Il Quad (e altro) si muove...

(di Enrico Magnani)
21/08/23

Le preoccupazioni per l’espansionismo cinese nell’IndoPacifico si riflettono nella proliferazione di manovre militari da parte dei potenziali avversari di Pechino, manovre che si ampliano come partecipazione, dimensione, diventano sempre più complesse e assumono un particolare significato politico. Alle manovre militari si aggiungono dinamiche che riflettono la crescente preoccupazione di molti stati della macroregione.

La 31a edizione dell'esercitazione multilaterale ‘Malabar’ vede la partecipazione di unità navali ed aeree da India, Australia, Giappone e Stati Uniti si è tenuta al largo di Sydney dall'11 al 21 agosto, poiché l'Australia ospiterà i giochi di guerra per la prima volta quest'anno.

L'Australia ha anche invitato l'India per la conferenza Sea Power che ospiterà dal 7 al 9 novembre e fonti della difesa hanno affermato che il Paese probabilmente parteciperà.

L'esercitazione si svolge in un'ampia area designata, in Australia orientale, che si estende su un paio di centinaia di miglia al largo di Sydney e comprende una fase portuale e una marittima. L'esercitazione ‘Malabar’ sarà seguita da ‘Ausindex’, una esercitazione navale bilaterale tra l’Indian Navy e la Royal Australian Navy. In passato, i funzionari e militari di New Delhi hanno definito le Malabar come l'esercitazione navale più complessa dell'Indian Navy.

L'Australia ha anche appena ospitato l'esercitazione multilaterale ‘Talisman Sabre’, che ha coinvolto più di 33.000 soldati provenienti da 13 Paesi, alla quale l'India aveva inviato quattro ufficiali osservatori.

Anche se non massicce come le ‘RIMPAC’(Rim of the Pacific Exercise, sono le maggiori esercitazioni aeronavali del mondo; iniziate nel 1971, hanno una cadenza biennale e vi partecipano unità da quasi tutti i continenti [mediamente una trentina di nazioni partecipanti]), le ‘Malabar’ restano comunque significative; la Marina australiana ha schierato due navi, il cacciatorpediniere HMAS Brisbane e la nave da sbarco HMAS Choules, un sottomarino (nome e classe non sono stati resi noti), il Team 1 del Clearance Diving Branch (le forze speciali della RAN); la Marina indiana ha schierato il cacciatorpediniere INS Kolkata e la fregata INS Sahyadri (foto) per l'esercitazione. Gli Stati Uniti sono stati rappresentati da un cacciatorpediniere, l’USS Rafael Peralta (DDG-115), la petroliera di squadra USNS Rappahannock (T-AO-204), un sottomarino d’attacco (anche in questo caso nome e classe non sono stati resi noti) e distaccamenti dei SEALs; la Japanese Maritime Self Defence Force (JMSDF) da una nave di superficie, il caccia JS Shiranui (DD-120). Inoltre, unità da pattugliamento aeromarittimo di India, Australia e Stati Uniti (tutte dotate dei nuovi P-8 Poseidon) hanno preso parte all'esercitazione con particolare attenzione alla guerra antisommergibile (ASW).

In rotta verso l'Australia, la scorsa settimana le due navi da guerra indiane hanno fatto scalo a Port Moresby in Papua Nuova Guinea nell'ambito del raggio d'azione dell'India nel Pacifico (dove hanno svolto una PASSEX con le piccole forze navali locali) ed è utile ricordare che il 22 maggio 2023, gli Stati Uniti e la Papua Nuova Guinea hanno concluso un accordo di cooperazione per la difesa (DCA) e un accordo relativo alle operazioni di contrasto alle attività marittime transnazionali illecite.

Durante una visita in India nel marzo di quest'anno, il primo ministro australiano Anthony Albanese aveva annunciato che avrebbe ospitato l'esercitazione multilaterale per la prima volta quest'anno, quando ha fatto un giro della nuovissima portaerei indiana INS Vikrant a Mumbai. Aveva anche affermato che per l'Australia, l'India è un partner di sicurezza di alto livello. È il primo leader straniero a salire a bordo della portaerei indigena che è stata commissionata nel settembre 2022. "La mia visita [in India] riflette l'impegno del mio governo a porre l'India al centro dell'approccio dell'Australia all'Indo-Pacifico e oltre", ha affermato.

L'Australia è stata inclusa come membro permanente del ‘Malabar’ nel 2020 durante la situazione di stallo con la Cina nel Ladakh orientale, dove si sono registrati scontri pesanti.

Il Giappone ha ospitato l'ultima edizione del ‘Malabar’ che si è tenuta nel novembre 2022. Ha anche segnato i 30 anni dell'esercizio iniziato come esercizio bilaterale tra India e Stati Uniti nel 1992, il cui scopo dell'esercitazione include l'aumento dell'interoperabilità tra le forze navali, lungo la costa indiana del Malabar (da cui il nome) come esercitazione bilaterale tra India e Stati Uniti.

