Algeri e Parigi: prove di disgelo tra tensioni e interessi strategici

(di Paolo Lolli) Domenica 6 aprile il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, è volato ad Algeri in visita ufficiale per incontrare il suo omologo, Ahmed Attaf, e il presidente Abdelmadjid Tebboune. Sul tavolo delle discussioni, come riferito dal ministro transalpino alla stampa presente, la riattivazione dei meccanismi di collaborazione in tutti i settori tra Algeri e Parigi1, con una particolare attenzione al campo securitario ed economico. Le relazioni tra l’Algeria e la Francia, nonostante la loro tumultuosa storia e il recente periodo di crisi, paiono quindi destinate a mutare (nuovamente) forma e pronte ad adeguarsi in scia ai repentini cambiamenti regionali.
Complice l’esacerbarsi delle tensioni presso i confini meridionali tra l’Algeria e il Mali e la montante rivalità con il Marocco, gli apparati securitari algerini, sostanzialmente privi di altre concrete possibilità, per rompere l’isolamento diplomatico-militare in cui il Paese maghrebino rischia di finire schiacciato, puntano sull’ambizione francese di invertire il processo in corso da almeno un decennio e che vede la proiezione africana dell’Esagono in costante ritirata da quell’area un tempo afferente alla Francafrique. L’Algeria è per sua genesi antifrancese, qualora potesse fare a meno di Parigi non dubiterebbe per più di un secondo a volgere il suo sguardo altrove. La recente intesa raggiunta, quindi, non deve ingannare, si tratta di puro tatticismo volto a soddisfare le precarie esigenze securitarie algerine e di prestigio e contenimento della Federazione Russa nel Continente Nero dal lato francese. Insomma, un matrimonio di convenienza, uno strano incastro di interessi.
Nelle stesse ore in cui la delegazione francese discuteva con la controparte algerina, in una coincidenza temporale che lascia ben pochi spazi a dubbi, il Mali accusava direttamente l’Algeria di aver abbattuto un drone da ricognizione nel proprio spazio aereo e per questo richiamava il proprio ambasciatore da Algeri2. L’iniziativa di Bamako è stata poi supportata pure dagli altri Paesi costituenti l’alleanza del Sahel, Burkina Faso e Niger, in una mossa diplomatica tesa a isolare ulteriormente Algeri3. Successivamente l’Algeria e il Mali hanno chiuso i rispettivi spazi aerei. La recente diatriba nasce dall’effettivo abbattimento di un drone da ricognizione maliano. A differire sono le versioni delle parti coinvolte circa il luogo dell’abbattimento. Mentre per il Ministero della Difesa algerino il velivolo senza pilota sorvolava la cittadina di confine di Tin-Zaouatine4, invadendo così lo spazio aereo del Paese nordafricano per 2,5 chilometri, per il governo maliano, invece, il relitto del drone sarebbe stato recuperato a quasi 10 chilometri entro i propri confini e sarebbe stato coinvolto in un’operazione di antiterrorismo nel Nord del Paese. Il Mali ha di fatto utilizzato, strumentalmente, la vicenda per accusare nuovamente l’Algeria di offrire sostegno ai ribelli tuareg presenti a quelle latitudini e che rappresentano, agli occhi del governo centrale, un ostacolo alla stabilizzazione del Paese e dell’intera area saheliana5.
Sebbene gli scontri coinvolgano direttamente l’esercito maliano da una parte e dall’altra le milizie tuareg recentemente riunite in un’unica coalizione denominata “Quadro strategico permanente per la difesa del popolo dell’Azawad”6, dietro questi attori si muovono (principalmente) la Francia e la Federazione Russa. Se Parigi sostiene le mire indipendentiste della coalizione tuareg per l’indipendenza dell’Azawad per destabilizzare il Mali e disilludere le variegate popolazioni autoctone della capacità russa di apportare sicurezza e prosperità; Mosca, per mano dell’Afrika Korp, l’ex Gruppo Wagner, puntella le giunte militari salite al potere in Niger, Mali e Burkina Faso7, per estendere la penetrazione russa nell’Africa saheliana. Esautorare le capacità delle giunte militari salite al potere in questi tre Paesi tra il 2020 e il 2023 nell’affrontare le minacce interne, nei desiderata parigini, potrebbe condurre a una retrocessione della posizione russa a favore dell’Esagono nell’area.
