’Ucraina, per dividersi e puntare su Mariupol a Est e su Zaporizia1 in direzione nord. Sulla strada per la grande città industriale dell’Ucraina centro-meridionale, con una popolazione di poco inferiore a quella di Torino, si trova la centrale nucleare di Energodar2, la più grande di tutta l’Europa, la seconda più grande al di fuori dell’Asia e fra le prime dieci al mondo, con una capacità produttiva di 5.700 MW e sei reattori da 950 MW ciascuno, dei quali il quinto e il sesto al momento non sono in servizio. L’impianto, da solo, fornisce in Ucraina la metà dell’energia elettrica generata dal nucleare e copre un quinto dell’energia consumata.

Al di là del suo ruolo strategico per il Paese dell’Europa orientale, l'impianto, che si trova sulle rive del bacino idrico di Kakhovka sul fiume Dnepr, nei prossimi giorni potrebbe essere teatro del più pericoloso combattimento della Storia umana: quattro reattori attivi e due “in sonno” potrebbero fare da bersaglio alle operazioni belliche delle forze aeree e terrestri degli aggressori russi e dei sistemi difensivi di Kiev.

Guardiamo, per capire il motivo della nostra preoccupazione, uno dei sistemi di arma che i Russi stanno portando per questo scontro: mi riferisco a un’arma termobarica, il TOS-1, comunemente noto come “Buratino” (foto in fondo). Vi voglio ricordare di che cosa si tratta nelle parole di un interessante articolo apparso su Difesa Online nel 2015: “L'incubo russo dallo strano nome in codice è considerato da molti alla stregua di una bomba atomica. L'esplosione provocata crea una sfera di gas incandescenti ad altissima temperatura, accompagnata da una devastante sovra-pressione. Per ottenere questo effetto la bomba combina uno speciale esplosivo, in forma di gel o polvere e con additivi metallici, all'ossigeno atmosferico, che funge da ossidante. Dopo di che la miscela viene fatta deflagrare da un apposito innesco”. L’esplosione ha un effetto devastante su tessuti organici ed edifici fino a 350m.

Guardiamo anche dove si trova questo impianto (A) e dove, fino a alcune ore fa, erano arrivati i tank e i mezzi blindati russi (B):

Notate che la strada per Zaporizia, per forza di cose, conduce al fianco orientale del Dnepr a poca distanza dalla cittadella dell’energia.

Riguardiamo, le immagini del reattore n. 4 di Chernobyl e del n. 2 di Fukushima (foto apertura), oggetto dei disastri del 1986 e del 2011.

Pensiamo che in un quadro come la guerra di invasione dell’Ucraina, sarebbe impossibile per chiunque riuscire a prevenire e, peggio ancora, a gestire un’emergenza come l’incendio e la successiva esplosione di uno o più reattori, il che costituisce una seria minaccia al futuro dell’umanità: le dimensioni di questo disastro potrebbero essere così devastanti da porsi a un gradino superiore, che per ora non esiste, nella scala degli “eventi nucleari”.

Ciò detto, riteniamo che sia da preferire che le parti, magari attraverso colloqui diretti, decidano di escludere la centrale nucleare di Energodar dalla lista degli obiettivi militari, decretandone per così dire l’estraneità al conflitto, o che gli occidentali si assumano la responsabilità di metterla in sicurezza, nel caso in cui gli Ucraini non riuscissero a fare scudo all’avanzata russa nel punto che abbiamo indicato nella mappa di sopra (C), eventualmente occupando con una forza multinazionale la struttura e l’area circostante, per isolarla dai combattimenti. Pensiamo che non debbano escludere l’eventualità, se il Cremlino decidesse di sfidare i “difensori” occidentali, di usare i missili nucleari al limite delle acque territoriali russe come estremo avvertimento.

Signore e signori, l’esplosione parziale o per intero dell’Energodar costituirebbe un collo di bottiglia per la sopravvivenza del genere umano su questo pianeta o addirittura per l’esistenza della vita, come la conosciamo oggi, sull’intera Terra.

Immagini: web / Google / Sputnik

1 Pronuncia: szaporigia

2 Enerhodar nella traslitterazione dall’ucraino