È stato ampliato nel 2007 con la partecipazione di Giappone, Singapore (solo in quella occasione) e Australia. Il Giappone è diventato un partner permanente nel 2015.

L'Australia ha partecipato nuovamente all'esercitazione nel 2020, segnando la seconda volta che tutti gli stati aderenti al Quad (intesa di sicurezza che riunisce USA, India, Giappone e Australia, attivata nel 2007 e di fatto riattivata nel 2010) partecipano congiuntamente a un'esercitazione militare.

La durata dell'esercitazione è variata da 1 agli 11 giorni di mare. La complessità e la sofisticazione della pianificazione e operatività del ‘Malabar’ è aumentata nel corso degli anni, includendo fasi a terra e in mare.

Le ‘Malabar’ sono cresciute in dimensioni, portata e complessità e l'addestramento ASW è emerso come una delle principali aree di interesse negli ultimi anni, soprattutto sullo sfondo della rapida espansione della forza subacquea della Marina cinese e delle sue sempre più frequenti incursioni nell'Oceano Indiano. Questa incrementata presenza della marina di Pechino, seppur lentamente sta mutando l’attitudine indiana. Infatti, sinora l’India è restata fredda alle pressioni statunitensi di trasformare il Quad in una intesa militare apertamente anticinese (in questa ottica l’India non ha partecipato alla fase di assalto anfibio del ‘Malabar’ del 2008, tenutasi in Giappone) e i funzionari di New Delhi hanno ripetutamente affermato che ‘Malabar’ e Quad sono cose diverse.

Lo scontro tra India e Cina per l'influenza nell'Asia meridionale - dall'Himalaya alle isole al largo del subcontinente nell'Oceano Indiano - si rivelerà probabilmente cruciale per il destino della strategia di Washington per mantenere la regione "libera e aperta" dalla coercizione cinese.

La buona notizia, almeno per ora, è che New Delhi, un partner statunitense sempre più stretto, è riuscita soprattutto a respingere la crescente influenza di Pechino nella regione. Ma, nel quadro della sfida globale di Russia e Cina, anche New Delhi adotta il multi allineamento, sempre più presente nella scena internazionale, e appare ancora tiepida nei rapporti con Mosca, dove non è arrivata a condannare apertamente Putin per l’Ucraina, ma contentandosi di dichiarare, in occasione del summit organizzato dall’Arabia Saudita (5 agosto a Jeddah), di rispettare il principio dell’integrità territoriale di Kyiv (come dichiarato anche dalla delegazione cinese) ma non invitando l’Ucraina al Summit del G20, di cui quest’anno ha la presidenza.

A riprova che l’India guarda con sempre maggior interesse (e preoccupazione) a quanto accade nel Pacifico e non più solo all’Oceano Indiano, è utile citare il viaggio di tre ex capi di stato maggiore delle forze armate indiane (Manoj Mukund Naravane [Indian Army], Karambir Singh [Indian Navy], Rakesh Kumar Singh Bhadauria (Indian Air Force]) a Taipei, su invito del Ministero degli Affari Esteri di Taiwan hanno partecipato al Ketagalan Forum - 2023 Indo-Pacific Security Dialogue, tenutosi agli inizi di Agosto a Taipei e inaugurato dalla presidente Tsai Ing-wen. I tre erano accompagnati da altri due ex ufficiali militari dell'Esercito e della Marina, uno dei quali ha una storia di lavoro sulla simulazione e pianificazione di scenari per il National Defense College e l'Army War College. Il valore, essenziale, più che formale, è evidente.

L’India vuole rafforzare i legami con Taiwan, in funzione anticinese, ma senza irritare inutilmente Pechino, con la quale nonostante i seri problemi in Himalaya e Oceano Indiano, ha importanti scambi commerciali, inviando ex capi di stato maggiore, alla maggiore kermesse di politica di sicurezza e difesa dell’isola. La delegazione in visita ha tenuto colloqui a porte chiuse con l'Istituto per la difesa nazionale e la ricerca sulla sicurezza, il principale think tank del ministero della Difesa taiwanese (la delegazione in visita ha affermato che la visita era "privata", ma secondo diverse fonti, in condizione di anonimato, hanno riferito il contrario).

Secondo fonti riservate, il ministero degli Affari esteri indiano sta conducendo un esercizio di mappatura degli scenari per una futura emergenza taiwanese nel caso in cui Pechino decida di lanciare un attacco su vasta scala a Taiwan e fonti vicine alla pianificazione dello scenario hanno confermato che diverse entità militari, intelligence e altro stanno valutande l'impatto di una potenziale contingenza di Taiwan.