Se la crisi tra l’Algeria e i Paesi dell’Alleanza del Sahel ha costituito un incentivo al riavvicinamento con la Francia un ruolo non meno importante, suo malgrado, è stato svolto dal Marocco. Il Regno di Mohammed VI, attraverso un’offensiva diplomatica, è riuscito a mettere spalle al muro lo scomodo vicino algerino nella finora irrisolta questione del Sahara Occidentale. Rabat, infatti, in cambio dell’adesione agli Accordi di Abramo8 e della conseguente normalizzazione delle relazioni con Israele, ha ottenuto nel dicembre del 2020 il sostegno della prima amministrazione Trump all’annessione del territorio conteso9. Sostegno che non è stato messo in discussione dall’amministrazione Biden e che, nel tempo, rispettivamente nel 2022 e nel 2024, ha trovato l’adesione di Spagna10 e Francia11. Proprio il cambio di postura transalpino in merito alla questione nell’estate scorsa, dopo decenni di sostanziale neutralità, ha portato alla decisa risposta algerina e alla temporanea crisi diplomatica tra le parti12. In queste settimane in cui Algeri e Parigi tentano di risolvere le reciproche controversie in nome di una temporanea convergenza di interessi, la posizione francese in merito al Piano di Autonomia marocchino per il Sahara Occidentale potrebbe subire un necessario adattamento.
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione, che può aver influenzato pesantemente gli strateghi algerini a riconsiderare necessari buoni rapporti con la Francia, attiene all’approvvigionamento bellico. Per perseguire la propria politica di autonomia e di non allineamento, fin dai primi anni dell’indipendenza l’Algeria vide nell’Unione Sovietica l’attore in grado di fornire al neonato Paese nordafricano i mezzi e le competenze necessarie. Tra il 1962 e il 1989 Algeri ha acquistato materiale bellico da Mosca per 11 miliardi di dollari13 facendo delle armi sovietiche le più presenti negli arsenali algerini. L’eredità di tale cooperazione militare è presente e radicata tuttora ma ha subìto un deciso rallentamento con l’inizio della guerra in Ucraina. Fra il 2015 e il 2019 l’Algeria si è confermata quale sesto importatore mondiale di armi. Allora la Federazione Russa copriva il 67% di queste importazioni, seguita da Cina al 13% e Germania al 11%14. Il successivo periodo preso in considerazione ha segnato un rilevante calo delle esportazioni russe. Tra il 2020 e il 2024 l’Algeria è scivolata al ventunesimo posto della precedente classifica. In quest’ultimo rapporto del SIPRI emerge, infatti, un altro quadro. La Federazione Russa mantiene ancora oggi il primo posto quale maggior esportatore di armi nel Paese nordafricano ma con una percentuale nettamente più bassa, scesa al 48%15.
Che il conflitto in Ucraina abbia assorbito una parte sempre più consistente delle esportazioni belliche russe è un dato di fatto ricavabile sempre dall’analisi del SIPRI. Nel periodo 2020-2024 la Francia è assurta in questo modo a seconda esportatrice mondiale di armi, superando proprio la Federazione Russa. Mentre Parigi oggi occupa il 9.6% delle quote di mercato mondiali, Mosca è crollata al 7.8% dal 21% del periodo 2015-201916. In sintesi: considerata l’attuale incapacità moscovita nel garantire i volumi di rifornimenti bellici, ritenuti necessari dai vertici militari algerini per affrontare adeguatamente le molteplici crisi nel proprio intorno geografico, il disgelo con la Francia risulta funzionale a colmare questo vuoto.
L’interesse russo per l’Algeria non è affatto evaporato. A ricordare la stretta intimità della collaborazione militare russo-algerina la vicenda dei caccia di quinta generazione russi Su-57E. Algeri ha recentemente confermato l’acquisto di tali armamenti divenendo il primo cliente estero di Rosoboronexport a vantare il possesso di tale tecnologia, in attesa che altri Paesi (Corea del Nord, Egitto?) seguano17. Essendo consapevole di non poter, in questo determinato frangente, soddisfare le precedenti esportazioni di materiale bellico, Mosca pare dunque sia passata da un approccio quantitativo a uno qualitativo. Legare a sé l’Algeria attraverso la condivisione di armamenti altamente sofisticati, oltre ai già citati caccia Algeri è in possesso dei sottomarini classe Kilo,18 che richiedono necessariamente personale e componenti materiali russi nelle fasi di formazione e supporto, pare essere la tattica ideata dagli apparati russi per mantenere un certo grado di influenza.
Tra l’Algeria e la Federazione Russa esistono anche delle criticità. Sia nel Sahel che nella questione libica Algeri e Mosca si trovano su fronti opposti. Mentre il sostegno russo a Mali, Niger e Burkina Faso si tratta di un fenomeno più recente e meno sostanzioso, solo lo scorso 3 aprile è stata riconosciuta formalmente dal Cremlino la Coalizione del Sahel19, l’intervento a supporto del generale Haftar in Cirenaica preoccupa maggiormente. I frequenti scontri tra le milizie per il possesso di giacimenti petroliferi e i valichi di frontiera posti al confine con l’Algeria rischiano di destabilizzare ulteriormente il Paese nordafricano20.
È proprio in nome della politica di non allineamento e perseguimento dell’interesse nazionale che oggi l’Algeria apre alla Francia senza, tuttavia, chiudere alla Federazione Russa. È la mancanza di valide alternative a consigliare tale approccio. Mosca oggi non è ritenuta in grado di fornire il sostegno necessario ad Algeri. Parigi, invece, desiderosa di contenere la Federazione Russa in Europa e in Africa, si aggrappa alla richiesta del vicino per provare a tornare in quell’area un tempo afferente all’impero francese. L’Algeria come trampolino nordafricano per (ri)tornare nella mischia saheliana.
