Geopolitica del mare - Dieci interventi sugli interessi nazionali e il futuro marittimo dell’Italia

Autori Vari
Ed. Mursia, Milano 2018
pagg. 210

In questo volume dieci esperti affrontano, da vari punti di vista, il mare, la sua importanza e le attività economiche ad esso connesse concentrandosi, soprattutto, sul Mar Mediterraneo, che è “uno dei bacini marittimi di maggior interesse per la sicurezza e la stabilità dello scenario mondiale”, scenario cambiato profondamente rispetto alla Guerra Fredda, in quanto, a causa dell’avvento di potenze che, come la Cina, hanno iniziato a esercitare un’influenza nell’area, non è più rappresentato dal bipolarismo USA-URSS. D’altronde gli USA hanno iniziato a ridurre i propri interventi militari “nei teatri di crisi di scarsa rilevanza immediata per gli interessi nazionali americani”, mentre la Cina, con la Via della Seta, cerca di arrivare in Europa e nel Mediterraneo, con un forte interesse per i porti di Genova, Savona, Trieste e Venezia, con quest’ultimo che è stato indicato come il terminale europeo della Via della Seta Marittima. C’è pertanto in atto “una ristrutturazione geopolitica delle aree che gli Stati Uniti paiono essere interessati a presidiare con minore intensità” ,come quella del Mediterraneo.

L’Italia, dal canto suo, “può definirsi un Paese marittimo, non tanto per la lunghezza delle sue coste, o per il numero dei suoi porti, o le dimensioni della marina mercantile o peschereccia, ma quanto perché la massima parte del sistema economico italiano viene a dipendere dalla navigabilità del mare.” A causa della mancanza di materie prime, infatti, l’Italia è costretta a cercarle in qualunque parte del mondo. Noi, quindi, “siamo fortemente interessati alla stabilità delle relazioni internazionali perché il nostro sistema economico è fondato sulla apertura delle frontiere e sulla libera circolazione delle merci, in gran parte per via marittima.” Diplomazie e Difesa, pertanto, devono lavorare a stretto contatto per il mantenimento della pace, fatto che “comporta l’esigenza di garantire una continuità nella capacità proiezione strategica del nostro apparato militare, anche lontano da casa.” Per questo “le spese per la politica Estera e quella di Difesa dovrebbero essere viste più come investimenti, che come semplici costi.”

Poiché “parte del gas necessario all’Italia arriva attraverso condotte sottomarine partenti dal Nord Africa” e la totalità del gas liquefatto importata in Italia giunge via mare, per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale è necessario garantire la sicurezza delle condotte sottomarine, delle vie marittime e proteggere le navi da attacchi di pirateria, anche informatica. Nel trasporto marittimo, inoltre, l’Italia possiede una delle principali flotte al mondo: la terza dei grandi Paesi riuniti nel G20 e, in questo contesto, un ruolo importante è giocato dai porti e dalle autostrade del mare, in quanto “la modalità marittima risulta la soluzione di trasporto migliore in termini di benefici per la collettività.” Ma oltre che dal punto di vista logistico, il mare va considerato anche per le risorse alimentari che esso assicura e per l’energia mareomotrice. “Il valore globale dell’energia mareomotrice è stimato intorno ai 200 miliardi di Euro.[…] Si stima che se meno dello 0,1% dell’energia disponibile degli oceani potesse essere catturata e convertita in energia elettrica, l’attuale domanda globale di energia verrebbe soddisfatta più di cinque volte.”

Vista, quindi, l’importanza del mare, è utile avere un parametro che misuri il potenziale marittimo di una nazione. Ci viene, in tal caso, in aiuto l’Indice Geografico di Marittimità (IGM), che permette anche di raffrontare la propensione delle nazioni a investire sulla Marina rispetto alla propria marittimità geografica. Dallo studio presentato in questo volume si vede che, purtroppo, l’Italia, tra le grandi nazioni europee, è quella che investe di meno sulla Marina.

Gianlorenzo Capano