L'ansia a Nuova Delhi deriva dal crescente riconoscimento della necessità di prepararsi per una futura emergenza taiwanese cercando di non far irritare troppo la Cina, ma i timori sono anche relativi al suo ‘soft power’, come la promozione linguistica e culturale da parte dell’Istituto Confucio in una nazione attraversata da fratture interne di ogni tipo e l’infiltrazione può rappresentare una minaccia, oltre che un portale di attività di intelligence.

Ma dove il cambiamento di percezione e atteggiamento è ancora più visibile nelle relazioni con la Cina è in merito alle Filippine. Infatti, durante la presidenza di Rodrigo Duterte (2016-2020) vi è stato un forte avvicinamento tra Manila e Pechino. Il nuovo presidente Ferdinand Marcos Jr. (conosciuto come ‘Bongbong’), figlio del defunto presidente Marcos, dopo un avvio moderato, anche grazie alle continue pressioni cinesi soprattutto nel Mar Cinese Meridionale, ha sterzato decisamente avvicinandosi molto agli USA, dando il via a un accordo (caldamente sollecitato da Washington e che Duterte aveva bloccato ), siglato nel maggio scorso, che permette l’accesso a forze USA a quattro nuove basi nelle Filippine (base navale Camilo Osias a S. Ana e quella aerea di Lal-lo, entrambe nella provincia di Cagayan, con Camp Melchor Dela Cruz, a Gamu, provincia di Isabela, e infine con Balabac, a Palawan. Mentre Isabela e Cagayan si trovano infatti sull’isola principale di Luzon, già sede della base aerea di Clark e quella aeronavale di Subic utilizzate dagli USA fino agli anni ‘90, guardano verso Taiwan, Palawan è vicina alle contese isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale, oggetto di recenti contese tra le guardie costiere cinesi e filippine. Inoltre le forze armate delle Filippine partecipano alla esercitazione ‘Alon’ insieme alle forze armate australiane e statunitensi, nel quadro della più grande Indo-Pacific Endeavour (IPE) 2023, lanciata da Canberra nello scorso luglio e coinvolgerà 14 nazioni (Bangladesh, Brunei, Cambogia, India, Indonesia, Laos, Malesia, Maldive, Filippine, Singapore, Sri Lanka, Timor Est, Tailandia e Vietnam) per un periodo di quattro mesi; tutte nazioni, tranne Cambogia e Laos, dubbiose e ostili seppur con una gradazione articolata, nei confronti di Pechino.

Proprio le pressioni cinesi impattano anche sulle dinamiche di altre organizzazioni, che per ragioni del loro quadro istituzionale come l’ASEAN si sono astenute a entrare nel tema della difesa (l’organizzazione basata a Singapore sinora si è limitata a organizzare manovre di protezione civile e prevenzione disastri naturali). Altri paesi stanno considerando di fornire sostegno diplomatico alle Filippine come il Vietnam e l’ipotesi di pattuglie marittime congiunte nel Mar Cinese meridionale è una opzione sempre più realistica e, a lato della ‘Alon’, la RAN ha inviato un team a Manila per studiare possibili cooperazioni.

Dopo gli incidenti tra guardie costiere cinese e filippina, avvenuti agli inizi di agosto, Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha offerto un dialogo bilaterale con le Filippine come mezzo per "risolvere le divergenze" nel Mar Cinese Meridionale. Ma questa opzione è stata accolta freddamente a Manila, dove la fiducia nei colloqui diretti con la Cina è praticamente crollata. Intanto le Filippine faranno ricorso alle opzioni legali se la Cina persiste nel vessare le navi filippine all'interno di quella che considera la sua ZEE.

Manila potrebbe avviare un procedimento dinanzi all’ITLOS (Tribunale internazionale per il diritto del mare, un tribunale delle Nazioni Unite basato ad Amburgo, in Germania) contestando l'ingerenza della Cina nella libertà di navigazione. Una determinazione provvisoria potrebbe teoricamente essere ottenuta entro quattro-otto settimane se il tribunale accetterà di agire con urgenza.

I timori in merito alla pressione cinese accendono altre attività, come il dispiegamento, avviato a metà agosto delle fregate della Royal Canadian Navy HMCS Ottawa e HMCS Vancouver, accompagnate dal rifornitore d’altura HCMS Asterix, hanno lasciato la base delle forze navale di Esquimalt, per un dispiegamento di cinque mesi. Di queste unità, l’HMCS Vancouver contribuirà anche all'Operazione ‘Neon’, il contributo del Canada all'applicazione delle sanzioni delle Nazioni Unite e alle attività di monitoraggio contro la Corea del Nord (secondo le intenzioni di Ottawa, le unità navali operative diventeranno tre appena possibile).

Questo dispiegamento segue quello dello scorso marzo dell’HMCS Montreal, normalmente basato ad Halifax, segnando la prima volta che una nave da guerra canadese è stata schierata nella regione indo-pacifica dalla costa atlantica.

Foto: U.S. Navy