L’altra canzone del Piave

(di Marco Pasquali)
10/11/23

In un vecchio film ungherese del grande regista Zoltan Fabri, Édes Anna (1958), ambientato nella Budapest del primo dopoguerra, c’è un’interessante scena di massa dove i reduci dell’esercito tornano dal fronte italiano. Hanno combattuto sul Piave e narrano a tutti dell’orrore della battaglia, dei commilitoni annegati tra i flutti del fiume e il trauma della sconfitta.

Per me, italiano, quel film è stata una scoperta: sapevo che sul Piave avevano combattuto anche gli ungheresi, ma quel film lo raccontava dalla parte del nemico. Non per niente Zoltan Fabri (1917-1994) è uno dei più grandi registi della sua nazione.

Ma torniamo all’argomento principale. In dettaglio, il reparto militare di cui si parla era il 106° reggimento “Honvéd”, faceva cioè parte dell’esercito nazionale ungherese.

Nell’Impero Austro-Ungarico c’erano i reggimenti “comuni” e quelli austriaci o ungheresi. Il reggimento riuscì anche a passare il Piave, ma non riuscì a stabilire una testa di ponte e dovette ritirarsi con grosse perdite.

La Marcia del Piave ("Piave Indulò" in ungherese) era la sua musica di ordinanza e vale la pena di analizzarla. Intanto, il suo tono è trionfalistico, molto diverso dalla nostra Canzone del Piave e ha una storia tutta sua. Il giovane comandante ungherese, colonnello Anton von Lehár, si trovava nei pressi di Oderzo con il suo 106° reggimento fin dal novembre 1917. Il futuro generale volle un “inno militare adeguato ai tempi e ai luoghi”, e per sua fortuna intervenne suo fratello Franz (o Ferenc) von Lehár, il noto compositore tra l’altro de “La vedova allegra”. Come Strauss aveva scritto la Marcia Radetzky, Lehàr scrisse nel marzo 1918 la Marcia del Piave, che si caratterizza per una brillante qualità musicale e una vivacità di temi insolita in una marcia militare, nonché per un colorito ungherese.

Il testo, di Gyula Szabò, è più enfatico e lo riportiamo nella traduzione di Krisztina Sándor:

Dedicata al colonnello Antal Lehár e agli eroi del 106° reggimento

Avanti, all’attacco, forte esercito combattente!

Avanti, per la vittoria, esercito eroico!

Avanti, per fatti antichi, gloriosi! Avanti stirpe schita, avanti tutta!

Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete!

Che venga distrutto, che crolli il mondo malvagio!

Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete voi!

Fanti ungheresi, che risuoni e sia nota la nostra vittoria!

Devi andare a morire, antica stirpe dei Kuruc1 dal valoroso sangue!

Non ti ha distrutto il sanguinoso attacco: Le onde feroci ti aggredirono.

Il sapore del bacio del fiume grigio ti accompagnerà nella morte!

Reggimento prode e temuto, attraversasti il fiume: tuona la canzone, la canzone dei vincitori.

Avanti Ungheresi, avanti!

L’inferno aggredì i Magiari, ma la schiera non cedette.

Forse tremò la terra, le sue fiamme uscirono… mentre combattevano distruggendo le porte dell’inferno!

La tua sciabola antica, la veloce spada di Attila che porta con sé il fuoco e la gloria dei secoli.

L’hanno temuta Turchi e Tartari e il mondo intero lo vide.

Un millennio viene ora ad osannare la stirpe ungherese.

Avanti, solo avanti, vincerete, vincerete voi!

Che vada distrutto, che crolli il mondo malvagio!

Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete!

Fanti ungheresi, che risuoni e sia nota la nostra vittoria.

Ascolta Magiaro, ascolta, ascolta come scorre via il fiume muggente.

Detto questo, ascoltiamola. È veramente una grande musica e fa onore ai soldati ungheresi che i nostri nonni hanno dovuto respingere sul Piave.

https://www.youtube.com/watch?v=J_bg0Yciszo

Note

1 Kuruc (pron. Kurutz) si riferisce alle bande ribelli anti-asburgiche del regno di Ungheria, attive tra il 1671 e il 1711.