Mimmo Chisari: Ducezio e i Siculi

Mimmo Chisari
Ed. Boemi, Catania 2009
pagg. 85

Opera prima di una collana (Collezione SiciliAntica) che l’Editore ha voluto dedicare a tutti gli appassionati di archeologia e storia siciliana, Ducezio e i Siculi è frutto di un dettagliato lavoro di ricerca condotto dall’autore, Mimmo Chisari, partendo dai primi insediamenti dei Siculi nell’isola, fino ad arrivare alla mitica figura di Ducezio.

”La Sicilia è stata al centro dell’antico mare nostrum, crocevia di popoli e civiltà, incontro e amalgama di spazi, uomini, storie e tradizioni.” E così, analizzando le uniche fonti a disposizione, la Biblioteca Storica di Diodoro Siculo e l’Archeologia Siciliana di Tucidide, ci si imbatte in popolazioni quali i Sicani, gli Elimi ed i Siculi, questi ultimi arrivati probabilmente in Sicilia intorno al 1050 a.C., tre secoli prima dell’arrivo dei Greci. Ma “ricostruire la loro storia diventa un’impresa assai complessa perchè i Siculi non hanno lasciato testimonianze scritte.

"Rimangono, però, a testimoniare la loro opera siti quali Pantalica, situata nella valle dell’Anapo e protetta dall’Unesco, Morgantina, la cui fondazione risale all’XI secolo a.C. e Mendolito,uno dei centri più importanti dei Siculi, posto nel territorio di Adrano dove, secondo quanto descritto da Claudio Eliano nel De Natura Animalium, sarebbe stato eretto un santuario, protetto dai cani sacri, in onore del dio che di questa città porta lo stesso nome. Ma Adrano non era l’unica divinità dei Siculi. La loro religione era fondata sul culto della Madre terra e dei suoi profondi recessi, sugli dei degli inferi piuttosto che su quelli del cielo. I loro culti erano rivolti soprattutto a forze oscure e sotterranee collegate ai fenomeni naturali di vulcanesimo etneo".

E così troviamo il culto di Demetra e Kore, divinità siciliane legate all’agricoltura. Troviamo inoltre il culto dei Palici, trasformati dai Greci in gemelli nati dall’unione tra Zeus e la ninfa Talia e venerati presso un lago, ora non più visibile e denominato Naftia. Ed è proprio presso questo lago che Ducezio fondò Palikè, “città sacra destinata a diventare un importante centro politico e religioso.”

Nato tra il 490 ed il 480 a.C.a Mineo, dove esistono ancora i resti una fortezza chiamata Castello di Ducezio, egli “fu personaggio di spicco della riscossa sicula nei confronti dei Greci invasori, grande uomo d’azione, eroe e diplomatico sensibile, abile condottiero”.

Probabilmente Ducezio non fu il suo vero nome ma un appellativo dovuto appunto alla sue doti. La sua missione fu quella di realizzare l’unione tra le città stato sicule al fine di arrestare l’avanzata dei Greci all’interno dell’isola. Conquistò inizialmente Catania, nel 460 a.C., poi Morgantina, per essere sconfitto, nel 450 a.C. da una coalizione fra Agrigento e Siracusa, nella battaglia di Nomai, località posta tra Enna e Caltanissetta nei pressi della Montagna di Marzo. Una battaglia cruenta dove molti Siculi perirono. Ducezio, graziato dal popolo siracusano, venne mandato in esilio a Corinto da dove, sentito un oracolo divino, probabilmente quello della città di Dodona, riprese, dopo un periodo di tempo, a solcare i mari verso la Sicilia. Sbarcato sulla costa settentrionale dell’Isola, egli fondò la città di Kale Acte dove, come ci racconta Diodoro Siculo, morì all’improvviso, colpito da una malattia, intorno al 440 a.C.

A sottolineare la fine del sogno di creare una nazione sicula, Valentino Cardani, nel romanzo a lui dedicato, scrive:”Ducezio è morto… la luce si spense nel paese di Siculi. E fu per sempre.”

Gianlorenzo Capano