Il grande assente dal riequilibrio dei rapporti tra l’Algeria e la Francia è l’Italia. Roma dopo aver intrapreso il processo di graduale disaccoppiamento dal bacino energetico russo è tornata a guardare con interesse alle risorse algerine. Il Paese nordafricano è così presto assurto a principale fornitore gasiero della Penisola21. Se nel 2021 l’import italiano era sui 6,1 miliardi di euro, nel 2022 ha toccato la cifra record di 18,2 miliardi rendendo l’Italia il primo mercato di destinazione di beni algerini22. Tali entrate, sommate a quelle provenienti da altri Paesi europei orfani del gas siberiano, hanno permesso al governo algerino di raddoppiare la spesa militare portandola dai 9.15 miliardi di dollari del 2022 ai 18.3 del 202323. A una preminenza economica, confermata dal recente accordo strappato dall’Eni24, non corrisponde un capitale politico riconosciuto e spendibile. Fra Roma e Algeri esiste anche un fastidioso contenzioso. L’Algeria, nel marzo del 2018, ha istituito unilateralmente una zona economica esclusiva che lambisce le coste Sud-occidentali della Sardegna sovrapponendosi alla piattaforma continentale dell’isola25. Se durante la crisi energetica la vulnerabilità di Roma non ha permesso ai governi che si sono succeduti di intavolare le necessarie trattative con la controparte algerina per risolvere la questione, oggi la debolezza algerina potrebbe essere sfruttata dall’Italia per ribilanciare i rapporti con il principale socio africano del Belpaese.
Come un fulmine a ciel sereno, il 14 aprile l’Algeria ha espulso dodici funzionari francesi dall’ambasciata, il giorno successivo la Francia ha richiamato il proprio ambasciatore da Algeri per consultazioni e ha ordinato l’espulsione di dodici funzionari algerini per rappresaglia26. Il Paese nordafricano ha giustificato l’iniziativa per protestare contro l’incriminazione del pubblico ministero francese del 13 aprile di tre uomini, di cui un dipendente consolare algerino, per l’arresto, il rapimento e il sequestro di Amir Boukhors, oppositore del regime algerino27 in esilio in Francia. La coincidenza tra il tentato riavvicinamento di Algeri e Parigi e l’ultimo episodio non è casuale. Che fra le stanze del potere abbiano voluto mandare un segnale a Macron e Barrot?, i massimi fautori della ripresa al dialogo con lo scomodo vicino nordafricano. Una cosa è certa: una completa normalizzazione dei rapporti tra Algeri e Parigi non è possibile.
1 La France annonce une «réactivation imminente des mécanismes de coopération» avec l’Algérie
2 Mali accuses Algeria of shooting down a surveillance drone, recalls ambassador | Reuters
3 Algeria’s Sahel neighbours withdraw ambassadors after shooting down of Malian drone | Middle East Eye
4 Sécurisation des frontières.. Un drone de reconnaissance armé abattu – Ministère de la Défense Nationale-Algérie-
5 Mali accuses Algeria of fuelling Sahel insecurity by supporting Tuareg rebels
6 Tuareg Coalition Threatens Continued Instability in Northern Mali – Africa Defense Forum
7 Russia becomes first country to recognize Alliance of Sahel States — Mali’s top diplomat – World – TASS
9 Proclamation on Recognizing The Sovereignty Of The Kingdom Of Morocco Over The Western Sahara – The White House
10 Parliamentary question | Spanish recognition of the Moroccan plan for autonomy for Western Sahara | E-001162/2022 | European Parliament
11 France backs Moroccan sovereignty over Western Sahara | Reuters
12 Algeria halts trade with France over Western Sahara stance – Middle East Monitor
13 https://www.bic-rhr.com/sites/default/files/inline-files/Algeria-Russia%20strategic%20partnership%20-%20Analysis,%20North%20Africa%20-%20official.pdf
14 Trends in international arms transfers, 2019
15 Trends in International Arms Transfers, 2024
16 Trends in International Arms Transfers, 2024
17 Algeria confirms purchase of Su-57 Felon stealth fighter jets
18 Russian Shipyard completes refit of Algerian Kilo class submarine Akram Pacha
19 Russia Becomes First Country to Recognize Alliance of Sahel
20 Tensions over strategic control of Ghadames | Menas Associates
21 Italy gas imports by country 2023 | Statista
23 Algeria – La spesa militare | 1963-2023 Dati | 2024-2025 Previsione
24 Italy’s Eni to invest $26 billion in North Africa over next four years, CEO says | Reuters
25 Lo strano caso della ZEE Italo-Algerina – Analisi Difesa
26 Algeria orders exit of French officials amid rocky relations | Politics News | Al Jazeera
27 Bruno Retailleau: “È inaccettabile che la Francia sia il terreno di gioco dei servizi algerini” | Mediterranews
Foto: X (Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères)